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IL PREZZO DEL GAS CROLLATO SEI VOLTE IN POCHI MESI. SOLO PUTIN DIETRO BALLETTO SPECULATIVO?

IL PREZZO DEL GAS CROLLATO SEI VOLTE IN POCHI MESI. SOLO PUTIN DIETRO BALLETTO SPECULATIVO?

18/02/2023

da Remo Contro

Piero Orteca

Il prezzo del gas crollato sei volte in pochi mesi. Solo Putin dietro questo balletto speculativo?

Diminuiscono, drasticamente, i prezzi del gas naturale e aumentano, in modo quasi analogo, le perplessità dei consumatori. Quello che sei mesi fa, tra annessi e connessi, si pagava a oltre 300 euro a Megawattora, ieri si è potuto acquistare a meno di 50 euro. Solo colpa di Putin e della sua sciagurata invasione dell’Ucraina?

Mai fidarsi delle troppo facili apparenze. Il super cattivo utile, ma non il solo. Corresponsabili, colpevoli assieme a… La speculazione internazionale. Il gas senza la Russia. ‘Aspettative’, speculatori e calendario verde. Combustibili fossili ancora arma strategica

Il super cattivo utile, ma non il solo

Le grandi catastrofi, come i terremoti e soprattutto le guerre, sono distruttive per le relazioni sociali ed economiche di tutti gli uomini. O quasi. Perché, invece, per certi avventurieri, diventano occasioni di facili guadagni. Il caso del deficit energetico e in particolare del gas, che ha messo in ginocchio l’economia europea, è emblematico. Abbiamo attribuito le colpe alle foie sanguinarie di Putin e alla sua ‘volontà di potenza’, spiegando che l’astronomico rialzo dei prezzi dell’energia era dovuto alla riproposizione di un decrepito imperialismo ottocentesco. Che lo aveva portato a tagliare, progressivamente, le forniture come rappresaglia alle sanzioni imposte alla Russia. Vero, ma solo in parte. Diciamo che il Cremlino, in questo caso, è corresponsabile di una crisi commerciale e produttiva nella quale si sono gettati a tuffo gli speculatori internazionali e i pescecani dell’alta finanza.

Corresponsabili, colpevoli assieme a…

In realtà, i prezzi del gas erano già aumentati subito dopo la fine della prima ondata Covid. La ripresa della domanda post-pandemica si era scontrata col ‘collo di bottiglia’ della cosiddetta ‘catena di approvvigionamento’, facendo lievitare i costi di materie prime e semilavorati, a cominciare dall’energia. In sostanza, la massiccia ripresa della domanda internazionale, tutta in un colpo, non era stata adeguatamente compensata dall’offerta. La «tempesta perfetta» si era formata quando la Russia aveva cominciato (strategicamente) a spostare una quota delle sue esportazioni verso l’Asia. Questi movimenti hanno, poi, preparato l’impazzimento definitivo dei mercati, dopo l’invasione dell’Ucraina e le sanzioni economiche occidentali contro Mosca. Però, il successivo andamento nel rapporto tra domanda e offerta, pur essendo stato decisamente alterato, non ha giustificato la violenta esplosione dei prezzi.

La speculazione internazionale

I più accorti analisti hanno scritto che, tra gli squilibri indotti dalla pandemia e quelli derivanti dalle ossessioni nazionalistiche di Putin, si è inserito un convitato di pietra: la speculazione internazionale. E qui bisogna fare un passo indietro, per riflettere sui meccanismi che concorrono alla determinazione del prezzo finale del gas. In linea di massima, si parte dai costi all’ingrosso, passando per quelli operativi del fornitore di energia; si va poi agli oneri per la manutenzione della rete, finendo con le tasse (comprensive di Iva e imposte ecologiche).

Il gas senza la Russia

Ora, basta mettersi davanti a una cartina geografica, per capire che, esauritesi progressivamente e in modo coercitivo le importazioni dalla Russia di gas, via ‘pipelines’, l’unica alternativa immediata resta il GNL, da fare arrivare via nave. I maggiori produttori (ed esportatori) mondiali sono gli Stati Uniti, l’Australia e il Qatar, con i quali si siglano contratti a lungo termine e, addirittura, in anticipo sulla futura produzione. Il gas che non è stato già accaparrato in questi accordi, viene venduto, giorno per giorno, sul mercato libero di Amsterdam, dove se ne fissa il prezzo, tenendo conto di diversi fattori, non tutti strettamente legati alla domanda e all’offerta. Ma anche comprensivi di quelle che, in economia, si chiamano “aspettative”. In quest’ambito, s’inserisce la speculazione, sfruttando paure che nascono dall’emergenza.

‘Aspettative’, speculatori e calendario verde

Secondo molti ‘trader’ del settore, la schizofrenia dei mercati è anche frutto di una scelta precisa, fatta dall’Europa: evitare contratti a lungo termine per i combustibili fossili. Perché non sono “ecologici”. Un discorso opposto a quello portato avanti dai grandi Paesi industriali dell’Asia, come il Giappone, che con contratti ventennali si garantiscono forniture sicure e prezzi stabili. Può sembrare incredibile, ma proprio un irrazionale ambientalismo ‘tutto e subito’ è stato finora, inconsapevolmente, il migliore alleato di Putin. L’Europa ha predisposto un calendario ‘verde’, che intende rispettare alla lettera. Per cui è probabile che la “decarbonizzazione” funzionerà in Occidente, ma non nel resto del pianeta.

Combustibili fossili ancora arma strategica

I combustibili fossili contribuiranno a cambiare la geopolitica nei prossimi anni, perché continueranno a essere bruciati, sempre più massicciamente, soprattutto in Asia e in Africa. Così, il risultato finale di una pessima strategia di riconversione energetica, in cui non si rispettano razionalmente i tempi della transizione, sarà quello di avere un pianeta ancora più inquinato.

Almeno fino a quando le “rinnovabili”, tra spese di impianto, produzione e distribuzione, non costeranno decisamente meno delle energie fossili.