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Centri per i rimpatri. Una torta da 56 milioni in tasca ai privati

Centri per i rimpatri. Una torta da 56 milioni in tasca ai privati

Ma chi ci guadagna dall’immigrazione? Sono 56 i milioni di euro previsti complessivamente, nel periodo 2021-2023, dagli appalti per affidare la gestione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) ai soggetti privati. Costi da cui sono esclusi quelli relativi alla manutenzione delle strutture e del personale di polizia. “Cifre – spiega la Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) – che fanno della detenzione amministrativa una filiera molto remunerativa che, non a caso, ha attratto negli ultimi anni gli interessi economici di grandi multinazionali e cooperative. La privatizzazione della gestione è, infatti, uno degli aspetti più controversi di questa forma di detenzione senza reato e ne segna un ulteriore carattere di eccezionalità: il consentire che su quella privazione della libertà personale qualcuno possa trarne profitto”.

DALLA COOP ALLE MULTINAZIONALI. ECCO CHI GUADAGNA CON L’ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI

Nel rapporto Cild “L’affare CPR. Il profitto sulla pelle delle persone migranti” grande attenzione è stata dedicata alle multinazionali Gepsa e ORS, alla società Engel s.r.l. e alle Cooperative Edeco-Ekene e Badia Grande che hanno contribuito, negli anni recenti, a fare la storia della detenzione amministrativa in Italia. “Una storia tutt’altro che nobile – spiega la Coalizione – fatta di sistematiche violazioni dei diritti delle persone detenute, con la possibilità per gli enti gestori di massimizzare in maniera illegittima i propri profitti anche a causa della totale assenza di controlli da parte delle pubbliche autorità.

Nel Rapporto, infatti, si dà ampio spazio alla denuncia delle condizioni di detenzione che rischiano di configurarsi come inumane e degradanti e alla strutturale negazione dei diritti fondamentali dei detenuti. Il diritto alla salute, alla difesa, alla libertà di corrispondenza non sono, infatti, tutelati all’interno dei Cpr: luoghi brutali che consentono ai privati di speculare sulla pelle dei reclusi, grazie anche alla totale assenza di vigilanza da parte del pubblico”.

“Da sempre questi centri – ha dichiarato Arturo Salerni (nella foto), presidente di Cild – hanno rappresentato un buco nero per l’esercizio dei diritti da parte delle persone trattenute. Essi rappresentano un buco nero anche sotto il profilo delle modalità e dell’entità della spesa, a carico dell’erario, a fronte delle gravi carenze nella gestione e delle condizioni in cui si trovano a vivere i soggetti che incappano nelle maglie della detenzione amministrativa, ovvero della privazione della libertà in assenza di qualunque ipotesi di reato. Il proposito del governo di aumentarne il numero è il frutto di scelte dettate da un approccio tutto ideologico che non trova fondamento nell’analisi del fenomeno. L’esperienza degli ultimi 25 anni, a prescindere dalla gestione pubblica o privata dei centri, ci dice che bisogna guardare a forme alternative e non coercitive per affrontare la questione delle presenze irregolari sul territorio nazionale, che bisogna accompagnare le persone in percorsi di regolarizzazione e di emersione, cancellando l’obbrobrio della detenzione senza reato”.

Il nuovo Governo Meloni ha stanziato nuovi fondi volti all’ampliamento della rete dei CPR, con l’obiettivo di assicurare che le espulsioni dei migranti avvengano più rapidamente, attraverso uno stanziamento di oltre 5,39 milioni di euro per il 2023. Inoltre, a seguito della strage di Cutro, in cui hanno perso la vita oltre 80 persone per via dei mancati soccorsi da parte dell’Italia, il nuovo decreto immigrazione adottato dal governo ha introdotto nuove forme di detenzione amministrativa per i richiedenti asilo e addirittura “la possibilità di commissariare la gestione di questi Centri e di operare in deroga al codice degli appalti, fino al 2035, per velocizzare la realizzazione di nuove strutture”.

In conferenza stampa il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha detto che l’obiettivo del Governo (e che già si era prefissato Minniti con il d.l. n.13/2017) è quello di realizzare un CPR almeno in ogni regione. Chi ci guadagna dall’immigrazione?

10/06/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da La Notizia

di Giulio Cavalli