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Onu «Cessate il fuoco!»: voto a misura isolamento di Israele e Stati Uniti

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Voto Onu: 153 Si, 10 No e 23 astenuti. Non una semplice tregua. Il mondo chiede il cessate il fuoco a Gaza, ma gli Stati Uniti hanno continuato a votare per la guerra. È questo il risultato politico, del voto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Per la prima volta chiesta formalmente la fine dell’operazione militare israeliana che finora ha ucciso quasi 19 mila palestinesi.

Isolamento internazionale non solo di Israele

Sempre con il voto contrario degli Stati Uniti e altri 9 obbedienti, ma per la prima volta dopo oltre due mesi di crisi, dalla Casa Bianca un sussulto di indignazione dopo tanta complicità che continua a fornire armi. «Israele perde consenso internazionale» scopre finalmente Biden, mentre gli Stati Uniti stanno bruciando molte delle loro alleanze strategiche nel mondo, e lui sta perdendo la presidenza. L’Occidente nel suo insieme, perde la sua residua credibilità rispetto al sul del mondo, a quello terzo, e al ‘non allineato’. 

I numeri a misura isolamento

I numeri sono come pietre e cadono, fragorosamente, nella palude delle complici omissioni dei vertici delle potenze occidentali. Una schiacciante maggioranza di ben 153 Paesi si è espressa a favore del ‘cessate il fuoco’, mentre i voti contrari sono stati 10 e le astensioni 23 ipocrite. La risoluzione non è vincolante, ma ha una portata diplomatica e un peso geopolitico devastante. È la certificazione del clamoroso fallimento di tutte le strategie di politica estera portate avanti in questa crisi dall’Amministrazione Biden. E la guerra di Gaza, mille volte più di quella ucraina, è stata capace di sgretolare, fino a polverizzarlo, qualsiasi barlume di azione coordinata dell’Unione Europea.

Di fronte all’inferno sulla terra che stanno vivendo gli abitanti della Striscia, dimenticati da Dio e dagli uomini, solo una manciata di Paesi di nessun peso, ha votato assieme ad americani e israeliani contro la risoluzione.

Alleati storici contro ed Europa spaccata

Alleati storici di Washington, come Giappone, Canada e Messico, hanno voltato le spalle a Biden, scegliendo la pace. Rispetto ai travagli del Vecchio continente, i fatti dimostrano alcune verità politiche che non si possono più nascondere dietro acrobazie dialettiche. L’Europa è spaccata e si porta dietro il suo carico di debolezze ataviche, e acritiche sottomissioni ai diktat geopolitici che arrivano da Washington. Ma nel caso di Gaza, la misura è forse colma. E il voto dell’Onu ha rumorosamente disintegrato un’unione solo di facciata e il gigante di cartone, ha dimostrato tutte le sue macroscopiche contraddizioni.

Euro pace, euro guerra, e i Ponzio Pilato

Le nazioni europee che, di fronte allo scempio, non ce l’hanno fatta più e hanno deciso di votare Si al cessate il fuoco, facendo arrabbiare Biden. Poche. Poi l’incomprensibile l’Austria che, voto contro, vuole che la guerra continui. In realtà il voto europeo più ‘caratterizzante’, è stato quello di astensione, una posizione pilatesca che, da un lato non esprimesse pieno sostegno alle bombe, ma dall’altro non scontentasse troppo il vecchio e sempre meno credibile Presidente americano. Più doppiopesismo che Machiavelli.

Nell’ordine: Germania, Regno Unito, Romania, Slovacchia, Olanda, Lituania, Ungheria, Bulgaria e, in cauda venenum, Italia. Che parla poco e raramente prende iniziative, perché tanto poi, alla fine, si sa che va a finire sulle stesse posizioni della Casa Bianca.

L’incertezza Euro occidentale

La posizione di ogni singolo Paese è influenzata da un mix di elementi, che legano affari interni, economia, geopolitica e relazioni internazionali in senso più vasto, e sempre tanta realpolitik. Lo stesso principio che ha portato l’Ucraina di Zelensky ad astenersi all’Onu, evitando di appoggiare la risoluzione sul cessate il fuoco. Il voto dell’Onu, sicuramente, contribuirà ad alimentare le polemiche che già infiammano il dibattito all’interno della Casa Bianca. E, in effetti, qualcosa in queste ore è cambiato.

Usa in frenata politico elettorale

Ieri sera Biden ha ammesso che «Israele sta perdendo sostegno a causa della guerra». E cercando di prenderne le distanze, ha definito Netanyahu «Il leader del governo più conservatore nella storia di Israele e non vuole nulla che si avvicini a una soluzione a due Stati». Insomma, scopre il Trump d’Israele. Problema aperto da parte statunitense, il dopo per Gaza, che non sia occupazione militare o peggio, espulsione etnica.

Su queste basi, continuare a bombardare senza nemmeno sapere quale potrà essere il futuro della Striscia, che senso ha? Intanto il mondo ha detto basta, ma il dirlo soltanto, come drammaticamente vedremo, non basta.

13/12/2023

da Remocontro

Piero Orteca