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Dall’Italia armi ad Israele a guerra già iniziata

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Politica Italiana

Le carte sbugiardano il governo Meloni. L'export di armi verso Israele è proseguito anche dopo il 7 ottobre.  

Torniamo indietro di qualche mese. La segretaria del Partito democratico Elly Schlein – eravamo all’inizio del conflitto in Medio oriente tra Israele e Hamas – chiese che l’Italia non si rendesse compartecipe del conflitto fornendo armi. I titoli dei giornali cosiddetti progressisti e centristi ironizzarono sulla richiesta di Schlein. “Noi non forniamo nessuna arma all’Italia”, dissero in coro. Da quelle parti funziona così: sono populisti tutti coloro che non sono d’accordo con loro. Eppure, ora si scopre che Elly Schlein aveva ragione.

LE CARTE SBUGIARDANO IL GOVERNO MELONI. L’EXPORT DI ARMI VERSO ISRAELE È PROSEGUITO ANCHE DOPO IL 7 OTTOBRE

Duccio Facchini, direttore di Altreconomia, ieri in un’inchiesta ha raccontato che “tra ottobre e novembre del 2023 l’Italia ha esportato “Armi e munizioni” verso Israele per un valore di 817.536 euro: in particolare 233.025 euro a ottobre e 584.511 a novembre”. A certificare l’export sono le statistiche del commercio estero periodicamente aggiornate dall’Istat, da ultimo a metà febbraio di quest’anno. Il punto è sostanziale: il governo guidato da Giorgia Meloni in più occasioni ha dichiarato di fronte agli elettori e alla stampa che il “governo non fornisce armi a Israele” ed era falso, falsissimo. “L’Italia ha interrotto dall’inizio della guerra di Gaza l’invio di qualsiasi tipo di armi a Israele. È tutto bloccato”, disse Tajani in un’intervista a Il Giorno lo scorso 20 gennaio.

“Da quando sono iniziate le ostilità abbiamo sospeso tutti gli invii di sistemi d’arma o materiale militare di qualsiasi tipo”, disse Tajani esibendo una certa sicumera. Tutto falso, falsissimo. Come racconta Altreconomia i dati dell’Istat sconfessano la prima affermazione del ministro sull’aver bloccato “qualsiasi tipo di armi a Israele”: materiale corrispondente alla categoria merceologica “Armi e munizioni” – ai sensi della classificazione Ateco 2007 – è stato invece esportato anche dopo il 7 ottobre. “Pure ipotizzando che i 230mila euro di ottobre siano partiti prima del giorno 7, i dati di novembre coprono un periodo in cui i bombardamenti sulla Striscia di Gaza erano già pesantemente iniziati”, scrive Facchini.

L’Istat informa che circa 7mila euro sono riferibili a “Fucili, carabine e pistole a molla, ad aria compressa o a gas, sfollagente ed altre armi simili” mentre 430mila per “Parti e accessori” di oggetti che vanno da “Armi da guerra, incluse pistole mitragliatrici” a “Rivoltelle e pistole”, da “Armi da fuoco e congegni simili che utilizzano la deflagrazione della polvere” a “carabine e pistole a molla, ad aria compressa o a gas, sfollagente”. Restano invece “oscurati” e perciò senza descrizione specifica 147.126 euro.

DAI FUCILI ALLE PISTOLE AGLI SFOLLAGENTI. UN’INCHIESTA DI ALTRECONOMIA SMASCHERA L’ULTIMA BUGIA DI STATO

Giorgio Beretta, analista esperto dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere a Altreconomia osserva che “proprio questi 147.126 euro oscurati certificano che si tratta di armi e munizioni ad uso militare – spiega Beretta -: nei sottocapitoli l’Istat oscura infatti tutti e solo i dati che riguardano le armi ad uso militare. Non va dimenticato, inoltre, che qui si sono considerate solo le ‘Armi e munizioni’: ma che da ottobre potrebbero essere stati esportati a Israele anche altri materiali e strumenti per uso militare tra cui componenti per velivoli e mezzi terrestri, sistemi elettronici, laminati e miscelatori per prodotti chimici, etc. che è impossibile rintracciare nel database dell’Istat”.

Ora siamo sicuri che un governo che ha pubblicamente sostenuto una tesi falsa si assumerà le sue responsabilità. O no? No, no, purtroppo no.

28/02/2024 17:00

da la  Notizia

Giulio Cavalli

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