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Almasri arrestato in Libia: “Torture e crudeltà sui detenuti”. L’Italia lo aveva sottratto alla Corte penale internazionale

Almasri arrestato in Libia: “Torture e crudeltà sui detenuti”. L’Italia lo aveva sottratto alla Corte penale internazionale

Politica italiana

05/11/2025  

da Il Fatto Quotidiano

Redazione

L'ex capo della polizia giudiziaria libica è stato posto in custodia cautelare su ordine della Procura di Tripoli. Schlein: "Figura vergognosa". Conte: "Umiliazione per il governo"

Osama Njeem Almasri, ex capo della polizia giudiziaria libica e comandante della milizia Rada, è stato arrestato su ordine della Procura generale di Tripoli con l’accusa di aver commesso torture e violenze ai danni dei detenuti nel carcere di Mitiga, nella capitale. A comunicarlo è la stessa Procura, che negli ultimi giorni ha ascoltato le testimonianze delle vittime. Almasri era stato fermato in Italia lo scorso gennaio su mandato della Corte penale internazionale, con le accuse di crimini di guerra e contro l’umanità, ma nell’arco di pochi giorni era stato scarcerato e riportato in Libia su un volo dei servizi, a causa dell’inerzia del ministero della Giustizia che scelse di non chiedere la convalida dell’arresto e l’applicazione di una misura cautelare. Dalla vicenda è nato un caso politico-giudiziario che ha portato all’apertura di un’indagine per favoreggiamento a carico dei ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e dell’Autorità delegata all’intelligence Alfredo Mantovano: nonostante la richiesta di rinvio a giudizio arrivata dal Tribunale dei ministri, la Camera ha negato l’autorizzazione a procedere e il fascicolo ha dovuto essere archiviato.

L’avvocata della vittima: “Chiederemo i danni al governo”.

L’arresto di Almasri è riconducibile alla nuova politica del governo di Tripoli guidato dal premier Abdel Hamid Dbeibeh, che ha messo fuorilegge la milizia e ha tolto al generale l’autorità sulla polizia giudiziaria. L’ufficio inquirente di Tripoli ha dato notizia dell’arresto con una nota: “A seguito delle indagini sui fatti attribuiti all’ufficiale di polizia Osama Njeem Almasri, il sostituto procuratore generale ha completato la raccolta di informazioni relative alle violazioni dei diritti dei detenuti dell’istituto di correzione e riabilitazione di Tripoli, che hanno segnalato alla Procura generale di aver subito torture e trattamenti crudeli e umilianti“, si legge. “L’investigatore ha quindi condotto un interrogatorio sulle circostanze relative alla violazione dei diritti di dieci detenuti e alla morte di un detenuto a seguito di tortura. In presenza di prove sufficienti per procedere con l’accusa, la Procura ha rinviato a giudizio l’accusato, che è attualmente in custodia cautelare”.

“Sono felicissima ma per lo Stato italiano è una grande figuraccia“, sintetizza all’Ansa l’avvocata Angela Bitonti, che difende di una donna ivoriana da anni residente in Italia e vittima delle torture del generale libico. “Sono pronta”, annuncia la legale, “a depositare una richiesta di risarcimento nei confronti della Presidenza del Consiglio e dei ministri coinvolti in questa vicenda. Ho speranza che la mia assistita possa ottenere giustizia, ma in quanto cittadina italiana sono veramente delusa e mortificata perché l’Italia non ha proceduto all’arresto quando aveva Almasri tra le mani”.

Schlein: “Figura vergognosa”. Conte: “Umiliazione”

Dall’opposizione la segretaria del Pd Elly Schlein infierisce: “Le autorità libiche hanno ordinato l’arresto di Almasri, per tortura e omicidio. Lo stesso criminale che Meloni, Nordio e Piantedosi hanno liberato e riaccompagnato a casa con un volo di Stato, dopo che la magistratura e le forze dell’ordine italiane lo avevano fermato nel nostro Paese. Evidentemente per la procura in Libia il diritto internazionale non vale “fino a un certo punto”, come per il governo italiano”, ironizza citando una frase del ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Questa è una figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani”, conclude. Altrettanto severo il presidente del M5s Giuseppe Conte: “Che umiliazione per il Governo Meloni. Alla fine Almasri, un torturatore con accuse anche per stupri su bambini, è stato arrestato in Libia. Invece la nostra premier e i nostri ministri lo hanno fatto rientrare a casa con volo di Stato, con la nostra bandiera, calpestando il diritto internazionale e la Corte Penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma. Ora diranno che anche la Procura generale in Libia è un nemico del Governo? Che vergogna per la nostra immagine. Non è questa l’Italia”.

Pd e Avs: “Il governo si vergogni”

La notizia scatena, ovviamente, una valanga di altre reazioni dal centrosinistra. “Per torture e abusi ordinato l’arresto di Almasri a Tripoli. Evidentemente sarà consegnato alla Corte penale internazionale. Insomma quello che Nordio, Piantedosi e Mantovano hanno impedito a gennaio, violando la legge, ora accade in Libia. Un po’ di vergogna dalle parti di Palazzo Chigi, no eh?”, affonda il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. Dal Pd il deputato Federico Gianassi, capogruppo in Commissione Giustizia e relatore di minoranza sull’autorizzazione a procedere, sottolinea che “persino la Libia dimostra di essere più avanti dell’Italia nella difesa della legalità”: “È un paradosso che oggi sia la Libia a dare lezioni di giustizia all’Italia. Il governo Meloni deve vergognarsi”, accusa. E Antonella Forattini, capogruppo dem in Giunta per le autorizzazioni alla Camera, chiede al centrodestra di ritirare la proposta di sollevare conflitto di attribuzioni alla Consulta per “scudare” anche Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto di Nordio, indagata per aver reso false dichiarazioni ai magistrati sulla vicenda: “Un simile gesto rappresenterebbe un’onta difficilmente cancellabile per le nostre istituzioni e per l’immagine dell’Italia nel mondo. A questo punto, sarebbe bene che la maggioranza si fermasse. La giustizia non può essere piegata al potere politico”, afferma.

Magi (+Europa): “Nordio si dimetta, è il punto più basso”

Ancora più duro il segretario di +Europa Riccardo Magi: “Cos’altro deve accadere se non l’arresto in Libia di Almasri con l’accusa di violenze e torture sui detenuti perché Nordio si dimetta? Non solo il ministro della Giustizia sin da subito ha raccontato una montagna di balle in Parlamento, non solo il governo italiano ha riaccompagnato un delinquente con l’aereo di Stato, non solo l’esecutivo Meloni ha fatto tutto questo sulla base di uno scambio con il controllo dei flussi di migranti, non solo lo ha fatto sbattendosene del mandato di arresto della Corte Penale internazionale, ora scopriamo che persino per i libici Almarsi è un pericolo. Cosa aspetta Nordio a fare un passo indietro? Non pensa di aver già portato nel punto più basso il ministero e l’istituzione che ricopre pro tempore?”.

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