La decisione della Corte d’appello di Roma di rispedire in Italia i 43 migranti trattenuti nel centro di Gjader, in Albania, rappresenta un’ulteriore battuta d’arresto per la politica migratoria del governo Meloni. Questo è il terzo rifiuto da parte dei giudici di convalidare il trattenimento dei richiedenti asilo nei centri albanesi, evidenziando le difficoltà legali e procedurali dell’accordo Italia-Albania.
I punti chiave della vicenda:
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La decisione della Corte d’appello di Roma:
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I giudici hanno deciso di non convalidare il trattenimento dei 43 migranti, ritenendo che non fosse possibile rispettare il termine di 48 ore previsto per la convalida. Di conseguenza, hanno disposto la liberazione dei trattenuti e il loro ritorno in Italia.
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La Corte ha inoltre rimesso gli atti alla Corte di giustizia europea, che dovrà esprimersi sul concetto di "Paese sicuro" entro il 25 febbraio.
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Il contesto dell’accordo Italia-Albania:
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L’accordo prevedeva il trasferimento di migranti in Albania per alleggerire la pressione sui centri di accoglienza italiani. Tuttavia, il protocollo non consente di lasciare liberi sul territorio albanese i migranti trasferiti, il che rende difficile gestire le richieste di asilo in modo conforme alle normative europee.
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Dei 49 migranti inizialmente trasferiti in Albania, 6 erano già stati riportati in Italia per motivi legati a minorenni, vittime di tratta o necessità di ulteriori approfondimenti.
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Le reazioni politiche:
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Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha criticato duramente il governo, definendo i centri albanesi un "clamoroso fallimento" e accusando il governo di sprecare risorse pubbliche e di non rispettare le leggi e le sentenze europee.
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Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha invece attaccato la magistratura, sostenendo che si tratti di un "boicottaggio" delle politiche di sicurezza del governo e invitando a proseguire con il piano nonostante le difficoltà.
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Le implicazioni future:
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La decisione della Corte d’appello di Roma e il rinvio alla Corte di giustizia europea potrebbero avere ripercussioni significative sulla politica migratoria italiana. Se la Corte Ue dovesse esprimersi negativamente sul concetto di "Paese sicuro" o sull’accordo con l’Albania, il governo potrebbe trovarsi costretto a rivedere completamente la sua strategia.
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Questo caso evidenzia anche le tensioni tra il governo e la magistratura, con accuse reciproche di ostacolare rispettivamente le politiche di sicurezza e i diritti fondamentali.
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Conclusioni:
La vicenda dei 43 migranti rispediti in Italia è un esempio delle complessità legali e politiche che caratterizzano la gestione dei flussi migratori. Mentre il governo Meloni insiste sulla necessità di soluzioni come i centri albanesi per contrastare l’immigrazione clandestina, le decisioni giudiziarie e le critiche dell’opposizione mettono in luce le difficoltà di conciliare queste politiche con il rispetto delle normative europee e dei diritti umani.
La prossima pronuncia della Corte di giustizia europea sarà cruciale per definire il futuro di questo approccio.
31/01/2025