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Il post-giornalismo del mondo web e le post-verità

Il post-giornalismo del mondo web e le post-verità

«L’informazione non gode di buona reputazione» rileva Milena Gabanelli sul Corriere. Per i politici siamo tutti faziosi, ma ‘da che pulpito viene la predica’. Digital News Report 2023, solo il 34% degli italiani ha fiducia nelle notizie. E non sai se siamo peggio come lettori o come giornalisti.
Le principali testate online europee e statunitensi: Corriere della Sera, The Guardian, Le Monde, Der Spiegel, El País , The Wall Street Journal e The Washington Post. Remocontro non è nell’elenco.
Terrapiattismo e post-verità. «Oggi molti punti di riferimento politico culturali sembrano spariti. Così tendiamo ad ascoltare chiunque prometta di darci una spiegazione o certezza, poco importa se sia una persona competente o un tizio qualunque su Facebook».

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Le notizie più lette a confronto

I 7 siti pubblicano ogni giorno una sezione dedicata agli articoli più letti. Dal confronto emerge che i lettori di The Guardian (sito britannico con oltre metà degli utenti Oltremanica), Le Monde e Der Spiegel sono i più interessati alla politica internazionale. Negli Stati Uniti l’attenzione si concentra sui fatti economici e politici interni. Gli italiani e gli spagnoli hanno ‘abitudini di lettura più variegate’, eufemismo caritatevole.

Colpa di chi legge o di chi riempie il giornale?

  • Esempio su alcuni fatti rilevanti.
  • Il 14 maggio, primo turno delle presidenziali in Turchia con Erdogan che rischia la sconfitta. L’esito in prima posizione su Guardian e Le Monde, la seconda sullo Spiegel, la quarta su El País, la 15esima sul Corriere, dove vince l’intervista al campione di tennis Djokovic.
  • Il 21 maggio i russi prendono Bakhmut: è la notizia più letta sul Guardian e Le Monde, seconda su El País e sul sito del settimanale Der Spiegel, decima sul Corriere, dove primeggia l’intervista allo storico portiere Ricky Albertosi.
  • Il 23 maggio c’è il primo raid dei partigiani russi nella regione di Belgorod: prima posizione su Le Monde, seconda sul Guardian, terza su El País, sedicesima sul Corriere, dove in testa c’è la morte della giornalista Maria Giovanna Maglie.
  • Il 26 aprile il presidente Xi Jinping ha il primo colloquio telefonico con Zelensky: prima posizione su Guardian, quinta su Corriere e El País.

Questione di fiducia

«La fedeltà alla carta stampata sta precipitando ovunque, in Italia è al 16% (dieci anni fa era al 59%)», ammette Milena Gabanelli dal Corriere.it . Oggi il 70% degli italiani si informa su tv, siti e social media, che da soli valgono il 42% e sono la principale fonte d’accesso alle notizie online. Precisando che «I social talvolta diffondono notizie vere, ma mettono anche sullo stesso piano le verità e le peggiori menzogne e, al contrario degli editori, non rispondono di ciò che viene pubblicato sulle loro piattaforme».

Colpa di noi giornalismo web?

Secondo il Reuters Institute la fiducia nel mondo dell’informazione resta alta nel Nord Europa (con la Finlandia al 69%, Danimarca e Olanda al 57%), dove quasi il 60% degli utenti si informa direttamente sulle testate di news online. Il grado di fiducia scende in Gran Bretagna (33%) e Usa (32%), per precipitare al 19% in Grecia. L’Italia si piazza al 34%. Il Nord Europa ha anche la percentuale più alta di utenti che si abbonano ai giornali online: la media è sul 35%; negli Usa siamo al 21%, in Francia 11%, Gran Bretagna al 9%, l’Italia è ferma al 12%. Ma l’Agenzia Ansa.it che impone l’abbonamento per assaggi di notizia, è follia pura.

Pubblicità per sopravvivere

Come campano i siti di news? Con gli abbonamenti e con la pubblicità. Salvo che già oggi l’85% della pubblicità finisce nelle tasche dei proprietari delle grandi piattaforme (Alphabet/Google, Meta/Facebook, Apple e Microsoft) che velocemente si prenderanno anche il resto, e saranno i loro algoritmi ad orientare l’informazione globale e la democrazia sul pianeta.

Terrapiattismo e post-verità.

«La predilezione dell’Homo sapiens per le teorie del complotto non è una moda dell’oggi, ma un fatto biologico da prendere sul serio e con una lunghissima storia alle spalle», sostiene Andrea Capocci sul Manifesto, che scomoda addirittura Darwin per spiegare il ‘terrapiattismo’ e le altre ‘post-verità’. La mentalità del cospirazionista arriva da lontano. «I nostri antenati sospettavano sempre che la tribù vicina stesse pianificando un attacco e questo li induceva a mettere in pratica azioni di difesa o un’aggressione preventiva».

Pochi punti di riferimento (anche stampa)

«Oggi molti punti di riferimento politico culturali sembrano spariti. Così tendiamo ad ascoltare chiunque prometta di darci una spiegazione o certezza, poco importa se sia una persona competente o un tizio qualunque su Facebook. Per molte persone avere una spiegazione è molto più confortante che non essere sicuri che ciò che stiamo ascoltando sia vero». L’abbiamo visto con grande evidenza durante la pandemia, quando la scienza si è trovata davanti a un fenomeno nuovo e non aveva certezze immediate.

Pseudoscienze e ‘Infodemie’

Debunking, il tentativo di smentire le affermazioni false. Immunizzare il pubblico da possibili ‘infodemie’, mettendo in guardia in anticipo che su certi temi qualcuno, per ragioni politiche o di altro tipo, cercherà di insinuare dei dubbi. Dal riscaldamento globale negato da Trump al tabacco che non faceva male alla Malboro. Nel 2016 la polizia di Houston dovette intervenire per separare i militanti del gruppo Facebook ‘The heart of Texas‘ contrari al finanziamento di un centro islamico dagli iscritti di un altro gruppo, gli ‘United Muslims of America’, che sul centro islamico la pensavano diversamente.

Era una bufala diffusa dai troll di Prigozhin per seminare zizzania negli Usa che stavano per scegliere Trump insieme a serissime ricerche nel suo ultimo. E ora il mondo rischia il bis di Trump. Per Progozhin qualche problema in più. 

18/07/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da Remocontro

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