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Per Giulia non ci sarà domani

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FEMMINICIDI. Che cosa dobbiamo fare allora? È una domanda seria in un paese che ritiene che l’aumento delle pene e i vari codici rossi non prevedano una presa in carico responsabile e a ogni livello sociale di un fenomeno che è strutturale e che non è solo una protesta di quattro vetero-femministe. Che continua a infestare il vivere tra donne e uomini con le retoriche del silenzio e della buona educazione

Il cadavere di Giulia Cecchettin è stato ritrovato ieri mattina nel fondo del lago di Barcis, in Friuli. La ragazza di 22 anni che giovedì scorso si sarebbe dovuta laureare in ingegneria biomedica all’università di Padova, era scomparsa tra sabato 11 e domenica 12 insieme a Filippo Turetta, suo ex. Dall’inizio delle ricerche, che l’esito fosse la morte della giovane era più che un’ipotesi. I dettagli sono diversi ogni volta e per ogni storia ma che una donna oggi in Italia possa essere ritrovava morta ammazzata è un fatto reale con cui si fa i conti quotidianamente. E non solo perché tra pochi giorni sarà il 25 di novembre cioè la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ma perché dall’inizio del 2023 su 285 omicidi, 102 hanno per vittime delle donne, di queste sono 82 uccise in ambito famigliare/affettivo e 53 hanno trovato la morte per mano del partner/ ex partner. Questi i dati del ministero dell’interno aggiornati al 12 di novembre e in cui evidentemente manca Giulia Cecchettin.

Giulia Cecchettin, il corpo era in un canalone vicino al lago di Barcis. “È stata uccisa con svariate coltellate alla testa e al collo”


Dobbiamo fare appelli? Dobbiamo manifestare la nostra rabbia? È certamente utile, anche quando pensiamo che i centri antiviolenza non abbiano il sostegno necessario.
Dobbiamo però contare le morti che da qui al 25 di novembre o ancora oltre aumenteranno oppure dobbiamo trovare il modo di dire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in quanto sta accadendo in Italia?

Che il fenomeno sistemico della violenza maschile colpisca anche le generazioni trasversalmente all’età è una ulteriore conferma che va letta nell’aumento generale di un +4% rispetto all’anno precedente per lo stesso periodo.

Che cosa dobbiamo fare allora? È una domanda seria in un paese che ritiene che l’aumento delle pene e i vari codici rossi non prevedano una presa in carico responsabile e a ogni livello sociale di un fenomeno che è strutturale e che non è solo una protesta di quattro vetero-femministe. Che continua a infestare il vivere tra donne e uomini con le retoriche del silenzio e della buona educazione. Filippo Turetta (che al momento in cui si scrive non è stato ancora trovato) è stato indagato in seguito alla diffusione del video di qualche giorno fa in cui viene ripreso in uno stabilimento di Fossò mentre strattona Cecchettin, che cade, perde sangue, non si muove più e lui la trascina sull’auto.

Il ragazzo, è stato detto, pare non avesse accettato di essere stato lasciato, che non volesse inoltre che lei si laureasse e andasse via per il corso di specializzazione. Sembra volesse che lo aspettasse, lui era in ritardo sul programma e forse avrebbero potuto concludere il corso di studi insieme. Insieme a diversi episodi riportati da amiche che raccontano di possesso, controlli incrociati, gelosie.

Dovremmo discutere meglio quale sia il punto, cioè che la libertà femminile invece di essere sostenuta venga costantemente disturbata, quando non osteggiata, punita o soppressa. E dovremmo soffermarci ancora, e meglio, su quanto conti, nell’ambito di questo immaginario, l’impossibilità ad accettare l’abbandono.

19/11/2023

da Il Manifesto

Alessandra Pigliaru