Blinken preannuncia il piano Usa per il futuro di Gaza: "Israele accetti una roadmap per la creazione di uno Stato di Palestina. Striscia gestita dall'Anp insieme all'Onu"
La tregua è vicina, anzi. Così vicina non lo è mai stata, ha detto Joe Biden. Anche Hamas, dicono funzionari israeliani, ha accettato i termini per un cessate il fuoco e il rilascio di alcuni ostaggi. Nel giorno in cui è in corso in Qatar l’ultimo round di colloqui, e dopo le dichiarazioni del segretario di Stato americano Antony Blinken e le indiscrezioni dei media israeliani, mancherebbe solo il via libera da parte di Hamas. Conferme anche dal Jihad Islamico che ha inviato una delegazione a Doha “per chiudere l’accordo”. Le notizie sui termini, quindi, si rincorrono e non sempre combaciano, ma tutte le fonti sono d’accordo su un punto: l’accordo sembra ormai essere cosa fatta. Sulla tempistica non c’è alcuna certezza, anche se Netanyahu ha convocato per martedì sera una riunione d’urgenza con i vertici della sicurezza per esaminare i termini dell’accordo: “Sono pronto per un cessate il fuoco prolungato a condizione che tutti i rapiti vengano rilasciati – ha dichiarato – È questione di giorni o ore. Aspettiamo la risposta di Hamas e poi può iniziare subito”. “Siamo vicinissimi” a un accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi a Gaza, ha ribadito il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con la stampa estera a Washington. La speranza, ha aggiunto il funzionario, è che l’accordo sia concluso “prima della fine del nostro mandato“, quindi entro la settimana.
All’interno del governo israeliano c’è però chi si oppone alla tregua: il ministro della Sicurezza Nazionale israeliano ed esponente dell’estrema destra, Itamar Ben Gvir, ha infatti invitato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich – leader del partito nazionalista Sionismo Religioso che si è definito “omofobo, razzista e fascista” – a unirsi a lui per impedirla. “Propongo di andare insieme dal primo ministro Netanyahu e informarlo che se approva l’accordo ci dimetteremo dal governo”, ha detto Ben Gvir secondo Times of Israel, “sottolineo che anche se ci opponiamo, non faremo cadere il primo ministro, ma questa cooperazione è il nostro unico modo per impedire l’accordo di resa e garantire che la morte di centinaia di soldati non sia stata vana”.
Cosa prevede l’accordo- Associated Press riferisce che secondo la bozza d’intesa visionata dai propri giornalisti Israele rilascerà 50 detenuti palestinesi per la liberazione di ognuna delle 5 soldatesse in ostaggio a Gaza. Fonti vicine a Hamas hanno riferito che l’accordo di tregua a Gaza include il rilascio di circa “mille prigionieri palestinesi“. Mentre Bbc parlava del rilascio di tre ostaggi da parte di Hamas nel primo giorno di attuazione del piano, a cui seguirà il ritiro delle forze israeliane (Idf) dalle aree popolate di Gaza. La fonte dell’emittente britannica è un funzionario palestinese, secondo il quale dopo una settimana Hamas dovrebbe rilasciare altri quattro ostaggi e Israele dovrebbe iniziare a consentire agli sfollati nel sud della Striscia di tornare verso nord.
Il piano Usa per Gaza – A confermare che manca solo il via libera di Hamas per siglare l’intesa è il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che è intervenuto all’Atlantic Council di New York. “La palla ora è nel campo di Hamas”, ha detto prima di passare a illustrare alcuni punti salienti del piano americano per la Striscia. Obiettivi tutt’altro che semplici da raggiungere, però. Israele, ha spiegato, deve accettare un percorso verso la creazione di uno Stato palestinese “legato a un calendario e basato su condizioni”. Perché dovrebbe farlo? Perché questo favorirebbe anche la normalizzazione dei rapporti con i sauditi, il “miglior incentivo” per Tel Aviv.
