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L’ultra destra religiosa israeliana rivuole Gaza, ma senza palestinesi

L’ultra destra religiosa israeliana rivuole Gaza, ma senza palestinesi

Ministri e parlamentari della maggioranza e migliaia di coloni e attivisti di destra riuniti a Gerusalemme per pianificare la ricostruzione delle colonie evacuate nel 2005. La destra religiosa si prepara a ricolonizzare Gaza, con sempre meno palestinesi, ’aiutandoli’ ad emigrare.

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«Il popolo d’Israele sistemerà Gaza»

E a spiegare questa lapidaria dichiarazione, che non ammette repliche: «I ministri di Netanyahu, alla Conferenza di estrema destra, appoggiano l’espulsione dei palestinesi». È il titolo dell’articolo-denuncia pubblicato ieri dal quotidiano Haaretz. Il resoconto di un grande meeting, svoltosi a Gerusalemme, che con il tema «Conferenza per la vittoria di Israele» ha delineato la vera strategia di almeno mezzo governo Netanyahu: reinsediare i coloni ebrei a Gaza e nei Territori. Anche perché il tema completo dell’incontro, così come è stato annunciato dagli organizzatori, era: «Gli insediamenti portano sicurezza. Il ritorno alla Striscia di Gaza e alla Samaria settentrionale». Dove ‘Samaria’ è il nome che, storicamente, gli israeliti danno alla Cisgiordania.

Risposta ufficiosa agli americani

Quindi, tutto alla luce del sole, checchè ne possano pensare (o fare finta?) gli americani. Vero che il premier non c’era e mancavano gli esponenti più importanti del suo esecutivo. Ma, in compenso, scrive Haaretz, «c’erano ministri, figure di spicco e membri della Knesset che fanno parte della coalizione. Tra di loro, Bezalel Smotrich e Orit Strock (di Sionismo Religioso); Itamar Ben-Gvir, Amichai Eliyahu e Yithzak Wasserlauf (di Otzma Yehudit); Haim Katz, Shlomo Karhi e Amichai Chikli (del Likud), e molti altri». Insomma, se questo ha un senso politico, c’erano tutti quelli che tengono a galla la coalizione. Cioè, che consentono a Netanyahu di sopravvivere politicamente.

Strategia dell’odio riaprendo vecchie ferite

L’ incontro di Gerusalemme riapre vecchie ferite. Nel 2005, per motivi politico-strategici, Israele aveva smantellato 21 insediamenti ebraici nella Striscia e 4 in Cisgiordania. I residenti erano stati allontanati con la forza e le loro case distrutte. Un evento traumatico, che ha lasciato strascichi notevoli, che adesso l’estrema destra nazional-religiosa cerca di sfruttare, proponendo un ritorno riparatorio. Un ritorno, è chiaro, che deve avere a disposizione ‘spazi’. Quelli che, nelle intenzioni dei ‘duri e puri’ del governo di Netanyahu, dovrebbero essere lasciati liberi dai palestinesi. Come? Con un trasferimento volontario di massa.

Trasferimento più o meno ‘volontario’ ma di massa

Solo che l’operazione, secondo qualcuno, dovrebbe essere fatta senza preoccuparsi troppo del consenso, almeno all’inizio, dei deportati. Il Ministro del Likud Shlomo Karhi, infatti, ha detto che «occorre attuare un’emigrazione volontaria dei palestinesi. ‘Volontario’ a volte è una situazione che imponi a qualcuno finché non dà il suo consenso». E dopo questa ‘perla’ di logica alla Frassica e di visione esistenziale, appariranno più chiare anche le parole utilizzate dal Ministro per la Sicurezza nazionale, Ben-Gvir: «Dobbiamo controllare Gaza, oltre a proporre una logica morale, torahica e halakhica, incoraggiando l’emigrazione dei suoi attuali abitanti e la pena di morte per i terroristi. Devono essere giustiziati, Nukhba dopo Nukhba».

Regime feroce e spietato

Alla fine del suo intervento, rivolgendosi direttamente a Netanyahu, Ben-Gvir ha poi detto «che non si potrà aspettare altri 19 anni per tornare a casa, a Gaza e in Samaria». Concreto e operativo, così come politicamente emblematico, l’intervento del Ministro delle Costruzioni e dell’edilizia abitativa, Yitzhak Goldknopf, espressione del partito religioso della Torah Unita. Ha dichiarato che riparerà un’ingiustizia storica, quella riguardante lo smantellamento degli insediamenti del blocco di Katif, a Gaza.

Meglio Gaza senza palestinesi

Gli organizzatori della Conferenza, scrive Haaretz, hanno persino elaborato un opuscolo illustrativo, che spiega tutti gli obiettivi del movimento che sta ipotizzando un futuro per Gaza senza i palestinesi. Il rabbino Uzi Sharbaf dice che «bisogna conquistare la terra secondo i confini indicati da Abramo. Con la distruzione e l’espulsione di chiunque si opponga al governo del popolo ebraico nella Terra di Israele». Parole ripetute, più crudamente, dalla nota estremista ebraica Daniella Weiss: «Milioni di rifugiati dalla guerra si spostano da un Paese all’altro in tutto il mondo, e solo questi mostri devono rimanere legati alla loro terra? Dovrebbero proprio loro rimanere in una regione che hanno trasformato in un inferno?».

Il Mostro dopo dieci anni di Netanyahu

La Conferenza di Gerusalemme è stata un grande successo. Ha visto la partecipazione di migliaia di persone, tra cui anche molti aspiranti coloni, ansiosi di trasferirsi a Gaza, una volta che il governo israeliano l’avrà ‘ripulita dai palestinesi’. Sulle pareti delle sale, campeggiavano già le planimetrie dei futuri insediamenti: pare che dozzine di famiglie si siano già registrate, scrive Haaretz.

Il capo del consiglio regionale della Samaria (Cisgiordania), Yossi Dagan, salendo sul palco, trionfante, ha urlato: «Gli accordi di Oslo sono morti». Lo pensiamo anche noi e, credeteci, non è una buona notizia, nemmeno per Israele. 

30/01/2024

da Remocontro

Piero Orteca