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Quanti morti servono per istituire il reato di omicidio sul lavoro?

Quanti morti servono per istituire il reato di omicidio sul lavoro?

Incredibile ma vero, è accaduto di nuovo! L’esplosione alla Esplodenti Sabino di Casalbordino, che ha causato 3 morti, sembra un film horror già visto: nel 2020, in un’altra deflagrazione, avevano perso la vita altrettanti lavoratori e nel passato vi erano state altre situazioni simili con morti e feriti gravi. Si era detto “mai più” invece ci risiamo. I lavoratori pagano con la vita un sistema di controlli che non funziona, che non previene e che non punisce chi li manda al massacro.

Non dimentichiamo che un altro lavoratore di un’azienda dello stesso settore, nel Teramano, ha perso la vita nel mese di febbraio e che la conta dei morti in Abruzzo aumenta di anno in anno.

Ribadiamo che la politica deve intervenire e crediamo, come abbiamo proposto a tutti i gruppi consiliari regionali in occasione dello sciopero generale del 2 dicembre scorso, che è necessario potenziare gli organici degli enti di controllo delle ASL e attuare una loro riforma profonda per non lasciare scampo a chi non rispetta le regole.

Alle aziende che violano le leggi sulla sicurezza va sospesa l’attività e vanno previsti dei controlli stringenti periodici: meglio lavoratori cassintegrati che morti.

Ribadiamo con forza che bisogna introdurre un reato specifico nella legislazione: il reato di omicidio sul lavoro. La politica “chiagne e fotte”, come si dice a Napoli, ma sulla sicurezza non fa nulla. Per questi motivi, USB e Rete Iside, hanno lanciato la campagna di raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare che istituisce questo reato e per mettere il Parlamento italiano di fronte alle proprie gravi responsabilità.

Basta con le interviste piene di costernazione da parte dei politici, non più credibili, e basta anche con le finte rimostranze di Cgil, Cisl e Uil.

Quanti morti servono per comprendere che bisogna intervenire in modo radicale?

Quanto sangue deve scorrere per comprendere che gli attuali strumenti non bastano a fermare la sequela di morti ammazzati sul lavoro?

Chiederemo formalmente al Prefetto di Chieti e alle altre Prefetture una convocazione immediata e l’istituzione di una commissione permanente sulla sicurezza che abbia interlocuzioni con la politica che ha il dovere di agire di fronte a questa mattanza (nel 2023, a oggi, sono 46 i morti di lavoro in Abruzzo, 823 in tutta Italia) .

Se i lavoratori muoiono il minimo è che i responsabili vadano in galera.

14/09/2023

Coordinamento USB