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Raid dell’esercito israeliano a Jenin, otto palestinesi uccisi

Raid dell’esercito israeliano a Jenin, otto palestinesi uccisi

TERRITORI OCCUPATI. Lanciati diversi attacchi con droni ed elicotteri. Le ruspe stanno distruggendo le strade che portano al camp profughi.

Starebbero cercando di isolare il campo profughi dal resto della città i reparti militari israeliani che la scorsa notte hanno cominciato l’offensiva contro Jenin, nel nord della Cisgiordania sotto occupazione dal 1967, annunciata nelle scorse settimane dai media locali e invocata con forza dalla destra estrema al governo. Il ministero della difesa israeliano e lo Shin Bet (intelligence) parlano di «operazione limitata» e non di una rioccupazione a lungo termine di Jenin. L’obiettivo sarebbe quello di catturare – più probabilmente di eliminare – i leader dei combattenti delle varie fazioni armate palestinesi protagoniste degli attacchi avvenuti negli ultimi mesi contro soldati e coloni.

Nelle ultime ore dozzine di persone sono state arrestate e decine di case perquisite. Tiratori scelti sono stati disposti sui tetti di decine di case. Sono stati inoltre lanciati almeno 15 attacchi con droni ed elicotteri contro edifici che Israele descrive come «centri di comando dei gruppi armati», depositi di armi e di esplosivi. Le ruspe militari inoltre stanno distruggendo le strade che portano al campo profughi ostacolando l’arrivo dei mezzi di soccorso. Gran parte del campo profughi è senza corrente elettrica.

I combattenti palestinesi rispondono con il fuoco di armi automatiche e hanno fatto esplodere un ordigno sotto un bulldozer provocando però solo danni. I palestinesi uccisi sono almeno otto: Samih Abu al-Wafa, Hussam Abu Dhiba, Aws al-Hanoun, Nour al-Din Marshoud, di tre non si conosce ancora l’identità. Una trentina i feriti, di cui sette in condizioni critiche. Non ci sarebbero vittime tra i militari israeliani. Un altro palestinese è stato ucciso la scorsa notte ad Al Bireh (Ramallah) durante le proteste iniziate in vari centri abitati dopo l’avvio dell’offensiva contro Jenin. Dall’inizio dell’anno in Cisgiordania sono stati uccisi circa 130 palestinesi, non pochi dei quali civili, e oltre venti soldati e coloni israeliani.

L’attacco è scattato poco dopo la mezzanotte dal posto di blocco di Al-Jalama. Droni ed elicotteri hanno iniziato a effettuare raid aerei mentre dozzine di veicoli sono entrati a Jenin. Ron Ben Yishai, il commentatore militare del quotidiano Yedioth Ahronoth, ha riferito che l’attacco alla città palestinese era stato pianificato un anno fa. I combattenti di Jenin, ha aggiunto, si sono preparati per l’arrivo di forze corazzate israeliane ma sono stati sorpresi dai raid aerei. I gruppi armati da parte loro fanno sapere che «resisteranno all’aggressione israeliana». Hamas e il Jihad Islami hanno esortato a respingere l’attacco. Resta aperta la possibilità che dalla Striscia di Gaza vengano lanciati razzi verso Israele se l’operazione militare non cesserà in tempi brevi.

Una condanna dell’offensiva israeliana è giunta da Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, che ha parlato di «crimine contro Jenin commesso dalle forze di occupazione». Abu Rudeineh ha invitato la comunità internazionale a «rompere il suo vergognoso silenzio e intraprendere azioni serie per costringere Israele a fermare la sua aggressione contro il popolo palestinese». Le forze militari dell’Anp però restano nelle loro basi e non stanno intervendo nei combattimenti.

03/07/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da il Manifesto

Michele Giorgio