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La sconfitta americana di Zelensky

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L’accoglienza tiepida del Congresso Usa, stanco di sostenere i costi della guerra in Ucraina e il dietrofront della Polonia sulle armi per calcoli elettorali. Per Zelensky ieri in America è stato il giorno più difficile dall’inizio dell’invasione russa.
‘C’eravamo tanto armati’ il titolo ironicamente amaro sul Manifesto. ‘Zelensky, il giorno più difficile’, e solo Biden resta al suo fianco. Annunciati nuovi aiuti, ma stavolta la Casa bianca dovrà pagare il conto con i suoi fondi.

      

Gli Abrams polacchi che non arriveranno a Kiev

Zelensky, il giorno più difficile

Solo nove mesi fa Volodymyr Zelensky veniva accolto al Congresso degli Stati Uniti come un eroe e con una standing ovation bipartisan, ci ricorda Marina Catucci. Allora il supporto Usa all’Ucraina era l’unico tema che metteva d’accordo repubblicani e democratici, «ma ora l’incantesimo si è rotto, e la visita del presidente ucraino a Washington ha evidenziato il montare dello scetticismo sui costi che il continuo sostegno degli Stati Uniti a Kiev comporta». Il presidente ucraino che certo aveva colto l’aria molto più problematica che tirava, prova a chiedere un altro discorso congiunto al Congresso, ma McCarthy ha negato la richiesta: «Non abbiamo tempo per una sessione congiunta, e poi ne ha già avuta una l’anno scorso».

«Quello di ieri per Zelensky, dal punto di vista diplomatico, è stato uno dei giorni più difficili da quando è iniziata l’invasione russa, e ha dovuto incassare le porte chiuse dei repubblicani che non intendono aderire alle promesse di Joe Biden che vorrebbe stanziare un pacchetto da 24 miliardi di dollari per nuovi aiuti militari e finanziari all’Ucraina».

‘America First’ sempre, anche per l’Ucraina

Lo speaker (il presidente) della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, non ha usato mezzi termini: «Dobbiamo prenderci cura delle esigenze fiscali qui in America. Sono disponibile a dare un’occhiata (alla richiesta). Ma una cosa che so per certo è che con 10mila persone che hanno appena attraversato il confine (dal Messico) abbiamo i nostri problemi, e il nostro presidente pensa solo all’Ucraina». ‘Biden pensa solo all’Ucraina’, ed è accusa pesante in piena campagna per le presidenziali Usa. Perché Biden può anche promettere di aiutare Kiev «per tutto il tempo necessario», ma alla fine è il Congresso ad avere l’ultima parola e il controllo sull’assistenza militare e finanziaria sull’Ucraina. E i repubblicani al Congresso fanno sapere «di non essere propensi a mettere in agenda l’approvazione del pacchetto da 24 miliardi di dollari di aiuti all’Ucraina entro la fine dell’anno».

Freddo anche a livello militare

Ma il raffreddamento generale del supporto all’Ucraina si è avvertito anche a livello militare. Dopo i leader del Congresso, Zelensky si è incontrato nuovamente con i vertici militari del Pentagono, accolto dal Segretario alla Difesa Lloyd Austin, che questa volta lo ha salutato senza la consueta banda cerimoniale e la fanfara tipici di una visita di alto livello. E anche in questo caso, segnali evidenti arrivati a Kiev, col loro presidente questuante che il giorno prima degli incontri con i generali, aveva dichiarato in Senato: «Se non riceviamo gli aiuti, perderemo la guerra».

Casa Bianca sempre più sola

Dalla parte di Zelensky resta la Casa Bianca. I soliti ‘funzionari anonimi’ che –su preciso mandato-, fanno ‘trapelare’ che l’amministrazione Biden aveva in programma un nuovo pacchetto di aiuti in armi per altri 325 milioni di dollari, con la cosiddetta ‘presidential drawdown assistance’, che non ha bisogno del benestare del Congresso. Mentre Il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan si affretta a dichiarare alla stampa che nel nuovo invio di armi non ci saranno i missili ‘Atacms’, che hanno una gittata di 300 chilometri e la possibilità di cambiare la traiettoria in volo per non essere intercettati. E che sarebbero in grado di colpire obiettivi anche in profondità in territorio russo. Insomma, la guerra diretta con la Russia per l’Ucraina non si farà.

‘Pacifismi’ elettorali anche in Polonia

Vi avevano già informato ieri. La controffensiva militare ucraina impantanata e il nemico russo al confine tutt’altro che indebolito, cambiamo lo scenario militare baltico. Ma anche la guerra del grano che alimenta la rabbia degli agricoltori polacchi inferociti dal dumping e, soprattutto, le imminenti elezioni per il rinnovo del Parlamento del 15 ottobre, ribadisce Sebastiano Canetta. E la Gazeta Wyborcza, il più diffuso quotidiano polacco, denuncia: «Il partito di governo e i suoi leader (Kaczynski, Morawiecki e Duda) alimentano lo scontro con Kiev aizzando i sentimenti anti-ucraini soprattutto fra i contadini. In questo modo la relazione bilaterale con Kiev sta tornando al livello del pessimo rapporto di prima della guerra».

Ucraina sempre più sola, spinta a trattare

D’ora in poi Varsavia invierà alle forze armate ucraine solamente gli stock bellici già concordati prima di interrompere l’invio anche delle munizioni oltre ai sistemi d’arma.

Fine del ‘contratto politico della Polonia con l’Ucraina quando il fronte occidentale era compatto con qualche esitazione solo da parte tedesca e francese. Ieri il dietro-front dello Stato che vanta l’«amicizia particolare» con gli Usa e rappresenta il principale hub della Nato in Europa.  

21/09/2023

da Remocontro

rem