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Diritto all’aborto in Costituzione. La batosta francese agli oscurantisti di casa nostra

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Politica estera - Francia

In Francia il diritto all’aborto entrerà nella Costituzione. Il Senato ha votato per inserire nella Carta la libertà delle donne di abortire con 267 voti a favore e 50 contrari.

In Francia il diritto all’aborto sta entrando nella Costituzione. Mercoledì il Senato francese ha votato per inserire nella Carta la libertà delle donne di abortire con 267 voti a favore e 50 contrari. La prossima settimana ci sarà l’ultimo passaggio con le Camere riunite a cui toccherà dare il via libera. Un’indagine condotta dalla società di sondaggi francese Ifop nel novembre 2022 aveva rilevato che l’86% dei francesi era favorevole a rendere l’aborto un diritto costituzionale.

IN FRANCIA IL DIRITTO ALL’ABORTO ENTRERÀ NELLA COSTITUZIONE. IL SENATO HA VOTATO PER INSERIRE NELLA CARTA LA LIBERTÀ DELLE DONNE DI ABORTIRE CON 267 VOTI A FAVORE E 50 CONTRARI

L’urgenza di inserire la misura all’interno della Costituzione francese per i legislatori nasce dalla piena protezione costituzionale di un diritto che è minacciato negli Stati Uniti dove nel 2022 la Corte Suprema ha annullato la sentenza Roe vs Wade del 1973 che garantiva l’accesso alla procedura a livello nazionale e in altri Paesi europei, inclusa l’Italia. “Quando i diritti delle donne vengono attaccati nel mondo, la Francia si alza e si pone all’avanguardia”, ha spiegato il primo ministro francese Gabriel Attal dopo il lungo dibattito al Senato. La proposta francese si inserirebbe nell’articolo 34 della Costituzione “la libertà garantita alla donna all’interruzione di gravidanza” ed era già stata approvata dall’Assemblea nazionale francese, la camera bassa del parlamento, lo scorso gennaio.

Il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti mercoledì dopo il voto in Senato ha commentato la notizia dicendo che “questo voto è storico: dichiara a tutti coloro che ancora non lo sanno che le donne, nel nostro Paese, sono libere, e fino a che punto siamo attaccati a questa libertà”. Anche per Mélanie Vogel, la senatrice che aveva promosso una campagna per il cambiamento costituzionale, si tratta di “una vittoria storica e femminista”.

L’esito del voto del Senato era considerato incerto dai commentatori politici francesi poiché la maggioranza dei rappresentanti è detenuta dal partito dei Repubblicani, di destra e particolarmente conservatori. Ai senatori repubblicani il partito aveva lasciato piena libertà di voto. Il presidente Emmanuel Macron si è detto fin da subito favorevole promettendo di rendere “irreversibile” la libertà delle donne di scegliere l’aborto. Inserire il diritto all’interruzione di gravidanza in Costituzione per il governo è un modo per proteggere la legge che ha depenalizzato l’aborto in Francia nel 1975.

Nel 2022, il parlamento francese ha anche votato per estendere il limite legale francese per l’interruzione di gravidanza da 12 a 14 settimane, e l’assistenza medica all’aborto è interamente rimborsata. La legge francese consente l’aborto farmacologico entro le prime nove settimane di gravidanza. La Francia sarebbe il primo Paese in Europa, ma anche nel mondo, a sancire il diritto all’aborto nella Costituzione. Macron ha annunciato che riunirà parlamentari, deputati e senatori del Congresso per il voto finale di lunedì 4 marzo. È necessaria una maggioranza di tre quinti, ma non c’è dubbio sull’esito delle prossime votazioni all’Assemblea nazionale e al Senato.

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“Sebbene l’aborto sia legale in quasi tutti i Paesi europei, permangono restrizioni e barriere legali, e c’è spazio per miglioramenti in tutto il continente, anche in Francia”, ha dichiarato in un comunicato stampa Leah Hoctor, direttore regionale senior per l’Europa del Center for Reproductive Rights. “Il voto di oggi è una pietra miliare importante che speriamo galvanizzi i decisori in Francia e in tutta la regione a prendere i provvedimenti necessari”, ha concluso.

Durante la seduta di mercoledì è stato anche bocciato un emendamento che avrebbe inserito nella Costituzione il diritto all’obiezione di coscienza sull’aborto per i medici, che è già legale in Francia. A protestare contro il voto del Senato è stata la Conferenza episcopale di Francia che lamentano come “nel dibattito non sia entrato il tema delle leggi a sostegno di chi vorrebbe tenere il proprio bambino”. “L’aborto – si legge in un comunicato dei vescovi – resta un’offesa alla vita al suo inizio, e non può essere visto soltanto nella prospettiva del diritto delle donne”.

Immancabili anche le lagne dell’Italia associazione Pro vita: “Lo chiamano diritto delle donne – scrive l’associazione” e invece è il diritto della società ad abbandonare una donna e suo figlio quando in difficoltà; anzi, lo chiamano diritto delle donne e invece è il diritto di indicare come problema da eliminare i nostri figli anziché gli impedimenti che ci rendono difficile il tratto di vita che dobbiamo affrontare”. In Italia il 22 maggio 1978 la Legge 194 (Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione di gravidanza) è stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale diventando così a tutti gli effetti legge dello Stato.

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Nella legge viene sancito il diritto all’aborto pubblico, gratuito e regolato da norme che rispettano la dignità e libertà della donna e nel contempo rispondono anche al diritto civile di non essere lasciate sole in circostanze sicuramente difficili. Ma la legge del 1978 (confermata ampiamente dal referendum del 1981) subisce un boicottaggio continuo e sistematico con il suo svuotamento attraverso i consultori, e con a percentuale dei medici obiettori di coscienza negli ospedali – 7 ginecologi su 10 – ben oltre quella consentita. Mentre in Francia l’interruzione di gravidanza diventa un diritto sancito dalla Costituzione qui da noi l’anno scorso sono state raccolte 200mila firme in calce a una petizione presentata dal VI Municipio di Roma guidato da Nicola Franco di Fratelli d’Italia per introdurre nell’articolo 14 della Legge 194 il comma 1-bis, una prassi che Amnesty International ha definito paragonabile a una tortura: tramite esami strumentali, obbligare le donne a vedere il feto che portano in grembo e ascoltare il suo battito cardiaco onde dissuaderle.

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