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Le manovre degli speculatori sulle banche europee

Le manovre degli speculatori sulle banche europee

04/04/2023

da Valori

Valentina Neri

 

Nella crisi bancaria in corso, le manovre degli speculatori potrebbero avere (come sempre) un ruolo tutt'altro che marginale sulle banche europee.

 

«Il settore bancario dell’area euro è resiliente perché dispone di solide posizioni patrimoniali e di liquidità ed è forte perché abbiamo applicato tutte le riforme normative concordate a livello internazionale dopo la crisi finanziaria globale». Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea (BCE), è stata perentoria quando ha incontrato i leader dell’Unione all’Euro Summit del 24 marzo 2023, nel bel mezzo della (ennesima) crisi bancaria. Nel frattempo, però, gli speculatori non si sono fatti troppe remore a scommettere sul tracollo di quelli che ritenevano come gli “anelli deboli” del sistema bancario europeo.

Quasi 16 miliardi di dollari scommessi contro le banche europee

Già il 14 marzo, quando la statunitense Silicon Valley Bank (SVB) era appena fallita e l’elvetica Credit Suisse era ancora in piedi (lo sarebbe rimasta per poco), i venditori allo scoperto avevano accumulato posizioni ribassiste contro le banche europee per un valore di oltre 15,7 miliardi di dollari. I dati sono di S&P Global Market Intelligence.

 

Cosa significa, nei fatti? Che avevano preso temporaneamente in prestito i titoli, per venderli e poi ricomprarli non appena il loro prezzo fosse sceso, intascando così un guadagno. Questi speculatori sarebbero soprattutto grandi hedge fund, tra cui Marshall Wace e Odey Asset Management (che preferiscono non commentare). Le banche prese di mira sarebbero una quindicina. Tra cui le italiane Fineco, Banca Generali e Mediobanca, oltre alla tedesca Deutsche Bank, alla francese BNP Paribas e, manco a dirlo, a Credit Suisse.

Cosa sono i naked CDS e perché sono strumenti per gli speculatori

Un altro segnale delle manovre degli speculatori lo si può ritrovare nell’andamento dei Credit Default Swap. Noti con la sigla CDS, fanno parte della famiglia dei prodotti finanziari derivati, il cui valore deriva da quello di un altro bene, chiamato sottostante.

 

Nello specifico, i Credit Default Swap si acquistano per tutelarsi dal rischio di fallimento del soggetto che emette un titolo. Se – per fare un esempio – un risparmiatore ha acquistato dei Buoni del Tesoro (BTP) ma teme che l’Italia possa andare in default, può proteggere il proprio investimento attraverso i CDS. Va da sé che questi diventano molto più costosi nel momento in cui l’ipotesi del fallimento appare plausibile. Si tratta di strumenti finanziari vengono scambiati al di fuori dei mercati borsistici regolamentati (in gergo si parla di Over the counter, OTC).

 

Le derive speculative sono legate al fatto che gli acquirenti dei CDS non sono tenuti necessariamente ad acquistare anche il sottostante (per continuare con l’esempio precedente, i Buoni del Tesoro). Si parla in questo caso di naked CDS, letteralmente “CDS nudi”.

 

Così, ci si trova nella situazione paradossale per cui un soggetto si assicura per titoli che non possiede. E ha quindi tutto l’interesse affinché il loro emittente fallisca, perché è così che può incassare il suo premio. Come se si fosse assicurati sul possibile furto di un’auto senza possederla: è chiaro che si spererà che tale furto avvenga davvero.

C’è una manovra speculativa dietro il tonfo in Borsa di Deutsche Bank?

Sui Credit Default Swap in questo periodo c’è un certo movimento. C’è anche chi ipotizza che ci sia stata una singola manovra speculativa dietro al tonfo in Borsa di Deutsche Bank, i cui titoli il 24 marzo hanno fatto registrare un calo dell’8,5% in una sola seduta, trascinando giù con sé gli indici di Borsa europei.

 

È l’ipotesi al vaglio le autorità di regolamentazione, stando alle indiscrezioni riportate dall’agenzia Bloomberg. Si tratterebbe di una scommessa da appena 5 milioni di euro. In pratica, gli speculatori avrebbero prima assunto posizioni ribassiste, poi comprato Credit Default Swap sulle obbligazioni subordinate della banca tedesca, facendone impennare il prezzo.

 

Il quotidiano francese Les Echos riferisce un po’ di numeri. Il 20 marzo per i CDS a cinque anni sul debito senior di Deutsche Bank bisognava sborsare circa 170 punti base. Cioè l’1,7% dell’ammontare del debito stesso. Il venerdì, dopo la chiusura dei mercati, il costo era salito a 205 punti base. Quelli a un anno sono passati dai 125 punti base del 20 marzo ai 220 del 27 marzo.

 

Non è chiaro chi sia l’autore della manovra, né quale sia stato il suo intento. L’unica cosa certa è che, in poche ore, sono andati in fumo più di 30 miliardi euro di capitalizzazione di mercato delle banche europee (in parte recuperati dopo la riapertura dei mercati). «Nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto con la riforma della regolamentazione, vediamo che ci sono mercati come il mercato dei CDS single name (su singoli strumenti, ndr) che sono molto opachi, molto superficiali, molto illiquidi», ha dichiarato pochi giorni dopo Andrea Enria, presidente del consiglio di vigilanza della Banca Centrale Europea.

 

Insomma, che i CDS naked siano strumenti puramente speculativi è ormai palese. Ma ciò non è stato sufficiente a vietarli una volta per tutte. La crisi del 2008 ha messo in ginocchio il sistema finanziario globale e numerose economie in tutto il mondo: cos’altro deve accadere perché si decida finalmente di regolamentare efficacemente gli strumenti finanziari più pericolosi?