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Svezia si Ucraina no, vertice ‘ammuina’ e corsa Nato agli armamenti

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La Svezia nella Nato è una delle poche certezze uscite dal vertice di Vilnius. Kiev dovrà aspettare, ma Oslo no. E l’Alleanza in confusione (Facite ammuina), cresce comunque grazie al Sultano, armato da Biden. Per agevolare le trattative, Washington promette di sbloccare la vendita di quaranta F16 ad Ankara. Kiev può attendere. Zekensky furioso: «Mancanza di rispetto»

Canti di vittoria di chi e su cosa?

Il vertice di Vilnius aperto con il canto di vittoria del Segretario Generale Jens Stoltenberg per l’adesione svedese. E poi basta. Tutt’altro clima per parte che questo nuovo bulimismo Nato ha provocati subendo la guerra in corso. A Kiev, Stoltenberg, ha potuto offrire solo un «percorso per l’adesione, ma senza un calendario». Furioso il leader ucraino Volodymyr Zelensky che, secondo The Guardian, ha cercato sino all’ultimo di convincere i ministri Nato a modificare il comunicato finale. Finale: «È inaudito e assurdo che non ci sia un calendario. Una mancanza di rispetto verso l’Ucraina» ha scritto sul suo canale Telegram.

Premio di consolazione, il comunicato finale definisce la Federazione russa «distruttrice della pace, e dell’ordine europeo, la più grave e diretta minaccia alla sicurezza nella regione euro-atlantica». Ma assieme la Nato dichiara di non cercare un conflitto con Mosca e di «voler mantenere aperti i canali di comunicazione per ridurre i rischi d’escalation».

L’Alleanza e il Sultano, armato da Biden

Torniamo allo straprorogato segretario norvegese con qualche interesse privato scandinavo non troppo nascosto: «Sono felice di annunciare che il presidente Erdogan ha concordato di concedere l’ingresso della Svezia nella Nato il prima possibile». In cambio, sembra, la Svezia ha acconsentito a «sostenere il rinvigorimento del processo di ingresso di Ankara nell’Ue», ma è una scusa a cui nessuno crede. Vince la concretezza del dollaro. Non le crudeli ma di poco conto militare bombe a grappolo promesse a Kiev, ma 40 caccia bombardieri F16 che l’Ucraina si sogna e che gli Stati Uniti hanno deciso di vendere alla Turchia.

Ue e l’equivoco malNato

La Svezia nella Nato e la Turchia nell’Unione europea? Forzatura politica evidente su cui molti sorvolavo, ma non in cancelliere tedesco. Scholz ha subito chiarito che Unione europea e Nato sono due cose diverse (ma forse non abbastanza, Ndr). E il diktat o la ‘boutade’ non era piaciuto neanche ai paesi del Vecchio continente. Anche perché la guerra in Ucraina ha già palesato troppo, ‘in modo incontrovertibile’ e politicamente imbarazzante la dipendenza di Bruxelles dagli Usa, «come derubricare l’Ue a un succedaneo della potente Alleanza atlantica», lamenta Fabrizio Vielmini sul Manifesto.

Allargamento fino a scoppiare?

Allargamento la parola chiave. E corsa al posizionamento nello scacchiere globale, con la corsa al riarmo che ne è diretta conseguenza. «Si torna alla logica secondo cui ‘i nemici dei miei nemici sono miei amici’ e il mondo si divide nuovamente in blocchi e aree d’influenza. Putin accusava la Nato di porre una minaccia al suo Paese in Ucraina e ora si ritrova a dover fare i conti con un muro quasi ininterrotto di Paesi ostili in Europa». Ma questo conto politico in sospeso l’Europa e il mondo lo condividono con la Russia di Putin. Quello con la Cina, lo vedremo nel prossimo pezzo.

Aumento delle spese militari

Nato bulimica di salute incerta dove l’aumento delle spese militari sembra essere l’unico aspetto certo e condiviso, almeno a parole. La soglia del 2% rispetto al Pil sul tavolo da tempo. Le stime dell’Alleanza per il 2023 lette dal pacifista Vignarca, ‘Rete disarmo’: la Polonia con il 3,9% ha superato gli Usa (3,5%) al vertice di questa classifica, con poi Grecia, Estonia, Lituania, la neo entrata Finlandia, Romania, Ungheria, Lettonia, Regno Unito e Slovacchia sopra il 2%. Tutti gli altri sono sotto: dalla Francia all’1,9% alla Germania all’1,57% all’Italia con l’1,46% previsto. Ma attenti al trucco. L’Alleanza Atlantica prevede per quest’anno un aumento annuo percentuale dell’8,3% per circa 1.260 miliardi di dollari

La comparazione sul 2022, dati Sipri: la Nato (con 1.232 miliardi) spende 14 volte più della Russia (87 miliardi) e oltre 4 più della Cina (292 miliardi). Un quasi raddoppio della spesa militare globale ma, secondo il Global Peace Index negli ultimi 15 anni il mondo è diventato meno pacifico, con un aumento dei conflitti del 14% e un crollo del tasso di sicurezza del 5,4%.

12/07/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da Remocontro

di Ennio Remondino