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Forze speciali occidentali in Ucraina col trucco e il trucco di farcelo scoprire

Forze speciali occidentali in Ucraina col trucco e il trucco di farcelo scoprire

Politica estera Russia-Ucraina

Le indiscrezioni del cancelliere tedesco Scholz che Francia e Regno Unito hanno spie e reparti delle forze armate in Ucraina per guidare i lanci dei missili Scalp e Storm Shadow è la rivelazione che il mondo è rotondo. Il New York Times insiste: «Per più di un decennio, gli Stati Uniti hanno coltivato una partnership segreta di intelligence con l’Ucraina», e il mondo lo sapeva da Maidan in poi. Poi Ivan Bakanov, ex-vertice del Sbu, il ‘Služba bezpeky Ukraïny’, il Servizio di sicurezza dell’Ucraina: «senza di loro [la Cia] non avremmo avuto modo di resistere ai russi».

Perché tanti protagonisti a svelarci quello che già tutti noi sapevamo? Qual’è il trucco ultimo dopo aver mascherato parte dell’apparato militare occidentale in trasferta da consiglieri diplomatici o consulenti quasi umanitari?

                                                    

Forze occidentali in Ucraina a fare realmente cosa?

Basta gioco delle tre carte, sempre a perdere. Forse speciali occidentali schiarate in Ucraina NON CI SONO. Ma se cambi loro il nome, tipo ‘osservatori diplomatici’, o ‘consulenti tecnici in missione umanitaria’, e loro sono capaci di far funzionare certi armamenti troppo sofisticati, allora la risposta diventa un SÌ CI SONO. Ci sono da sempre, ma ora, il giornalismo meno scontato, coglie contraddizioni nuove e cerca di capire.

Un’agitazione sospetta

Stupisce l’agitazione generale che le parole di Scholz hanno suscitato, e lo stupore per Macron in versione napoleonica che già si vede al comando della nuova difesa europea. O il Washington Post a svelarci che «documenti trapelati lo scorso anno confermavano che alcuni paesi della NATO – tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia – avevano schierato un piccolo numero di forze speciali e consiglieri militari in Ucraina in ruoli non specificati, probabilmente legati al lavoro di supporto logistico e all’addestramento». Mentre il New York Times ha di recente ripercorso i dieci anni della Cia in Ucraina.

Quello che volevano farci scoprire

Il Cremlino che a ogni rivelazione occidentale pubblica, minaccia fuoco e fiamme dando la parola al sempre esagitato Medvedev, ma sempre e solo con minacce retoriche. Ed ecco che dobbiamo interrogarci su tante anomalie contrapposte ma coincidenti. Pesenza di operativi occidentali nota da tempo. Minaccia reale o garanzia di freno? Ancora Scholz che, in caso di consegna dei missili Taurus, dice che dovrebbe mandare in Ucraina anche suoi militari «per garantire che Kiev non li usi per colpire Mosca». Ed è plausibile che sia questo -missile più o missile meno- ciò che americani, francesi e britannici fanno da tempo.

Consiglieri-controllori. Logorare la Russia ma non farle guerra

L’obiettivo maggioritario della Nato è ufficialmente quello di logorare la Russia in Ucraina, ma non di farle guerra. Niente rischio di apocalisse nucleare. Ed ecco la ‘singolare’ e quasi paranoica forma di sostegno a Kiev, libera di usare armi occidentali, ma per colpire gli invasori solo nel suo territorio. Ed ecco che consiglieri militari e forze speciali col trucco, diventano di colpo ispettori e garanti del rispetto di una linea rossa siglata di fatto da Washington col Cremlino.

Russia obiettivo primario, Europa a seguire

Valutazioni politico strategiche più attente leggono una Nato diversificata al suo interno. «La corrente dominante della Nato, asse Usa-Regno Unito, che mira a fare di un’Europa ‘spaccata’ la più classica forma di satellite in termini di dipendenza militare», l’analisi di Andrea Muratore su InsideOver, con Parigi e Berlino divise sui metodi ma non sull’europeizzazione della sicurezza. «E il confronto con la Russia è visto come il sostanziale alibi per poterlo fare senza dover duramente rendere conto a Washington e Londra».

Falchi pro Nato a l’«ammuina»

Francia a Germania ‘a fare confusione’ per togliere argomenti ai falchi dell’Est Europa, baltici anti russi di storica tradizione, da sempre ostili a Mosca e ora in crisi di isteria securitaria, vogliosi di sempre maggiore pressione militare a oriente. Ed ecco che, per calmare certe spinte, la decisione presa sembra essere quella di riconoscere la presenza di operatori di forze speciali militari e d’intelligence a Kiev. «A sostegno dell’Ucraina ma non necessariamente ‘contro la Russia’», l’accorto distinguo.

La fine della guerra non sarà la fine della crisi

Washington e Londra hanno raggiunto l’obiettivo di spezzare l’asse russo-europeo, ma non ancora del tutto quello di trasformare l’Unione Europea a fedele gendarme atlantico.

Resta il problema tragico di quando potrà ancora reggere la crisi ucraina che appare senza sbocco. E siamo alla natura strumentale degli obbiettivi in nome dei quali la guerra in Ucraina continua a durare anche se strategicamente morta. 

18/03/2024

da Remocontro

Remocontro

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