ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Guerra in Israele, bavagli e censure: ora è vietato esporre la bandiera palestinese

Guerra in Israele, bavagli e censure: ora è vietato esporre la bandiera palestinese

Si allunga l’elenco di chi finisce nella lista nera dei “pro-Hamas”. E il ministro della Cultura bolla anche il vessillo 

A furia di vietare le prese di parola, stigmatizzare gli intellettuali, intimidire gli avversari politici, governo e stampa amica stanno creando un clima da nuovo maccartismo. Come il senatore Joseph McCarthy, che nel 1947 diede la caccia ai “comunisti” negli Usa, qui si cacciano gli “amici di Hamas”.

Basta avanzare un dubbio per passare qualche guaio. Dopo i casi di Rosy Bindi, Patrick Zaki, Moni Ovadia, ieri è andata in onda a reti unificate la bastonatura mediatica della nostra collaboratrice Elena Basile, ex ambasciatrice (e privata anche di questo titolo, che di prassi spetta a chi ha guidato missioni importanti come Belgio o Svezia).

Ma il clima è talmente saturo di veleni che si è presa di mira la stessa bandiera palestinese. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha dichiarato che “non ci sarà alcun tipo di tolleranza verso coloro che permetteranno di esporre striscioni o vessilli a favore di Hamas sui beni culturali delle città italiane”. Il riferimento è ad alcuni attivisti che hanno sventolato sul Castel dell’Elmo di Napoli, la bandiera palestinese, simbolo fin dal 1917 della rivolta contro l’Impero ottomano. Non certo quella a sfondo verde che porta la scritta Shahadah, testimonianza di fede musulmana, usata da Hamas. Eppure Sangiuliano dice che “viste le manifestazioni annunciate per le prossime ore, ho chiesto al Direttore generale dei Musei la massima attenzione affinché nessuno utilizzi i siti culturali statali per esibire simboli anti-Israele”.

Le cose stanno sfuggendo di mano. Rosy Bindi, linciata dal Giornale per aver detto che Israele dovrebbe fare “un esame di coscienza”; Laura Boldrini accusata di antisemitismo dal post-fascista Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia. Francesca Albanese, relatrice speciale Onu sui Territori occupati, che scrive sui social di essere stata “oscurata” all’Aria che tira su La7 da David Parenzo. Patrick Zaki, per aver attaccato a testa bassa Benjamin Netanyahu, è stato linciato dai giornali di destra facendo ritirare la sua presenza a Che tempo che fa e alcune presentazioni del suo libro: “In Egitto sono stato perseguitato per tre anni e mezzo per le mie opinioni – diceva ieri al manifesto – è triste che venga attaccato in Italia per le mie opinioni”.

E poi Elena Basile. Ieri Corriere della Sera e Repubblica hanno messo in campo le loro firme per infangarla con epiteti lievemente misogini – “l’algida signora” – puntando a screditarla personalmente – “un altro Vannacci”, “un’altra Orsini”, “una vittimista” – più che a confutarne le tesi. Film già visti sulla guerra in Ucraina, spesso con gli stessi attori, ma di intensità crescente e francamente inquietante, perché rivolte contro chiunque osi criticare una adesione ideologica, di campo e di guerra: ieri la Nato in Ucraina, oggi l’invasione di Gaza di cui tutti conoscono le conseguenze devastanti.

Anche Giuseppe Conte ha voluto rispondere duramente a Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano, che aveva accusato il M5S di “antisemitismo”. “Un insulto gratuito, denigratorio, intollerabile. Una grave offesa alla dignità etica, morale e politica della nostra comunità”, ha risposto indignato Conte che, dopo aver ricordato la vicinanza di Meghnagi a Fratelli d’Italia, ha annunciato querela. “La novità sottesa a queste polemiche politiche – dice poi ponendo il punto politico – è che in Italia, oggi, è diventato uno scandalo parlare di pace”. Il Papa viene bollato come “putinista”, chi critica come “filo Hamas”, sembra di essere tornati al 2001 e al clima da guerra globale imposto da George W. Bush subito dopo l’attacco alle Torri gemelle. Dopo 20 anni lo schema si ripete, solo che non si vedono né un robusto campo democratico né un movimento pacifista.

14/10/2023

da Il Fatto Quotidiano

di Salvatore Cannavò