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50 miliardi cinesi all’Africa, difficile dare-avere che non sia soprattutto prendere

50 miliardi cinesi all’Africa, difficile dare-avere che non sia soprattutto prendere

Il tanto atteso discorso di Xi Jinping  al Forum per la cooperazione Cina-Africa non  ha deluso le aspettative. Il presidente cinese ha annunciato che nei prossimi tre anni Pechino destinerà finanziamenti per 360 miliardi di yuan (oltre 50 miliardi di dollari) a progetti per la modernizzazione in Africa. Le relazioni tra Cina e Africa “sono al punto più alto della loro storia” vanta Partito Comunista

Prestiti, aiuti, e investimenti privati a tutto campo

Obbiettivo di finanziare oltre 100 progetti infrastrutturali con soldi di provenienze diverse: 29,6 miliardi di prestiti, 11,3 miliardi di aiuti e 9,9 miliardi di investimenti privati. Da notare che un miliardo di yuan sarà destinato all’addestramento di militari e agenti di polizia africani, aprendo ulteriormente le porte delle proprie accademie agli ufficiali del continente. Con la Nigeria, in particolare, ci sarà cooperazione anche sui servizi di intelligence per combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.

Un po’ di tutto, un po’ ovunque

Gli investimenti riguarderanno il settore delle infrastrutture in Kenya, l’agricoltura in Zimbabwe, trasporto ferroviario in Tanzania ed energia solare in Zambia. Il piano cinese punta molto sull’industria tecnologica verde e Xi ha annunciato 30 progetti legati all’energia pulita, compreso lo sviluppo del nucleare ‘pulito’. Auto elettriche, pannelli solari e turbine eoliche vanno nella direzione della compensazione del deficit energetico dovuto al fenomeno della siccità di cui soffrono molte aree del continente.

Tecnologie di sorveglianza e di comunicazione

Un altro capitolo è destinato alle tecnologie di sorveglianza, infrastrutture di rete e televisioni satellitari. Con tanto di distribuzione di contenuti che andranno a fare concorrenza alla massiccia programmazione indiana di Bollywood che in Africa va per la maggiore. Con questo il piano cinese tende a rafforzare anche il suo ‘soft power’, arma necessaria a tutte le grandi potenze che intendono estendere la propria influenza su un continente.

La potenza dell’Impero

Al di là della declamata retorica con cui viene presentato il piano d’investimento, è sempre più evidente la longa manus di una potenza imperiale. Lo ha lasciato intendere con parole chiare il Sudafrica, non a caso il paese meno dipendente da Pechino. Il suo presidente Ramaphosa ha invitato la Cina a “ridurre il deficit commerciale e affrontare la questione della struttura dei nostri rapporti commerciali”. Perché l’Africa è inondata di prodotti made in China a fronte di economie locali che faticano ad esportare. Ecco perché, nel secondo punto del suo discorso, Xi Jinping  ha menzionato la politica «zero tariffe» per i prodotti dei 33 paesi emergenti africani. Ma non si è impegnato ad aumentare gli scambi commerciali tra Cina e Africa che attualmente superano i 300 miliardi di dollari. La politica economica cinese dell’accumulo di avanzi commerciali si dimostra sempre più destabilizzante anche per i paesi cosiddetti ‘ in via di sviluppo’.

L’insuperata questione del debito

Altro rischio per i paesi africani di rimanere stretti nella morsa del gigante cinese è la solita, diremmo atavica, questione del debito. Un esempio per tutti, il Kenya. Ci sono due grandi infrastrutture: la ferrovia che collega la capitale Nairobi al porto di Mombasa, finanziata in particolare dalla Export-Import Bank of China (Exim bank). L’altra è l’autostrada Rironi-Mau Summit-Malaba, che secondo i media kenioti dovrebbe costare 1,2 miliardi di dollari. Xi Jinping ha promesso di aprire il mercato cinese ai prodotti agricoli kenyoti. Peccato che due terzi del suo budget annuale serviranno al Kenya per ripagare, non tanto il suo debito, ma gli interessi. Dietro il clamore che fanno gli annunci di questi eventi c’è la realtà di un controllo e anche di una diminuzione, come avvenuto nell’ultimo anno, degli investimenti cinesi a causa delle difficoltà dei paesi africani di ripagare il loro debito.

Con una mano dai e con l’altra prendi

Insomma, la logica sembra riprodurre il tradizionale sistema delle potenze coloniali che con una mano danno e con l’altra prendono. Perché l’Africa rappresenta per Pechino un mercato strategico, anche per ridurre l’impatto delle crescenti restrizioni e tariffe occidentali con cui l’economia cinese è alle prese. La posta in palio al grande piano d’investimenti è  l’accesso privilegiato alle enormi risorse minerarie del continente. Rame, cobalto e litio, tutti cruciali allo sviluppo della tecnologia green di cui la Cina è diventata il leader mondiale.

07/09/2024

da Remocontro

Valerio Sale

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