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Mediatore Usa in Libano a volte pompiere ma spesso piromane

Mediatore Usa in Libano a volte pompiere ma spesso piromane

Politica estera Stati uniti-Israele

«Un americano tranquillo», a cavallo tra diplomazia e l’agente provocatore, lo definisce Alberto Negri, che ci svela un personaggio semisconosciuto ai più, potentissimo, e –aggiungiamo noi- molto sospettabile.
Amos J. Hochstein, 51 anni, è un diplomatico ed ex lobbista israelo-americano. Hochstein ha prestato servizio nelle forze israeliane a bordo di un carro armato. Consigliere senior del presidente degli Stati Uniti Biden, Hochstein è stato sino al 2020 nel consiglio di sorveglianza della Naftogaz ucraina, denunciandone la corruzione interna.
«’Inviato di pace’ americano appena arrivato in Libano. In realtà è molto di più: ha elaborato e dato corpo alle strategie internazionali Usa», avverte il Manifesto.

             

Un uomo che sa come si provocano le guerre

C’è un uomo che sa come si provocano le guerre e, forse, anche come si potrebbero chiudere o alimentare. Un americano tranquillo che ha già dato martedì la sua sentenza: «Una guerra lungo il confine Libano-Israele non sarebbe ‘contenibile’». Si chiama Amos Hochstein ed è l’«inviato di pace» americano appena arrivato in Libano. In realtà è molto di più: ha elaborato e dato corpo alle strategie Usa in Europa e Medio Oriente.

I precedenti del personaggio

È stato lui che fece saltare il South Stream, il gasdotto tra Russia-Turchia-Italia che doveva aggirare l’Ucraina, a lui è ricorso Biden per chiudere il North Stream 2, la pipeline tra la Russia e la Germania. La vera causa del conflitto con Mosca. Washington si gioca ora in Medio Oriente la carta Hochstein – che nel 2022 ha mediato l’accordo tra Libano e Israele sui confini marittimi – per evitare un’altra guerra tra gli Hezbollah e gli israeliani in un mix esplosivo con il massacro in corso da mesi nella Striscia di Gaza.

Ambiguo come la politica estera Usa

Hochstein è una strana figura di mediatore che rivela le contraddizioni laceranti della politica estera americana, in bilico tra una diplomazia dai contorni ambigui e mosse destabilizzanti di portata devastante, oscillante tra la fedeltà agli interessi primari di Washington, quelli dello stato ebraico e soprattutto delle lobby affaristiche dove l’aspetto etnico passa ormai in secondo piano.

Pompiere piromane

Hochstein un giorno è pompiere e un altro un piromane incendiario. Nasce in Israele il 4 gennaio 1973 da genitori con doppia cittadinanza israeliana e americana. Allevato nell’ebraismo ortodosso moderno, Hochstein trascorre infanzia e gioventù in Terra Santa, servendo persino nelle forze armate israeliane dal 1992 al 1995, per poi trasferirsi negli Stati Uniti.

Nella pancia del Partito democratico

Hochstein si forma nella pancia del Partito Democratico, per conto del quale viene assoldato come consigliere politico, poi si sposta nel privato, alla Cassidy & Associates dove Hochstein costruisce il suo curriculum: lobbismo per conto di grandi compagnie energetiche e intermediazione tra il governo degli Stati Uniti e le cancellerie straniere (è l’autore dell’accordo degli Usa con Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, dittatore della Guinea equatoriale e golpista di lungo corso).

Sulla scia di Barak Obama

Hochstein rientra in politica in coincidenza dell’entrata in scena di Barack Obama e dal 2011 si occupa dell’Ufficio risorse energetiche del dipartimento di stato diventando il consulente dell’allora vicepresidente Biden sullo spinoso dossier ucraino. Hochstein così entra nel consiglio di supervisione del colosso energetico ucraino Naftogaz. E come tutti sanno il figlio di Biden, Hunter, è stato coinvolto in affari poco chiari nel settore del gas proprio in Ucraina.

Attacco al Cremlino (e all’Europa) sul fronte del gas

Hochstein è lo stratega dell’attacco frontale ai progetti del Cremlino di trasportare il gas in Europa aggirando l’Ucraina. Per primo salta il South Stream, il gasdotto sviluppato congiuntamente da Eni (2 miliardi di commesse Saipem) con Gazprom, Edf e Wintershal. Il progetto è sostenuto dal governo Prodi (2007) e poi anche da Berlusconi che nel 2009 firma un accordo direttamente con Putin ma nel dicembre 2014 l’Eni, sotto la pressione americana per l’occupazione russa della Crimea, vende le sue quote a Gazprom e il gasdotto viene completato dopo un’intesa Putin-Erdogan.

Gas azero vendendosi l’Armenia

Come ‘compensazione’ Hochstein si è adopera in ogni modo per attivare il Tap, il gasdotto alternativo con l’Azerbaijan, maggiore fornitore di petrolio di Israele. Non è un caso che la Turchia e Israele, ma anche l’Italia, abbiamo sostenuto l’offensiva azera contro l’Armenia cristiana, alleata di Mosca, che nel settembre scorso pone fine all’entità autonoma nel Nagorno-Karabakh.

Diplomazia minacciosa

Nel 2021 Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, gli affida i negoziati con la Germania per congelare il gasdotto Nord Stream 2, ritenuto un’arma geopolitica del Cremlino da eliminare. Ma a differenza del South Stream, che anni prima era ancora a livello progettuale, il North Stream 2 era già stato completato. La fine è nota. Il cancelliere tedesco Scholz è convocato alla Casa Bianca l’8 febbraio 2022 e Biden proclama «Non ci sarà più un Nord Stream 2». Il 24 Putin invade l’Ucraina, dà il via al massacro e il gasdotto verrà poi fatto saltare, come ha riportato la stampa Usa, da un gruppo pro-Kiev.

E oggi Hochstein, un personaggio che sta a cavallo tra la diplomazia, il lobbysmo e l’agente provocatore, è colui che deve convincere Israele a non fare la guerra in Libano contro Hezbollah (almeno a parole). Come vedete siamo in buone mani.

07/03/2024

da Remocontro

Alberto Negri