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Ci chiudono la strada della libertà

Ci chiudono la strada della libertà

Il governo può dire quanto vuole di non volere il fascismo, ma questo non significa che non ci stiamo finendo dentro.

Chi va a Berlino non può non visitare il monumento alla Shoah, cioè il tributo più significativo che il popolo tedesco ha reso alla memoria del genocidio degli ebrei. Quest’opera comincia prima ancora di arrivare sul sito indicato dalle guide. Lungo la strada compaiono per terra i disegni di rettangoli di cui è difficile accorgersi. Proseguendo, questi piani diventano lentamente più alti e in marmo scuro, tanto da trasformarsi a un certo punto in comodi sedili, sui quali sedersi e riposare.

La curiosità di vedere il centro dell’opera fa continuare il cammino senza curarsi dei rettangoli che diventano via via più alti, fin quando superano in altezza il visitatore che non può vedere più nient’altro, e ormai chi c’è finito in mezzo deve faticare per uscirne. In questa installazione, apparentemente così semplice, c’è tutta la metafora dei regimi che spengono le menti. All’inizio partono nell’indifferenza, e a un tratto si fanno pure confortevoli, conquistando un grande consenso. Ma la trappola è scattata, e quando ci si rende conto di essere finiti in un labirinto senza uscita, la strada per la libertà è perduta.

Ora non è facile capire a quale altezza è arrivato il muro in cui è finita la nostra democrazia, ma vedere la tv di Stato che censura il pensiero degli artisti, come ha fatto con una inqualificabile Mara Venier domenica scorsa, fa pensare a un punto già di non ritorno. E oggi, col voto in Parlamento che abolisce l’obbligo di informare i cittadini sulla spesa pubblica attraverso la rendicontazione dei bandi sui giornali, di fatto decreta la probabile chiusura di quel poco di stampa davvero indipendente che resta.

Dunque, il governo può dire quanto vuole di non volere il fascismo, ma questo non significa che non ci stiamo finendo dentro. E se è vero che Meloni ha tutto il diritto di governare, e di mettere chi le piace in ogni posto di potere dove prima ha fatto i suoi comodi la sinistra, questo non vuol dire che può impadronirsi delle istituzioni, come punta a fare col premierato, dividere il Paese come è certo che accadrà con l’autonomia regionale differenziata, o spegnere la libertà di stampa e di pensiero, come abbiamo visto persino con i cantanti di Sanremo.

Leggi anche :  Il libero pensiero in Rai non piace. Dopo il bavaglio alla stampa devono stare muti pure gli artisti 

13/02/2024

da La Notizia

di Gaetano Pedullà

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