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Strage dei prigioni ucraini sull’aereo russo abbattuto. Rivelazioni e imbarazzi

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Caccia a un volo cargo di missili, e ‘qualcuno’, non l’esercito che sapeva del volo con i prigionieri da liberare, spara il missile che fa strage di compatrioti. Tutto questo in un gioco di spie molto ben armate ma ingovernabili, secondo Repubblica, dietro lo schianto del volo Il-76 a Belgorod.

                                                      

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«La crisi scatenata dal disastro aereo ruota intorno a due punti su cui Kiev e Mosca tengono fermamente la posizione: l’una cerca di aggrapparsi come e dove può per contenere l’imbarazzo, l’altra parte che cerca di rilanciare l’attenzione su una tragedia maliziosamente sottaciuta», la premessa.

Chi ha sbagliato nello scambio di prigionieri

I servizi segreti militari di Kiev accusano Mosca di non avere concordato il volo sicuro, come aveva fatto sempre in passato, mettendo volontariamente in pericolo i suoi prigionieri. I russi sostengono l’opposto. Con la rappresentante ucraina all’Onu che ha addirittura accusato Mosca di uso di ‘scudi umani’ per coprire il trasporto di munizioni. Ma elementi racconti dell’inviato Carlo Brera dicono altro. E la ricostruzione che prende piede è quella di un errore da parte di Kiev, che Mosca fa ovviamente pesare.

Formula ‘192 su 192’, e Kiev avvertita

I mediatori russi e ucraini aveva lavorato allo scambio come sempre: sarebbe stato il secondo in pochi giorni dopo una lunga pausa di cinque mesi. La formula oliata era quella del ‘192 su 192’, cioè lo scambio di altrettanti prigionieri di guerra russi e ucraini che sarebbe dovuto avvenire al posto di frontiera terrestre nel pomeriggio del 24, ma qualcosa è andato storto.

«Quasi certamente è vero che la Russia, dopo aver concordato lo scambio organizzato dai mediatori, abbia avvertito un quarto d’ora prima del volo usando i canali predisposti da cui, sostiene, avrebbe anche avuto il messaggio di conferma della ricezione».

Ma allora chi ha sparato?

In Ucraina -imbarazzata ammissione-  operano forze diverse, alcune delle quali si occupano di operazioni speciali segrete usando anche armi molto avanzate e preziose come i sistemi terra-aria occidentali, forniti teoricamente per la difesa delle città dagli attacchi aerei russi. Queste forze non dipendono direttamente dallo Stato maggiore e non concordano nulla con la Difesa proprio per tutelare al massimo la segretezza.

Sofisticate armi occidentale nelle mani di chi?

«Sono forze in grado di spostare sistemi complessi per operazioni mordi e fuggi: operazioni top secret come quelle portate a termine con successo lo scorso maggio, quando in un solo giorno gli ucraini hanno abbattuto 4 velivoli militari russi a Bryansk. Fu la peggiore giornata per l’aviazione russa dalla fine della seconda guerra mondiale, avvenne in territorio russo e probabilmente con missili terra aria occidentali ma nessuno batté ciglio», segnala Repubblica.

I servizi supersegreti

Stavolta, questo esercito parallelo e occulto, potrebbero aver ripetuto l’operazione attaccando uno dei cargo in volo nell’area di Belgorod, in prossimità del confine e in una zona da cui partono i missili scaricati su Kharkiv quasi quotidianamente. «Un obiettivo legittimo», lo definiscono i servizi ucraini lasciando di fatto intendere di avere effettivamente abbattuto l’IL-76. Non sapendo ovviamente di chi c’era realmente e bordo.

Giornalismo investigativo ucraino

Igor Moseichuk, giornalista investigativo ucraino e tra i fondatori degli Azov, sostiene che le forze ucraine erano a caccia dei voli con cui i russi spostano armi e munizioni in zona, e che aveva avuto una soffiata sul volo dell’IL-76 con a bordo un carico di missili. Ma una soffiata l’hanno avuta anche i russi: «Qualcuno ci ha tradito e li ha avvertiti che le forze ucraine erano pronte ad abbattere il volo. A quel punto hanno fatto salire a bordo i nostri prigionieri, invece delle armi».

Trama macchinosa che non spiega

Una trama molto, troppo macchinosa. Mentre la linea politica ucraina è quella di mandare al più presto in soffitta il caso, che resta scabroso sia sul profilo internazionale che su quello interno per via delle polemiche sulla brutta fine dei ‘difensori’ e su un abbattimento che in ogni caso cancella – almeno per un po’ – gli scambi di prigionieri.

«Quello di mercoledì era la ciliegina sulla torta delle celebrazioni del compleanno di Zelensky,  in cui avrebbe sottolineato il regalo del ritorno a casa degli eroi».

Inchieste internazionali dopo il silenzio

Ora Kiev punta sulle contraddizioni. Chiede inchieste internazionali che non saranno mai autorizzate da Mosca, lasciando che fioriscano un’infinità di teorie. Ma con un solo perdente certo, da subito. Lo schianto mette in forte difficoltà il presidente ucraino Zelensky. L’abbattimento con sistemi d’arma occidentali come hanno sostenuto i russi ma anche, informalmente, come hanno confermato i primi riscontri occidentali.

Missili d’attacco

Se così fosse sarebbe stato abbattuto in territorio russo e con gli aiuti occidentali un volo umanitario (lo scambio dei prigionieri) rendendo le nuove forniture di armi a Kiev sempre più difficili. Il fronte degli ostili al sostegno con armi e munizioni in grado di colpire in profondità la Russia avrebbe un argomento formidabile per opporsi.

L’incidente -l’analisi finale-, rischia cioè di minare il cuore stesso della politica estera ucraina in questi due anni, con l’impegno continuo del presidente Zelensky a spiegare al mondo le ragioni per le quali è indispensabile il supporto militare completo a Kiev. 

27/01/2024

da Remocontro

Remocontro