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“A Caivano non bisogna mandare l’esercito ma investire in cultura”. Parla l’ex sindaco di Napoli, De Magistris: “Solo la scuola può salvare i giovani”

“A Caivano non bisogna mandare l’esercito ma investire in cultura”. Parla l’ex sindaco di Napoli, De Magistris: “Solo la scuola può salvare i giovani”

“A Caivano non bisogna mandare l’esercito ma investire in cultura”. Parla l’ex sindaco di Napoli, De Magistris.

Prima le violenze a Caivano, poi l’omicidio del giovane musicista napoletano. Luigi De Magistris, ex sindaco di Napoli, cosa sta succedendo in Campania?
“Credo che la domanda giusta sia: che cosa sta succedendo in Italia. Personalmente ritengo che da tempo assistiamo a una violenza che va oltre anche quanto criminalmente necessario per commettere un delitto. Assistiamo quotidianamente a episodi di violenza inaudita e diffusa che dilagano nelle grandi città. Un fenomeno complesso che credo debba essere messo in relazione a un profondo sbandamento, soprattutto giovanile, e anche al periodo post-Covid con i suoi due anni che hanno avuto un impatto devastante sul piano del disagio, della devianza e dell’esclusione scolastica. Non meno importante è l’aspetto dei social dove anche il carnefice diventa il protagonista da emulare. Fatto questo quadro generale ed entrando nel merito dei casi di Caivano e Napoli, ci tengo a fare notare che sono due casi diversi. Per quanto riguarda Caivano, parliamo di una zona dove il tasso di criminalità è altissimo e dove da sempre si verificano episodi gravissimi, uno su tutti quello di qualche anno fa quando una bambina è stata lanciata da un balcone. Un territorio noto per essere una delle principali piazze di spaccio d’Italia, in cui lo Stato fa fatica ad entrare, e dove uno dei presidi più importanti è quello della scuola. Lo so bene perché da sindaco metropolitano ci sono andato spesso presso l’istituto scolastico Morano e ho portato a termine diverse iniziative per risollevare quel territorio e per combattere lo sbandamento sociale. Diversa la situazione a Napoli dove da tempo, nel silenzio generale e davanti all’inadeguatezza di numerosi vertici istituzionali locali in materia di prevenzione e sicurezza, vediamo riaffermarsi sempre di più la criminalità comune ed organizzata. Pensi che su piazza Municipio, il luogo su cui affaccia il balcone del sindaco e che sta a 100 metri dalla prefettura e dalla questura, negli ultimi tempi ci sono stati risse, l’incendio di un’opera d’arte e l’omicidio del giovane musicista. A Napoli la situazione sta sfuggendo di mano”.

Dopo l’uccisione del ragazzo, il padre della vittima ha detto di voler lasciare Napoli perché “la città è irrecuperabile”. È davvero così?
“Il genitore del ragazzo è una persona molto stimata, nonché un uomo di cultura. Nella sua intervista ha sollevato anche un altro tema che mi interessa mettere in risalto ossia quello della spettacolarizzazione della criminalità nelle fiction e nei film. Io credo che abbia ragione e che certe produzioni hanno creato modelli sbagliati, raccontando solo il male e mai il bene, che hanno prodotto e stanno producendo effetti devastanti soprattutto nei più giovani. Tornando alla frase sulla sua intenzione di andare via da Napoli, un pensiero assolutamente comprensibile per un padre che ha perso un figlio in modo brutale e per mano di un carnefice che a sua volta è vittima di un sistema malato, non posso che dispiacermene perché negli anni in cui ho fatto il sindaco ho dimostrato che si può salvare questa città puntando proprio sulla cultura. E quel ragazzo è un po’ il figlio di quella nostra stagione straordinaria di riscatto che ha permesso anche il ritorno in città di persone che mancavano da tempo e che hanno investito nel turismo, nel commercio e nella cultura. Un patrimonio che stiamo perdendo e per il quale sono molto critico nei confronti dell’atteggiamento poco autorevole da parte del sindaco e di altre figure istituzionali locali. Tanto per farle capire, a Napoli da un anno e mezzo manca il procuratore della Repubblica. Ma le sembra normale? Poi ci sorprendiamo se assistiamo a una serie di fenomeni criminali mai visti, uno su tutti quando dei tifosi di una squadra tedesca hanno messo a ferro e fuoco la città, con gravi responsabilità dei vertici preposti alla sicurezza della città”.

