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Documenti segreti Usa svelati e per l’Ucraina una lunga lista d’attesa Nato

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08/04/2023

Da Remo Contro

Piero Orteca

 

Le carte, comparse su Twitter e su Telegram, includono foto di grafici di consegne di armi previste, truppe, battaglioni e piani militari per la prossima offensiva ucraina. Lo riporta il New York Times. Mentre il Financial Times privilegia i segreti politici. Gli Stati Uniti non vogliono saperne, almeno per ora, di aprire le porte della Nato all’Ucraina, ad evitare di finire in guerra diretta con la Russia. ‘Scaricabarile’ sull’Unione europea, dove si litigherà a parte con grossi problemi di opinione pubblica interna che Biden elettorale cerca di evitarsi.

                           

Nato oltre la facciata degli unanimismi

Alla riunione Nato di Bruxelles, martedì scorso, si è discusso anche di come quadrare il cerchio: cioè, seguire le indicazioni della Casa Bianca, senza perdere troppo la faccia. Cosa non particolarmente difficile, perché il punto di vista americano è condiviso, da tempo, da nazioni come Francia e Germania. Sono i baltici e la Polonia, semmai, a cercare di voler accelerare i tempi per avere il ‘cuscinetto’ di Kiev nell’Alleanza. Secondo diplomatici di rango, ‘che hanno familiarità con i fatti’, sentiti dal Financial Times, c’è un’evidente spaccatura nella Nato. Diversi Paesi, a partire dagli Usa, frenano sulla procedura di adesione dell’Ucraina.

Oltre la Polonia e i Baltici

La domanda è stata formalmente presentata lo scorso settembre, ma da allora è rimasta praticamente congelata. Certo, ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando Washington faceva il tifo per vedere Kiev, prima possibile, nella Nato. Allora erano essenzialmente Berlino e Parigi a frenare, per ‘ragioni di sicurezza’ (nessuno voleva provocare Mosca), ma anche per questioni di business. Però il mondo cambia e oggi è tutta un’altra storia.  Prendete Biden: se la scenografia politico-elettorale è una bella cosa, esiste la ‘realpolitik’ che non fa sconti e che bisogna rispettare, se si vuole continuare a occupare lo Studio Ovale per altri quattro anni. In questo momento, l’Amministrazione Usa non vuole offrire a Putin l’alibi di sentirsi circondato e magari azzardare qualche mossa disperata.

Oltre al fatto che, fare entrare nella Nato una nazione già in stato di guerra, solleverebbe dei problemi insormontabili, sia formali che sostanziali

Scenario strategico allargato

Molti osservatori potrebbero essere sorpresi, dall’ambiguo approccio diplomatico degli americani. Ma se le riflessioni sulle origini della guerra in Ucraina si allargano, fino a comprendere scenari geopolitici più vasti, allora alcune scelte sembreranno maggiormente comprensibili. L’impegno ad accogliere Kiev nell’Alleanza è stato preso nel 2008. Ma si è trattato solo di una sorta di dichiarazione d’intenti, senza una tempistica specifica. Dopo la crisi del 2014 e l’annessione russa della Crimea, in pratica, il processo è andato avanti al rallentatore e nessuno ci pensava quasi più, quando infine è stato resuscitato dall’invasione di Putin.

Lo ‘zar’ è stato capace di rimettere in discussione, come uno sprovveduto, tutto quello che aveva già guadagnato senza sparare un colpo. Ma l’ottusa aggressività del leader russo, ha messo in moto una lunga catena di errori (e di orrori) che ci ha portati al punto in cui siamo.

Unione europea uso Nato?

E il fatto che sia necessario, anzi, indispensabile chiudere prima possibile questa guerra è testimoniato da una semplice analisi comparativa: mentre l’adesione politica di Kiev all’Unione Europea marcia spedita, quella militare alla Nato è praticamente bloccata. A luglio, a Vilnius, in Lituania, il Presidente Zelensky si aspetta proposte concrete dai partner dell’Alleanza. In realtà, a quanto ci pare di capire, l’unica cosa che riuscirà a ottenere sarà un’altra montagna di soldi. Per comprare quelle armi, quei rifornimenti e quelle munizioni che non lo faranno vincere, ma che serviranno a perpetuare indefinitamente il bagno di sangue.

Più soldi ma poco altro

Le premesse sono state poste martedì scorso, quando il fondo di assistenza finanziaria per l’Ucraina è stato raddoppiato e portato fino a 500 milioni di euro l’anno. Un segnale. Soprattutto l’indicazione della priorità assoluta di uno scenario strategico che si va delineando. Biden ha assoluto bisogno di dare risposte, in primis alla sua opinione pubblica, con la campagna elettorale per le Presidenziali praticamente già iniziata. Ci sono chiari segnali che il fronte interno se ancora non scricchiola, quantomeno comincia a interrogarsi. E i sondaggi parlano chiaro. Tra le  altre cose, anche il quadro delle informazioni sulla guerra e la loro affidabilità si fa complicato.

L’ultima fuga di notizie americane ‘classificate’ (pilotata, ma sicuramente non dai russi), lascia a bocca aperta. Qualcuno, dentro gli apparati federali degli Stati Uniti, gioca contro? Probabile. Gli interessi in ballo sono giganteschi e l’Ucraina è solo un insanguinato ‘campo neutro’.