Politica estera Israele-Palestina
Lo spostamento dei minori è avvenuto su pressione dell’ambasciata tedesca in Israele e ha causato manifestazioni e la reazione rabbiosa dei ministri Ben Gvir e Smotrich. Quest’ultimo ha definito l’operazione un “deterioramento dei valori”
68 bambini palestinesi sono stati portati via da Gaza in un’operazione condotta con l’esercito israeliano che ha scatenato le ire dei coloni e dei loro leader. Si tratta di orfani, e tutti hanno perso i genitori prima del 7 ottobre.
Si tratta di bambini e bambine gazawi tra i 2 e i 14 anni che avevano trovato rifugio nell’SOS Children’s Villages- Palestine, una struttura dedicata che opera a sud della Striscia di Gaza, a Rafah, già da diversi anni e in Palestina, a Betlemme, dal 1966. I militari li hanno scortati attraverso Israele verso Betlemme, dove ora si trovano, all’interno di un albergo. La casa di accoglienza di Gaza è una delle centinaia di strutture gestite in tutto il mondo dalla SOS Children’s Villages International, una federazione di associazioni con sede legale in Austria. Insieme a loro anche 11 dipendenti dell’organizzazione e le loro famiglie.
Secondo il rapporto trasmesso dal canale televisivo israeliano Channel 12, il centro per orfani di Rafah avrebbe improvvisamente interrotto le proprie attività, chiedendo aiuto e un intervento immediato. Tuttavia, nel comunicato rilasciato dall’organizzazione internazionale si specifica che le attività sono ancora in corso: solo pochi giorni fa, il 9 Marzo, nel suo ultimo post su X aveva lanciato una campagna di sostegno per i bambini che hanno perso le proprie famiglie. “Abbiamo lavorato attraverso canali diplomatici con tutte le autorità competenti – hanno dichiarato – per portare i bambini e gli adulti a Betlemme in Cisgiordania, dove sono arrivati sani e salvi l’11 marzo. I bambini di età compresa tra i due e i 14 anni, sono sotto la cura dei villaggi per bambini SOS, poiché avevano già perso le cure dei genitori prima della guerra. Stanno bene date le circostanze e continuano a ricevere cure e supporto psicologico dai loro curatori di fiducia”.
Lo spostamento dei minori è avvenuto su pressione dell’ambasciata tedesca in Israele e ha richiesto un coordinamento tra l’esercito israeliano, il COGAT (l’organismo israeliano che si occupa delle attività governative e amministrative nei Territori palestinesi occupati) e l’Autorità Nazionale Palestinese. Nella dichiarazione ufficiale l’ambasciata ha tenuto a precisare che si tratta di una “misura temporanea per allontanare i bambini da un grave pericolo, non è un tentativo di ricollocarli in modo permanente”. L’ambasciatore, Steffen Seibert, ha anche chiarito che “la Germania continua a sostenere Israele nella sua lotta contro Hamas e continua a lavorare per il rilascio di tutti gli ostaggi”.
Il Gabinetto di sicurezza del governo non è stato avvisato preventivamente e l’operazione è avvenuta all’insaputa del Ministero della sicurezza nazionale. E proprio Itamar Ben Gvir, insieme al Ministro delle finanze Bezalel Smotrich ha riservato parole infuocate al governo, definendo la scelta un “deterioramento dei valori”: “Ogni misericordia verso i crudeli finisce per essere crudele verso i misericordiosi. Deterioramento dei valori. Chiedo al Primo Ministro chiarimenti su chi ha dato questo ordine immorale e con quale autorità mentre i nostri figli e i figli dei nostri figli sono tenuti prigionieri dal nemico”.
“In guerra, si deve schiacciare il nemico e non essere sempre moralisti“, ha detto Ben Gvir. “Non è così che opera un Paese che mira alla vittoria totale“.
Secondo The Times of Israel gli autobus con i bambini e un numero imprecisato di caregivers sono usciti da Gaza attraverso il valico di Rafah e hanno percorso la lunga via verso il sud, fino al valico di Taba, vicino Eilat. Da lì sono stati poi scortati, ieri, dall’esercito dentro Israele fino alla Cisgiordania occupata. All’altezza di Gush Etzion, un grande blocco che comprende diverse colonie israeliane d’insediamento nei Territori palestinesi, alcuni coloni hanno tentato di bloccare il passaggio per evitare che gli autobus arrivassero a Betlemme. Il tentativo di blocco è avvenuto in risposta all’appello di uno dei leader dei coloni, Shlomo Ne’eman, che ha dichiarato: “Forniamo sempre più gesti caritatevoli e ci assicuriamo che gli aiuti vengano trasferiti a un gruppo di assassini, quando cittadini innocenti tra cui donne, bambini, anziani e malati sono trattenuti da queste persone malvagie”.
I bambini e le bambine rimasti orfani a Gaza sono almeno 19.000 secondo i dati dell’UNICEF. Circa 12.900 sono stati uccisi. L’SOS Children’s Villages – Palestine aveva dichiarato, due mesi dopo l’inizio degli attacchi, il 21 novembre 2023, che diversi bambini, ragazzi e genitori legati al programma erano stati uccisi dai bombardamenti e che la preoccupazione per l’incolumità del proprio personale era molto alta, soprattutto dopo che due alloggi utilizzati dall’associazione internazionale erano stati completamente distrutti dalle bombe.
13/03/2024
da Pagine esteri
di Eliana Riva