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Ue tra mille problemi, ognuno con i suoi, e poche soluzioni buone per tutti

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24/03/2023

da Remo Contro

Piero Orteca

 

Vertice dei leader Ue, la spinta sui migranti. È stallo sull’auto «verde». «Temi difficili e strategici» ma il summit dei leader Ue, prima giornata, è durato meno di dieci ore. Sostegno all’Ucraina (quanto?), piano per il rifornimento di munizioni (come?), transizione verde ma verde a diverse tonalità di carburante. E via compromettendo tra problemi ed esigenze nazionali diverse.
Niente conflitti apparenti. Il confronto sull’immigrazione è durato poco più di mezz’ora.  Sul come affrontare il problema, il silenzio dei non innocenti.
Volodymyr Zelensky, che si è collegato al summit, ha ringraziato per il milione di munizioni in dodici mesi che tutti sanno essere impossibile.

    Immagine rimossa.

‘Scegli ciò che ti piace’

«Ci sono alcuni vertici dei leader dell’UE in cui tutti sono pronti a combattere, per una questione fondamentale. E poi ci sono incontri come quello di oggi, che sembrano più organizzati sullo stile ‘scegli ciò che ti piace’». Punta di veleno tutta britannica del Financial Times, purtroppo con le malignità giuste.

Ucraina, competitività ed energia

Temi chiave, e poi ognuno spinge per le questioni sue e il confronto si allargherà a dismisura, perché ognuno dei 27 cercherà d’infilarci dentro le cose che gli stanno più a cuore. Con epilogo è scontato, con una dichiarazione di compromesso (‘La migrazione sfida europea che richiede una risposta europea’). Dichiarazioni ‘palindromr’, perché, come le leggi le leggi, in un senso o in un altro, il risultato non cambia. Studiata per non scontentare nessuno e perché tutti possano dire ‘di essere rimasti soddisfatti’, non avendo ottenuto o concluso niente. Funziona così da sempre, ma a maggior ragione in questi travagliati tempi, quando, a mettere d’accordo un’istituzione sovranazionale a geometria ‘molto variabile’, non ci riesce proprio nessuno.

Tra ‘neutralità attiva’ e ‘cobelligeranza’

Un mese dopo il vertice straordinario sulle migrazioni, finito in un festival di chiacchiere e in una marea di buoni propositi (fatti pochi, anzi, quasi niente), adesso si dovrà prendere posizione su argomenti che ‘bruciano’, per molti Paesi. Innanzitutto, l’Ucraina, dove il blocco Est dell’Unione (a cominciare dalla Polonia) preme per far sentire più distintamente a Putin il peso e la forza del gruppo. Se la migliore difesa è l’attacco, è pure vero che bisogna cercare di non esagerare, perché potrebbe esistere una ‘red line’ da non varcare. La linea tra, ‘neutralità attiva’ e ‘cobelligeranza’ è infatti molto sottile.

European Peace Facility per armarsi?

Operativamente, l’obiettivo proposto da Varsavia è quello di aumentare la dotazione dello European Peace Facility. Sembra un paradosso, perché si parla di pace, ma questo è proprio il fondo che finanzia la guerra in Ucraina e che impegna 3,5 miliardi di euro. Una somma che ora viene ritenuta insufficiente e che dovrà essere aumentata.

Bielorussia e fosfato di potassio

Sempre nel capitolo sicurezza, è stato sollevato anche il problema della Bielorussia. Perché non viene sanzionata, duramente, come Mosca? Risposta, semplice, convincente e cinica: perché molti Paesi dell’Unione dipendono dalle importazioni di fosfato di potassio, un fertilizzante estratto a milioni di tonnellate nella Repubblica amica di Putin.

Flussi migratori e il resto a seguire

L’Italia e tornata a sollevare il problema dei flussi migratori, verso il quale le regioni del centro-nord Europa hanno sensibilità diverse. Più attenzione e cortesia, ma poco altro. Aiuti di Stato, tariffe doganali e competitività aziendale saranno i temi proposti, in particolare, da Paesi Bassi e Svezia. Mentre, sullo sfondo si agitano altre questioni, che potremmo definire “strutturali”, di lungo periodo, che vedono interessati colossi come la Francia e la Germania.

Milla sfumature di verde tra atomo e benzina

Macron intende esporre, per una profonda revisione dei piani UE sull’energia verde, la nuova strategia nucleare francese. Il Cancelliere Scholz, invece, spiegherà i motivi che hanno indotto la Germania a sganciarsi dall’impegno sul blocco dei motori a combustione, entro il 2035.

Tra America e Cina

Da un punto di vista squisitamente geopolitico, sotto l’apparente unità di blocco, ci sono posizioni variegate nei confronti della Cina. La quasi totalità degli Stati europei, non condivide l’approccio americano di contrapposizione sempre più attiva. Si tende, per quanto è possibile, a lasciare aperti spazi di collaborazione che possano essere di reciproco interesse. Anche l’opera fiancheggiatrice di Pechino nei confronti della Russia, nella bozza di dichiarazione finale che è stata già preparata, non viene direttamente citata. Si preferisce glissare, esortando invece tutti i Paesi ‘a non fornire supporto materiale alla guerra di aggressione contro l’Ucraina’.

Sviluppo difficile e sostegni di Stato

Tornando ai temi dello sviluppo, uno dei nodi che dovrà essere affrontato è quello del costo della riconversione energetica verso le “rinnovabili”. Nella prima fase della transizione, i costi dell’energia aumenteranno e questo potrebbe penalizzare le aree dell’Unione che hanno un Pil più basso e minori capacità di reggere la concorrenza. Le muove tecnologie ‘verdi’ si sommeranno a un processo, che prevede il progressivo alleggerimento delle norme sugli aiuti di Stato. Ciò consentirà alle autorità comunitarie di adottare un’efficace strategia di compensazione, mediante un “fondo sovrano” (di prossima costituzione) che sarà messo nella disponibilità delle zone economicamente più fragili.

Burocrazia, interessi, solidarietà

Elisa Ferreira, Commissaria alle regioni, si è impegnata a sburocratizzare l’accesso ai Fondi di coesione, nella speranza di velocizzare e concentrare gli investimenti nelle aree depresse dell’Unione. La cui caratteristica distintiva coincide col suo limite principale: essere un organismo sovranazionale, capace di trovare molto velocemente interessi materiali comuni, ben prima dei principi che ispirano la solidarietà.