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Rifornimenti militari a Kiev scesi al minimo storico

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200 milioni di dollari di aiuti statunitensi al posto delle decine di miliardi promessi, e dalla Casa Bianca fanno sapere che in assenza di uno sblocco dei fondi per l’Ucraina da parte del Congresso sarà possibile fornire ancora solo un po’ di munizioni. Ma già i leader democratici e repubblicani del Senato hanno dichiarato che anche nel caso, non scontato, che si trovi un accordo di compromesso, impossibili nuovi aiuti all’Ucraina prima della fine dell’anno.

Europa ai confini con la paura

Le nazioni del Nord Europa sembrano invece mobilitarsi per continuare a sostenere per quanto possibile le forze di Kiev dopo aver fallito la controffensiva. Il 13 dicembre Danimarca, Norvegia, Finlandia, Svezia e Islanda promettono di fornire all’Ucraina ogni forma di sostegno economico e militare, riporta il Financial Times. Il 14 dicembre l’Estonia annuncia che invierà aiuti militari per 80 milioni di euro. Il 18 dicembre Stoccolma e Copenhagen hanno annunciato che forniranno veicoli da combattimento per 241 milioni di euro. Anche l’Italia ripropone il pur contestato vecchio decreto dello scorso anno, ma se ne parla a gennaio.

Elemosine militari

Ma è inutile far finta, denuncia Analisi Difesa, «il crollo delle forniture occidentali all’Ucraina è stato negli ultimi mesi ben evidente». Fonti statunitensi riferiscono che le munizioni giunte a Kiev sono calate del 30 per cento da quando Washington deve rifornire anche le forze israeliane, e come abbiamo già riferito ieri (https://www.remocontro.it/2023/12/20/i-conti-della-guerra-in-ucraina-che-non-tornano/), il sostegno militare all’Ucraina tra agosto e ottobre 2023, è precipitato di quasi il 90% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Ucraina Support Tracker

Data l’incertezza su ulteriori aiuti statunitensi, l’Ucraina può solo sperare che l’UE approvi il pacchetto di sostegno da 50 miliardi di euro annunciato da tempo, ma bloccato assieme all’aggiornamento di bilancio dall’Ungheria. Va anche detto –fonte Gianandrea Gaiani, che di cose militare ne sa certo molto più di noi-, che l’Europa non ha quasi più nulla da cedere dopo aver ridotto al lumicino le sue scorte già limitate di munizioni ed essersi liberata di tutti i vecchi mezzi corazzati presenti nei magazzini.

Operazioni militari ridotte

Va anche detto del milione di proiettili di artiglieria promessi dall’Ue a Kiev entro marzo 2024 di cui ne è stato consegnato meno di un terzo. Ed ecco che il generale Oleksandr Tarnavsky annuncia la riduzione delle operazioni militari lungo tutta la linea del fronte. «Stiamo ripianifichiamo i compiti che ci eravamo prefissati per ridurli». Ma a parziale consolazione, l’ufficiale ucraino sostiene analoghi problemi russi con le riserve di munizioni.

La scusa delle armi

In realtà, come sostenuto recentemente da molte fonti occidentali e ucraine, i problemi per nuove ipotetiche controffensive ucraine nel 2024 non sono legati solo alla carenza di armi e munizioni ma soprattutto alla carenza di truppe e rincalzi per sostituire le fortissime perdite.

La minaccia Trump

Ma il principale timore degli europei è che una vittoria di Donald Trump alle prossime elezioni presidenziali statunitensi possa portare al taglio degli aiuti militari americani all’Ucraina. «In caso di vittoria Trump certamente insedierà suoi uomini in posizioni chiave nel Pentagono, nel Dipartimento di Stato e nella CIA. Ciò gli consentirebbe di apportare cambiamenti radicali alla posizione degli Stati Uniti su questioni che vanno dalla guerra in Ucraina al commercio con la Cina», la sintesi AD.

Pace tra Russia e Usa

Secondo il presidente ceco Petr Pavel, «per il presidente Putin l’interlocutore per i negoziati possibili non può essere nessun altro che gli Stati Uniti». Europa zero, e per il presidente ceco i negoziati fra Putin e Trump «potrebbero portare a una sorta di compromesso che restituirà alla Russia lo status di protagonista, e gli altri dovranno in qualche modo accettarlo». Utile ricordare che Pavel è un militare, da tempo scettico circa la possibilità di un successo di Kiev.

Propaganda elettorale Usa e Vilnius

Probabilmente una ricaduta propagandistica a favore dell’ Amministrazione Biden, salvo ricordare  che il dietro-front di Stati Uniti ed Europa nei rifornimenti militari a Kiev ha preso il via dal vertice NATO di Vilnius del luglio scorso. Prima col rifiuto di una ‘road-map’ per l’ingresso dell’Ucraina nella NATO, mentre l’accesso all’Ue resta propaganda di un futuro comunque non vicino.

«Poi il successivo disappunto delle cancellerie occidentali per il fallimento della tanto mitizzata controffensiva ucraina che ha comportato perdite enormi in truppe, armi e mezzi e infine con la irrealistica determinazione di Zelensky a riconquistare tutti i territori oggi controllati dalle forze russe».

21/12/2012

da Remocontro

Remocontro