Politica Italiana
“Sono molto contenta e orgogliosa, credo che oggi si possa scrivere una pagina di storia per la Sardegna“. All’1.06 di notte, dopo oltre 18 ore di spoglio elettorale, con una manciata di voti di vantaggio e un centinaio di sezioni ancora da scrutinare, Alessandra Todde si è presentata davanti alle telecamere nel suo comitato elettorale e – pur con un po’ di prudenza o forse scaramanzia – ha sostanzialmente rivendicato la vittoria delle elezioni regionali della Sardegna.
Per tutta la serata il testa a testa tra la candidata di Pd, M5s e Alleanza Verdi sinistra e il rivale, Paolo Truzzu, esponente dei partiti della maggioranza di governo, è stato serrato e con un distacco minimo: un fotofinish che probabilmente non era stato previsto nemmeno dai contendenti e che spiazza soprattutto le forze del centrodestra. Quando sono state scrutinate 1.813 sezioni su 1.844, l’ex viceministra allo Sviluppo economico Todde (M5s), candidata del cosiddetto Campo largo, sopravanza con il 45,4% il principale avversario, sostenuto dal centrodestra, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu (FdI), al 45%. Molto distante da entrambi, all’8,6%, l’ex governatore dem Renato Soru che – appoggiato da una coalizione che comprende +Europa e Azione – rischia l’esclusione dal consiglio regionale. Ipotesi, questa, già archiviata per l’esponente dei Rossomori, formazione sardista di sinistra, Lucia Chessa, al momento è accreditata dell’1 per cento dei voti validi. L’esito potrebbe diventare ufficiale nel primo mattino di martedì. Ma il risultato potrebbe essere già da ora indefinito perché in alcuni Comuni – come annuncia il deputato di Fratelli d’Italia Gianni Lampis – verrà chiesto il riconteggio. Lampis in particolare cita i Comuni di Luras (in provincia di Sassari) e Narcao (provincia del Sud Sardegna).
I numeri della giornata puniscono Truzzu – e in modo particolare nella città che amministra -, candidato imposto direttamente dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni (di cui è un fedelissimo) per correre al posto del governatore uscente, il leghista-sardista Christian Solinas, ma bisogna ancora capire a che punto perché – come si direbbe nel caso di uno Stato americano – siamo ancora a un risultato “too close to call”. Una vittoria di Todde, infatti, potrebbe derivare dai dati delle maggiori città – dove l’esponente del M5s è stata sempre in nettissimo vantaggio – che in parte mancano ancora al conteggio ufficiale. Lungaggini contro cui si scaglia lo staff della candidata: dietro al ritardo nella comunicazione dei risultati, denunciano dal suo entourage, c’è stata una “strategia di comunicazione ben precisa“. “Questi ritardi della regione non sono solo un problema tecnico, qua c’è un problema di informazione e mancanza di rispetto per gli elettori che aspettano i risultati”, è l’attacco. Il presidente del M5s Giuseppe Conte e la segretaria del Pd Elly Schlein hanno preso un aereo insieme per andare da Roma a Cagliari e si sono presentati davanti alle telecamere pochi minuti dopo la candidata.
Le città più importanti – A portare acqua al mulino di Todde sono state le città più grandi dell’isola: Cagliari (dove Truzzu, nella città che amministra, risulta staccato anche di 13 punti), Sassari, Quartu Sant’Elena, le prime tre per numero di abitanti, oltre a Nuoro, città della candidata-presidente (qui ha raggiunto il 54%). Dall’altra parte il sindaco di Cagliari ha retto solo grazie alle roccaforti storiche del centrodestra, in particolare in Gallura e segnatamente Olbia del sindaco “eterno”, il berlusconiano Settimo Nizzi. E poi ancora Oristano e Alghero. Soru è punito in particolare nei centri costieri, dove fu molto criticato per il Piano paesaggistico regionale da lui introdotto e per la tassa sugli yacht, che finì per penalizzare i porti sardi.
La delusione nel centrodestra – E’ vero d’altra parte che, oltre al risultato per il rinnovo della giunta e del consiglio sardi, questo può essere visto il primo test per il governo di centrodestra, a quasi un anno e mezzo dal suo insediamento e tre mesi e mezzo prima delle Europee, alle quali i partiti corrono ciascuno per conto suo. Non solo: Truzzu è stato imposto direttamente da Fratelli d’Italia e dalla leader Meloni, piegando – con il sostegno di Forza Italia – le resistenze di Matteo Salvini che avrebbe voluto la ricandidatura del presidente uscente Solinas. Sarà interessante, quindi, Si legge anche così per esempio il nervosismo che è serpeggiato già dal mattino all’interno della coalizione. A dati ancora parzialissimi erano già iniziati i primi attriti. “Con tutte le cautele del caso la situazione non mi pare positiva“, ha dichiarato all’uscita del risultato delle prime cifre il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, ospite de L’Aria Che Tira su La7. “C’è un giudizio negativo sulla giunta uscente”, ha aggiunto, scaricando le responsabilità su Solinas, quota Lega. Stessa linea seguita da Salvatore Deidda, deputato di Fratelli d’Italia, che in collegamento con RaiNews24 ha commentato: “Paghiamo che forse in cinque anni non abbiamo governato proprio brillantemente“.
La “tagliola” rimangiata – Lo spoglio è iniziato alle 7 di lunedì mattina. In teoria ci sarebbe stato tempo solo fino alle 19 per completare le operazioni: la legge elettorale sarda, infatti, prevede un termine di 12 ore per lo scrutinio, al termine del quale i plichi con le schede e i registri vengono sigillati e portati ai tribunali competenti per territorio, che terminano le operazioni. Intorno all’ora di pranzo, però – quando è stato chiaro che la scadenza non sarebbe stata rispettata – la Regione ha emanato un’apposita circolare “interpretativa” per far proseguire le attività anche oltre l’orario stabilito. Domenica sera, alla chiusura dei seggi alle 22, era arrivato il primo verdetto, quello sull’affluenza, che consegna un risultato leggermente in calo: alle 22 ha votato il 52,4% degli aventi diritto contro il 53,09% del 2019. A trainare gli elettori soprattutto Nuoro e provincia, con un record del 56%: un altro dato che fa sperare Todde, nativa proprio del capoluogo dell’interno. L’incognita per la destra è rappresentata dal voto disgiunto, con cui leghisti e sardisti potrebbero aver “punito” la scelta della premier di puntare su un suo uomo. Per il campo largo, invece, dirimente sarà capire quanti voti avrà portato via l’ex dem Soru.
Le regole e l’incognita sui tempi – Il candidato con più voti diventa governatore, anche se non arriva al 50%. È inoltre previsto un premio di maggioranza: se la coalizione supera il 40%, alle liste collegate vanno il 60% dei seggi, mentre se la coalizione che si piazza per prima ottiene tra il 25 e il 40% dei voti, è previsto un premio al 55%. Nessun premio, invece, al di sotto del 25%. Cinque anni fa lo spoglio fu un mezzo disastro: ci volle quasi un mese per la proclamazione ufficiale dei sessanta consiglieri regionali eletti e del governatore. Un’attesa infinita dovuta all’impossibilità in molti seggi elettorali di completare lo spoglio nei tempi di legge, con la conseguenza che le urne furono nuovamente sigillate e andarono ad affollare i rispettivi uffici elettorali circoscrizionali per il conteggio delle schede e la trasmissione dei verbali alla Corte d’appello di Cagliari.
27/02/2024
da Il Fatto Quotidiano