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Tibaldi (Fiom): «I metalmeccanici uniti domani scioperano per indicare la strada»

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Barbara Tibaldi, segretaria nazionale della Fiom. Domani i metalmeccanici del centro nord scioperano 4 ore (lunedì lo faranno quelli del del Lazio e del Sud). Lo avete definito uno sciopero di avvertimento.
L’assenza di politica industriali, delle crisi che non si risolvono salvo rare eccezioni, dell’emergenza salariale che non viene affrontata con serietà e a sistema determina il primo sciopero di avvertimento. I metalmeccanici hanno da sempre aperto la strada dando visione e direzione all’intero paese. Ora vogliamo dire con forza che se non si affrontano l’emergenza salariale e il superamento della precarietà il paese non ha futuro.

Immagine rimossa.La segretaria nazionale della Fiom Barbara Tibaldi

Nel confronto fra l’Italia e Europa si discute da mesi della mancanza di questo strumento di lotta. Voi siete i primi a scioperare e lo fate in modo unitario, compresa la Fim, parte della Cisl che invece si è chiamata fuori dalle mobilitazioni avvicinandosi al governo Meloni.
Ancora una volta ci assumiamo la responsabilità di partire per primi e non è la prima volta. Sarà la complessità della nostra condizione e la storia che portiamo sulle spalle. Ma oggi vogliamo dare un segnale a chi prova a dividere il paese e tenerlo fermo rispondendo unendo e mettendo in movimento le persone.

Ha accennato alla la questione salariale nei giorni della proposta unitaria dell’opposizione sul salario minimo. È vero però che qualche settimana fa avete rivendicato come il vostro contratto nazionale funzioni tanto che c’è stato uno scatto in busta paga rilevante proprio per tutelare il salario dei metalmeccanici rispetto all’inflazione.
Il nostro contratto nazionale ha pagato salario perché siamo stati previdenti a considerare l’inflazione e definire una buona paga oraria ma il problema salariale rimane. E proprio perché siamo abituati a guardare alla complessità delle cose, anche se la nostra paga oraria è ben oltre le proposte di minimo di legge, noi vogliamo affrontare una battaglia per determinare una condizione di vita per tutti, perché anche un operaio metalmeccanico ad oggi non arriva a fine mese e non sopportiamo più di vedere accanto a noi lavoratori precari che guadagnano assai meno.

Domani lei sarà a Torino. La vicenda Stellantis è molto importante. Voi come Fiom avete fatto poche settimane fa un viaggio in Francia per unire la vostra lotta a quella della Cgt. Nel frattempo c’è stato l’annuncio dell’azienda per un investimento su Mirafiori per un campus.
Stellantis annuncia di ristrutturare i giardini a Torino mentre dovrebbe portare modelli e produzione. E questo è assoluta conseguenza dell’inutilità della politica italiana che non ha rivendicato il mantenimento di centralità degli stabilimenti italiani. Torino è l’emblema di che cosa accade a una grande città industriale, ma ricca di intelligenze, professionalità e cultura quando si abbandonano le politiche industriali e non se ne preserva il patrimonio.

Lei ha seguito in prima personale la lunga vertenza ex Whirlpool di Napoli. Quella lotta di tante donne potrà essere coronata dal successo che ha avuto alla Saga caffè di Bologna?
Entro luglio definiremo l’accordo quadro sulla reindustrializzazione che riassumerà tutti i circa 350 lavoratori rimasti alle stesse condizioni economiche e normative precedenti. Peraltro trasformando via Argine in uno stabilimento green. Produrranno i robot che girano i pannelli fotovoltaici, faranno ricerca per nuovi prodotti del settore.

Nelle ultime settimane la china presa dal governo Meloni su molti temi ha fatto riaccendere la spia sul pericolo di una deriva fascistoide. Voi metalmeccanici la percepite?
Intanto l’attacco ai diritti civili e democratici è sempre prodromo o contestuale agli attacchi ai diritti sociali. È una consapevolezza che abbiamo visto chiaramente nel governo. Dall’altra parte c’è la propaganda: la presidente del Consiglio dice l’economia va meglio della Germania senza sapere che il nord produttivo che lei tanto ama è filiera della Germania. E se chi assembla il prodotto finale al fondo è fermo, tu lo sarai fra poco.

In prospettiva, è stato detto in esplicito da Landini, in autunno c’è uno sciopero generale per la quasi certezza che la legge di bilancio non darà risposte alle tante richieste dei sindacati. Sarete all’altezza della sfida?
Non è semplice perché questi anni di divisioni, arretramento e fatica economica hanno indurito i cuori: c’è poca speranza. E tutti sappiamo che stiamo andando verso una lotta lunga. Bisogna lavorare in due direzioni: mettere insieme tutto ciò che in questa società agisce come cambiamento, solidarietà, uguaglianza – il mondo dell’associazionismo che difende la Costituzione. E dall’altro costruire una mobilitazione europea. In questo ciò che la Cgil ha strappato al congresso Ces è fondamentale. Lo sciopero generale, quando ci sarà, non è un punto risolutore. Occorrerà tenere a lungo fino a che non otterremo un cambiamento.