Giovedì la premier è andata a Caivano per rilanciare il progetto di una palestra della legalità e un presidio delle forze dell’ordine…
“Trovo apprezzabili le visite che il presidente del Consiglio ha fatto, inclusa quella a Caivano. Tuttavia faccio notare che fino ad ora tutte le sue visite non hanno prodotto risultati concreti. A Cutro è arrivata in ritardo e dopo ha fatto un decreto che non ha di certo migliorato la situazione. Anzi. In Emilia-Romagna un’altra visita tra fango e strette di mano, ma tutti i soldi promessi fino ad ora non sono arrivati. A Caivano prima ha parlato di un fallimento dello Stato, una frase ingenerosa per chi ogni giorno lì si impegna a difesa dello Stato, e dopo ha parlato di ‘bonifica’ del territorio quando avrebbe fatto bene a parlare di scuola, istruzione e presenza di forze di polizia sul territorio. Dobbiamo capire che la ricetta non può essere la militarizzazione della zona proposta da De Luca ma una presenza capillare di forze di polizia, un’azione della magistratura più efficacie e bisogna investire sulle scuole, sugli impianti sportivi e altri servizi”.

Davanti a tutte queste emergenze come si sta muovendo la Regione?
“Sul tema strettamente criminale la Regione non ha competenza, ma ha voce in capitolo sulle risorse. In tal senso la presidenza De Luca si è caratterizzata soprattutto per le forti sforbiciate nei confronti dei servizi per i territori, togliendo fondi al trasporto pubblico e disarticolando i presidi di salute pubblica inclusi quelli psicologici che sono delle sentinelle sul disagio sociale. Ha fatto poco e fino ad ora si è limitato a sparate come quella sulla militarizzazione di Caivano. Così non va”.

Ci dica la verità, in che stato versano Napoli e provincia rispetto a quando ha lasciato la guida della città?
“La Napoli che ho amministrato era una città viva e vivace. Certo la Camorra c’era ancora ma non dominava più. La gente partecipava, riempiva le piazze ed era entusiasta perché la cultura aveva dato a tutti un’occasione di riscatto. Parliamo di un’età dell’oro in cui eravamo diventati la prima meta turistica e la città che registrava la maggior crescita nel settore della cultura. Una situazione del tutto antitetica a quella che sta vivendo oggi Napoli, dove manca anima e visione, dove sta venendo a mancare concretezza amministrativa e perfino un’idea di città e un serio impegno nel contrastare il crimine. In questi ultimi due anni chi ha vissuto la città ha visto che si sta tornando indietro e che è sempre più proponderante e dominante l’occupazione criminale”.

Dopo lo scudetto inatteso, tanti parlavano di rinascita della città. Il riscatto c’è stato?
“Il riscatto di Napoli c’è stato e quello scudetto, che ha fatto seguito a quello della cultura e del turismo, ha dimostrato che siamo una città vincente. Quello che fa male è che stiamo disperdendo tutti i traguardi raggiunti negli anni passati a causa dell’incompetenza degli amministratori pubblici”.

Eppure recuperare Napoli, strappandola alla Camorra, significa risollevare il Sud. Crede che il governo in tal senso si stia muovendo nella giusta direzione?
“C’è un evidente attacco del governo e della maggioranza al Mezzogiorno. L’eliminazione del Reddito di cittadinanza, l’autonomia differenziata e la sforbiciata di risorse sul Pnrr con cui sono stati tagliati molti progetti per il Sud, sono la prova di questo atteggiamento e dimostrano come questo esecutivo non è quello della destra sociale ma è il governo dei poteri forti che vogliono anche disarticolare ogni rinascita del Mezzogiorno”.

02/09/2023

da La Notizia

di Davide Manlio Ruffolo