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Il governo cancella le pensioni anticipate: regole ancora più restrittive che in passato, sfuma ogni promessa di Salvini e delle destre sul superamento della Legge Fornero

Il governo cancella le pensioni anticipate: regole ancora più restrittive che in passato, sfuma ogni promessa di Salvini e delle destre sul superamento della Legge Fornero

L'accesso alle pensioni anticipate reso ancora più complicato dal governo Meloni: salta la conferma della Quota 103, regole più restrittive.  

La riforma della legge Fornero non solo non ci sarà, ma viene addirittura ridimensionata ogni forma di anticipo delle pensioni. Lo dice con chiarezza il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, quando parla di un sistema “molto più restrittivo” per l’accesso al pensionamento anticipato.

Il ministro risponde, in conferenza stampa, a chi gli chiede se verrà confermata la Quota 103, già di per sé tutt’altro che un successo nel 2023. In prima battuta Giorgetti risponde in modo vago, senza far capire cosa effettivamente ha deciso il governo con la manovra. Alla seconda domanda, però, Giorgetti è costretto ad ammettere che l’anticipo pensionistico diventerà molto “più restrittivo”.

ALTRO CHE RIFORMA DELLA FORNERO, SULLE PENSIONI ANTICIPATE IL GOVERNO TORNA INDIETRO

Tutte le promesse della maggioranza, soprattutto della Lega e del suo leader Matteo Salvini, nonché vicepresidente del Consiglio, sono andate in frantumi. La riforma della Fornero non ci sarà e anzi si torna indietro con nuove regole più restrittive. Niente proroga della Quota 103, ma misure più stringenti per l’accesso all’anticipo previdenziale. 

Ciò che ammette Giorgetti è che vengono alzati i requisiti riguardanti l’età anagrafica per l’anticipo pensionistico. Resta ferma il criterio dei 62 anni di età, mentre si vanno ad alzare i requisiti contributivi. Ci sarà una “penalizzazione”, spiega Giorgetti e non sarà una Quota 104 piena, ma una formula leggermente diversa. 

LA RIFORMA IN TEMA PENSIONISTICO 

Il governo ha deciso anche di superare l’attuale meccanismo dell’Opzione donna e dell’Ape sociale, unificando le due misure in una sola che riguarda la flessibilità in uscita. Anche in questi casi non vengono definite le misure precise, ma di certo ci sarà un nuovo fondo che sostituirà le misure attualmente esistenti. La misura, ha spiegato Meloni, dovrebbe prevedere l’uscita a 63 anni con 36 di contributi per i lavoratori gravosi e con 35 di contributi per le lavoratrici. 

Altra novità riguarda la rivalutazione delle pensioni, che non sarà piena. L’indicizzazione sarà al 100% solamente per gli assegni fino a quattro volte il minimo, poi al 90% per 5 volte il minimo e gradualmente si scenderà. Viene confermata la super-valutazione delle pensioni minime, che dovrebbe voler dire la conferma degli assegni a 600 euro. 

Altra novità riguarda le pensioni future, riguardanti chi accede all’assegno solamente con il sistema contributivo: verrà eliminato il vincolo per cui chi va in pensione solo con il contributivo non può accedere alla pensione all’età prevista se non viene raggiunto un importo pari a 1,5 volte la pensione sociale. La misura viene cancellata. 

16/10/2023

da La Notizia