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L’inaccettabile condanna di Zaki a tre anni di carcere ci riguarda da vicino

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Il 6 luglio la laurea all'Università di Bologna e ora di nuovo il buio: lo attendono altri 14 mesi di carcere, oltre ai 22 già scontati. Il Tribunale egiziano si accanisce contro la sua libertà di pensiero e di espressione. Complice il silenzio assordante dei governi Draghi e Meloni

Patrick Zaki è stato condannato a tre anni, con l’accusa di diffusione di notizie false. «Il peggiore degli scenari possibili», ha commentato Riccardo Noury. «Urgente: Patrick George Zaki, ricercatore presso l’Egyptian Initiative for Personal Rights, è stato condannato a tre anni di carcere dal Tribunale per la sicurezza dello Stato di emergenza, sulla base di un articolo di opinione pubblicato nel 2020. La sentenza non è soggetta ad appello o cassazione», ha scritto l’avvocato di Zaki, Hossam Bahgat.

Sono passati pochi giorni dalla sua laurea all’Università di Bologna, il 6 luglio scorso, con una tesi su “giornalismo, media e impegno pubblico”. Neanche il tempo della festa per questo coronamento degli studi avvenuto online (perché Zaki era costretto a casa) ed ecco di nuovo il buio, la negazione di ogni futuro. Il tribunale egiziano gli impone tre anni di carcere. «Un verdetto scandaloso. Dopo 22 mesi di detenzione durissima e un processo iniziato più di un anno fa, l’immagine di Patrick trascinato via dall’aula del tribunale di Mansura è terrificante. Ora più che mai #FreePatrickZaki», scrive Amnesty International.
Si riapre dunque la profonda ferita inferta con il processo farsa che in Egitto va avanti dal 2020 quando lo studente è stato messo alla sbarra per essersi impegnato a favore dei diritti umani e per aver espresso opinioni politiche sui social. Dopo quasi due anni di detenzione preventiva era stato scarcerato nel dicembre 2021.
Più volte in passato attivisti e politici avevano sostenuto l’idea di conferire la cittadinanza italiana a Zaki, che ha studiato a Bologna e ora sognava di poter proseguire con il dottorato. Nel 2021, nonostante l’astensione di Fratelli d’Italia, passò anche alla Camera (dopo il sì del Senato) la mozione presentata dal Pd a favore dello studente dell’Università di Bologna detenuto in Egitto. Ma il governo Draghi rimase inerte. «È un’iniziativa parlamentare, il governo non è coinvolto al momento», ebbe a dire il premier. «Qual è la ragione del silenzio assordante del governo Draghi sul caso di Patrick Zaki? C’è da domandarselo», incalzava nel settembre 2021 l’europarlamentare Pierfrancesco Majorino. «La vicenda terrificante dello studente egiziano lascia sbalorditi. Siamo di fronte a un accanimento giudiziario che non fornisce alcun plausibile elemento che lo giustifichi».

Le ragioni del silenzio assordante del governo Draghi, come è del tutto evidente, sono le stesse ora del governo Meloni: gli affari e la vendita di armi e l’acquisto di gas. Per non inficiare i traffici con il Cairo i governi che si sono succeduti non hanno provato nemmeno a risolvere la questione dell’ergastolo cautelare di Patrick Zaki, così come non si sono imposti per ottenere verità e giustizia per Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano torturato e ucciso dai servizi egiziani. Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini del governo Draghi, ricordiamo, riaffermò il ruolo dell’Italia come fornitore del governo di Al-Sisi, celebrando l’Egypt Defense Expo: c’era anche l’Italia fra i 400 espositori internazionali accorsi in Egitto per vendere armi a capi di Stato e contractor. Il principale sponsor della fiera d’armi egiziana era la holding della cantieristica nazionale Fincantieri S.p.a., controllata per il 71,6% dallo Stato italiano tramite la Cassa Depositi e Prestiti. Tra i clienti di Fincantieri c’è proprio l’Egitto del dittatore-generale Al-Sisi. Immancabile alla fiera del Cairo la presenza di Leonardo (ex Finmeccanica), controllata per il 39% dal Ministero dell’economia e delle finanze. Da quel mondo viene il ministro Crosetto, mentre l’ex ministro Minniti ne è oggi top manager. Gli affari e la vendita delle armi, per questa classe politica italiana, vengono prima dei diritti umani.
Ma non la pensano così tantissimi cittadini e sono decine i Comuni di cui Patrick è cittadino onorario con deliberazioni trasversali. Come cittadini ora alziamo la voce.

18/07/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da Left

Simona Maggiorelli