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Intanto in Ucraina la guerra che nessuno sa come fermare

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Ora tutte le attenzioni al ritrovato Medio Oriente da parte di una geopolitica strabica di piccoli governanti. L’invasione di Israele da parte di Hamas dopo che la questione palestinese era irrisolta da 70 anni stupisce gli ignavi o i bugiardi. E con le attenzioni delle tre grandi potenze monopolizzate, altri conflitti territoriali liberi da antichi padrinati, esplodono. Esempi più vicini la vittoria dell’Azerbaigian contro l’Armenia per il Nagorno-Karabakh o i colpi di Stato in Africa con la cacciata della Francia e dell’Europa.
Adesso rovesciamo l’errore e accantoniamo l’Ucraina sperando che quella guerra ormai eccessiva si risolva da sola. Marcendo. La politica degli ignavi.

Una guerra congelata

Mosca e Kiev annunciano offensive ma conservano le forze per la difesa. Gli errati calcoli di Putin e di Zelens’kyj. Gli Stati Uniti stanchi e ora con troppo fronti di crisi aperti che non possono fermare il sostegno bellico. Il risultato è un pantano politico. Questa la sintesi possibile di analisi recenti di George Friedman, politologo di valore che Limes ripropone, scoprendone l’attualità che resta. Con il mondo concentrato sulla crisi mediorientale che potrebbe assumere catastrofiche dimensioni planetarie, diventa occasione per guardare con maggiore equilibrio quella che Lucio Caracciolo definisce la ‘Guerra Grande’.

La guerra russo americana

La guerra russo-americana molto diversa da quella russo-ucraina. Il Cremlino temeva che lo schieramento statunitense al confine con l’Ucraina potesse lanciare un attacco su Mosca, distante circa 480 chilometri. Washington, invece, pensava che la caduta di Kiev avrebbe spinto l’esercito russo sul fianco orientale della Nato e riacceso la guerra fredda. Da questo punto di vista il conflitto ha ben poco a che fare con l’Ucraina, se non per il fatto che il paese è stato devastato e sta scivolando in una pericolosa e dolorosa divisione.

Gli attacchi difensivi

La reazione americana non puntava soltanto ad arrestare l’attacco russo, ma a sostenere le forze ucraine, con sistemi d’arma statunitensi per avvicinarsi al più sensibile confine della Federazione. Ed ecco che i russi hanno continuato a lanciare operazioni offensive per solidificare la propria posizione. Anche gli ucraini hanno sferrato attacchi parziali, trattenendo parte dei soldati per rispondere a un’eventuale incursione nemica. «Ne è risultata una sorta di guerra congelata, in cui l’imperativo di mantenere la posizione guadagnata impedisce di raggiungere obiettivi più ambiziosi», afferma Friedman.

Un pantano politico

«Un pantano politico poiché ogni cambiamento è valutato in vista delle conseguenze che potrebbe avere sull’apertura dei colloqui di pace». Nel calcolo di Zelenskj, il sostegno americano avrebbe permesso all’Ucraina di contrattaccare. «Ma gli Stati Uniti sono impegnati in un conflitto diverso: tenere la Russia lontana dalla Nato. Gli strumenti che sono disposti a consegnare sono sufficienti a tenere i russi a distanza, non a metterli con le spalle al muro».

I russi sono riusciti a evitare che gli Stati Uniti si avvicinassero al loro territorio, gli ucraini hanno salvaguardato la sovranità su buona parte del paese, e gli americani hanno reso una penetrazione russa oltre l’Ucraina altamente improbabile.

Vincere qualcosa tutti per poterne uscire

«Washington ha raggiunto il suo obiettivo. Mosca e Kiev no, e non lo raggiungeranno. Ma non sono state nemmeno sconfitte»«Oggi l’Ucraina è un paese diviso, ma abbastanza integro da potersi intestare la vittoria. Lo stesso vale per la Russia, che ha esteso il suo vecchio confine quanto basta per poter rivendicare una vittoria in miniatura. Possono entrambe appellarsi a ragioni umanitarie per porre fine al conflitto».

Ora però i morti piangono

Centinaia di migliaia di vittime da ambo le parti. «Hanno dato la vita per nient’altro che la finzione di una vittoria, ma nessuna persona razionale considererà questo risultato un oltraggio alla loro memoria. Dopo quasi due anni di difesa e combattimento, è abbastanza chiaro come finirà la guerra».

Quanto tempo servirà ai leader per ammettere l’ovvio? Tutti hanno perso. A tempo debito perderanno anche i leader. Solo queste paure personali possono ritardare l’inevitabile pace.  

11/10/2023

da Remocontro

Ennio Remondino