ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

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“Il governo attacca i sindacati. Perché ha paura dei lavoratori”. Parla il rettore dell’Università di Siena, Montanari: “Ha ragione Landini, c’è in gioco la nostra democrazia”

“Il governo attacca i sindacati. Perché ha paura dei lavoratori”. Parla il rettore dell’Università di Siena, Montanari: “Ha ragione Landini, c’è in gioco la nostra democrazia”

Parla il rettore dell’Università di Siena, Tomaso Montanari: “Ha ragione Landini, c’è in gioco la nostra democrazia”. 

“La Cisl sbaglia. Ci sono tutte le ragioni per scendere in piazza visto che siamo davanti a una compressione dei diritti e della qualità di vita degli italiani”. È netto il giudizio di Tomaso Montanari, rettore dell’Università per gli stranieri di Siena, sulla mobilitazione indetta per oggi da Cgil e Uil.

Sullo sciopero indetto dai sindacati per oggi, è stata disposta la precettazione. Proprio per questo il segretario della Cgil Landini ha parlato di “attacco alla democrazia”. Secondo lei sono stati violati i diritti dei lavoratori?
“Il fatto che il primo governo guidato da un partito di matrice fascista nel nostro Paese sia anche il primo a impedire di fatto lo svolgimento di uno sciopero generale, per giunta non attraverso una probizione militare ma sfruttando l’applicazione distorta e politicizzata di cavalli e regolamentari, si può interpretare o come un caso, una coincidenza oppure come un attacco alla democrazia. Personalmente sono pienamente d’accordo con Landini”.

In questi giorni si è parlato più delle dichiarazioni del ministro Matteo Salvini contro lo sciopero che delle motivazioni per le quali i sindacati si sono mobilitati. Crede che il leader leghista sia riuscito a mettere in ombra l’evento oppure ha fallito nel suo intento?
“Salvini ha a disposizione uno strapotere mediatico tra televisioni e giornali che la Cgil e la Uil non hanno. Detto questo lui non è riuscito e non riuscirà a mettere in ombra l’evento perché le persone quando vanno a fare la spesa hanno ben chiaro quale sia il loro potere d’acquisto e sanno anche quale sia il degrado dei loro diritti registrato con il governo delle destre. Del resto che in un anno di questo governo diritti e qualità della vita degli italiani siano precipitati lo sanno davvero tutti quindi Salvini può fare tutta la propaganda che vuole ma poi c’è anche la realtà”.

Eppure tra i dati sull’economia in forte affanno e la manovra che perfino Confindustria ha bocciato, sembrano esserci solide motivazioni per scendere in piazza…
“Non scherziamo, certo che ci sono le ragioni per scendere in piazza e dire il contrario è mentire. Siamo davanti a una compressione evidente dei diritti e della qualità di vita degli italiani. C’è un tratto autoritario del governo su cui non si può più soprassedere. Non di meno c’è un’attacco sul fronte delle pensioni e sui diritti dei lavori e delle lavoratrici. Per non parlare di un’inflazione che mangia i salari che sono già i più bassi d’Europa e su cui il governo non solo non ha fatto nulla ma addirittura ha aggravato la situazione. Siamo davanti a uno spaventoso impoverimento della classe media e all’aumento della povertà assoluta. Se non bastano queste ragioni per protestare, allora non so proprio cosa dovrebbe accadere”.

Da Salvini a Tajani, tutto il governo ha bollato questo sciopero come “una protesta politica”. Secondo lei come mai fanno simili affermazioni?
“Molto semplicemente perché hanno paura dei lavoratori e della Cgil, l’unica organizzazione che ancora riesce a movimentare delle masse in questo Paese visto che le opposizioni sono schiacciate da un controllo mediatico senza precedenti. Mi sembra evidente che questa reazione dei principali esponenti del governo denoti nervosismo perché sanno benissimo di avere la coscienza sporca in base a quello che hanno fatto. Che poi si tratta di un’accusa ridicola perché il progetto della Costituzione, fondato sull’uguaglianza sostanziale, la dignità e l’equa retribuzione, è un progetto politico. Quindi dobbiamo intenderci su cosa si intende per ‘politico’. La Cgil non è un partito però è ovvio che fa politica visto che vuole attuare il progetto costituzionale che è di tutto e tutti. Il problema, semmai, è che questo governo vuole travolgere la Costituzione e non attuarla”.

Ancora una volta è venuta meno l’unità dei sindacati con la Cisl che si è sfilata. Come giudica questa decisione?
“La trovo grave, infondata e questa sì mi sembra collaterale alla politica. Vede le ragioni economiche, del lavoro, della qualità dei diritti e della vita delle persone, sono tutti a favore dello sciopero generale. Se la Cisl si sfila è per un collateralismo a questo governo. Secondo me bisogna decidere se si vuole stare dalla parte dei lavoratori oppure da quella dei padroni”.

La Cgil e la Uil ‘bocciano’ la manovra e chiedono di cambiarla mentre la Cisl, con un evento previsto per il 25 novembre, chiede di ‘migliorarla’. Come si spiega tanta indulgenza nei confronti del govenro Meloni?
“Si tratta di un mero calcolo politico. Credo che se rivolgessimo questa stessa domanda agli iscritti della Cisl, direbbero che non sono d’accordo con il loro stesso sindacato perché qui si sta giocando sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Credo che la Cisl stia commettendo un gravissimo errore, denotando una visione di cortissimo respiro, spaccando l’unità del fronte sindacale”.

Secondo lei cosa si potrebbe fare per riportare l’unità sindacale in Italia?
“Guardi l’unità non è un valore in assoluto. Lo è se mira a fare le cose giuste che in questo caso coincidono con l’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici. Vorrei ricordare che la nostra Costituzione parla di una Repubblica fondata sul lavoro e quindi i sindacati non sono i rappresentanti di una parte ma rappresentano un interesse largamente generale. Ne consegue che l’unità è importante se va nella direzione dell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici, se va da un’altra parte è meglio non averla”.

Intanto la premier Meloni assicura che non toccherà il diritto allo sciopero. Si sente rassicurato da questa dichiarazione?
“La realtà è che non le vuole cambiare perché queste regole già le permettono di violare i diritti dei lavoratori. La precettazione è una regola odiosa. La negazione del carattere generale di questo sciopero è stata fatta da una commissione di garanzia su basi chiaramente orientate politicamente e strumentalizzando le regole esistenti. Davanti a regole che già permettono un comportamento palesemente anti-sindacale perché dovrebbe desiderare di cambiarle?”.

17/11/2023

da la Notizia