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La Romagna alluvionata dimenticata e senza fondi

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COMMENTI. Con Figliuolo tutto tace. Non piove più, ora incombe la siccità. E la somma destinata dal governo Meloni non copre neanche la metà delle spese previste nella lista di Bonaccini

Ma dov’è finita la Romagna e la tragica alluvione che ha messo in ginocchio la sua popolazione? Da quando è stato nominato il commissario, il generale Figliuolo, non se ne parla più, non si trova neppure un piccolo trafiletto nelle pagine interne dei giornali, né qualche commento in coda ai telegiornali. Il commissario Figliuolo sembra il classico comandante senza esercito.

L’ultima notizia è che il presidente della regione Bonaccini gli ha consegnato la lunghissima lista dei danni, elaborata dai sindaci delle città colpite, per lo più molte case da rimettere a posto o ricostruire, strade da riparare, argini da rinforzare, casse di espansione in cui laminare le prossime piene, frane da contenere e tanti rimborsi ad agricoltori, allevatori e industrie colpite dalle acque. Da un rapido calcolo i conti però non tornano perché la somma che il governo Meloni ha messo a disposizione di Figliuolo sembra non riesca a coprire neanche la metà delle spese previste in quella lista. A ben guardare non è questo però il problema principale. Ritardi e risorse scarse si sono viste in tutte le ricostruzioni, anzi in alcune fra le più antiche, come quella del terremoto del Belice c’è ancora gente che vive nei container.

É prevedibile quindi che il generale si farà sentire e il governo Meloni troverà altre risorse, così con un po’ di ritardo, la Romagna tornerà quella di prima, un poco inquinata ma fiorente. L’interrogativo che mette ansia è se sarà anche un territorio meno fragile. Ovviamente il governo dirà di si. Questa però è solo propaganda altra cosa è la realtà

Cosa si intende quando si parla di sicurezza, rispetto a cosa la si calcola? Il governo ad esempio esclude i cambiamenti climatici e scommette sulla eccezionalità di ciò che è successo, cioè calcola che i tempi di ritorno di un evento come quello che c’è stato in Romagna sono centenari. Non è un azzardo è un errore grave. L’emergenza in Romagna, in realtà continua, anzi investe l’intero paese. Non piove più, ora il dramma è tornato ad essere la siccità. La Romagna e con lei l’Italia intera, sono investite da un’ondata di calore con temperature eccezionali che seccano le falde e prosciugano i fiumi, bruciando quel po’ di prodotti agricoli che in Romagna erano sopravvissuti all’alluvione, oltre ad aggiungere nuove sofferenze ad una popolazione che ha appena finito di spalare fango dalle proprie case.

Questo alternarsi di alluvioni e siccità non viene affrontato come parte del medesimo problema, ci si rifiuta cioè di cogliere e agire di conseguenza che all’origine di entrambi i fenomeni c’è il cambiamento climatico. Il governo questa correlazione fra ondate di calore e bombe d’acqua la nega. Non lo fa per ingenuità o ignoranza, ma per scelta consapevole perché nega l’esistenza del cambiamento climatico. Per mettere in sicurezza il paese non solo la Romagna, servono ben altre politiche. Non basta anzi è dannoso ricreare la situazione precedente alla catastrofe è più utile ed efficace adattare il territorio ai ricorrenti eventi estremi che il cambiamento climatico produce e soprattutto a fare scelte per mitigarne la corsa. Entrambe però sono decisioni che colpirebbero interessi potenti che invece si vuole difendere, quelli ad esempio che si oppongono ad un nuovo modello energetico rinnovabile e pretendono un paese ancora dipendente dal gas.

Fra i più solerti protagonisti di questo negazionismo del riscaldamento globale non manca il sistema mediatico italiano, quasi tutto pilotato dalle destre. Basta un titolo di uno di questi giornali per rendersene conto: “Fa caldo è solo estate”. Anche questi mesi bollenti rientreranno fra gli eventi eccezionali con tempi di ritorno secolari.

Bisogna ammettere che stenta a manifestarsi nel paese e purtroppo anche nella disastrata Romagna una opposizione a questo modo di procedere. È importante che la segreteria del nuovo PD si sia riunita in Romagna insieme ai sindaci dei paesi colpiti ma l’iniziativa e soprattutto cosa ha deciso è stata pressoché ignorata da giornali e televisioni. Stenta cioè a manifestarsi la consapevolezza di una alternativa possibile e forse manca fra la popolazione una informazione adeguata per capire che l’unica cosa straordinaria di tutti questi eventi che colpiscono le loro possibilità di futuro è la scelta calcolata del governo di esporre il paese a rischi gravi per difendere gli interessi e il potere di poche grandi aziende. Continua cioè a prevalere l’idea che il cambiamento climatico sia un problema del domani e non una terribile attualità con cui fare i conti oggi.

21/07/2023

Abbiamo ripreso l'articolo

da Il Manifesto

di Massimo Serafini