C’è poi la questione della gestione di Gaza. Come dichiarato più volte da Israele e ripetuto anche dall’alleato americano, Hamas non può più governare la Striscia. Per questo Blinken propone che a gestire l’enclave sia l’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) insieme alle Nazioni Unite: “Crediamo che l’Autorità Nazionale Palestinese dovrebbe invitare i partner internazionali ad aiutare a stabilire e gestire un’amministrazione provvisoria con la responsabilità dei settori civili chiave a Gaza”, ha aggiunto il segretario di Stato. Un’ipotesi che, però, si scontra con la volontà di Hamas, unica vera entità radicata nella Striscia di Gaza.
I familiari degli ostaggi – Martedì si è tenuto anche un nuovo incontro tra i familiari degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e Netanyahu. Alle famiglie è stato detto che l’accordo potrebbe essere firmato “entro poche ore“. Il premier si è impegnato a riportare a casa tutti gli ostaggi. Tuttavia, le famiglie hanno sottolineato che “le parole non bastano”. All’incontro non hanno partecipato però i parenti degli ostaggi deceduti che hanno protestato per essere stati esclusi: “Siamo in una situazione in cui 33 ostaggi vengono rilasciati, ma non abbiamo chiarezza sulla sorte degli altri”, ha affermato Eli Shtivi, padre di Idan Shtivi, assassinato e rapito il 7 ottobre. “Stiamo abbandonando 70 ostaggi. Mi sento abbandonato e così tutti gli ostaggi e le famiglie lasciate fuori da questa fase del processo. A mio parere, è una vergogna e un’umiliazione”.
Il passaggio di consegne all’inviato di Trump in Medio Oriente – Secondo Trump l’accordo dovrebbe essere finalizzato entro il fine settimana. “Ho capito che c’è stata una stretta di mano e che lo stanno portando a termine”, ha detto il presidente eletto in un’intervista a Newsmax, “ma deve avere luogo”. Non si è dilungato oltre. Oggi in ogni caso è previsto in Qatar il “round finale” di colloqui per la tregua di Gaza e la liberazione degli ostaggi per “finalizzare i dettagli rimanenti dell’accordo”. Ai colloqui sono attesi i capi delle agenzie di intelligence israeliane, gli inviati per il Medio Oriente dell’amministrazione americana entrante e uscente e il primo ministro del Qatar. “I mediatori terranno colloqui separati con Hamas“, scrive Afp. Ieri, una fonte a conoscenza dei colloqui ha dichiarato che ci sono stati “progressi significativi sui punti ancora irrisolti” dei negoziati in Qatar, che hanno portato alla presentazione di una nuova proposta “concreta” alle parti. La fonte ha aggiunto che c’è stata una risposta iniziale “positiva” da entrambe le parti. Quanto agli inviati americani, quello di Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, si trova nella regione e negli ultimi giorni ha incontrato funzionari israeliani e del Qatar. Si sta coordinando con l’inviato uscente di Joe Biden per il Medio Oriente, Brett McGurk, che si trova a Doha da diversi giorni. A sostenere l’importanza dell’inclusione di Witkoff nell’ultima tornata di colloqui è lo stesso Blinken, perché se si riuscirà a raggiungere un cessate il fuoco a Gaza, spetterà in parte alla squadra di Trump assicurarsi che sopravviva. “Penso che Steve Witkoff sia stato un partner eccezionale in questo e anche il Presidente eletto Trump ha chiarito che vuole che questo accordo vada avanti, e che vada avanti prima del 20 gennaio”, ha detto Blinken in un’intervista a Msnbc. “Tutti vogliono sapere, ed è molto utile che Steve ne faccia parte, che l’amministrazione Trump continuerà a sostenere l’accordo che il Presidente ha messo sul tavolo e che abbiamo negoziato”, ha aggiunto Blinken, “quindi creare questa fiducia con la partecipazione di Steve Witkoff, credo sia stato fondamentale”.
14/01/2025
da Il Fatto Quotidiano