Tre operai morti a Napoli: precipitano da 20 metri dopo la rottura di un ponteggio mobile. I lavoratori, tutti di circa 50 anni, era all'interno del cestello - forse troppo carico - che si è ribaltato per la rottura dell'impalcatura al quale era attaccato. Aperta un'inchiesta
Erano arrivati in cima, lì al sesto piano, dove avrebbero dovuto svolgere dei lavori di manutenzione della facciata del palazzo. Tutti e tre all’interno di un cestello agganciato a un ponteggio mobile. Poi all’improssivo le sbarre di acciaio della colonna hanno ceduto. Di netto. E’ stato un attimo e il cestello all’interno del quale si trovava i tre operai, tutti italiani di circa 50 anni, si è rovesciato insieme alla colonna e sono stati sbalzati fuori. Il volo di 20 metri non ha lasciato scampo a nessuno.
Sono morti così 3 operai della ditta Pietrolungo mentre lavoravano in via San Giacomo dei Capri, a Napoli. Di certo, alla base dell’ennesimo incidente sul lavoro c’è il cedimento strutturale della struttura, evidente a chiunque sia arrivato nella strada del Vomero in cui si è consumato l’incidente sul lavoro. Perché il ponteggio non abbia retto sarà compito degli investigatori della questura di Napoli che stando indagando coordinati dal procuratore aggiunto Antonio Ricci e la pubblico ministero Stella Cataldo che hanno aperto un’inchiesta.
I tre operai avevano con loro un rotolo di bitume e non si esclude che la colonna non abbia retto nella sua parte alta, a cui era agganciato il cestello, a causa del peso eccessivo. Gli inquirenti analizzeranno i dati tecnici del cestello e dell’intera struttura a cui era collegato, per verificare se, effettivamente, era in grado di sopportare quel carico. Verrà esaminata la documentazione per chiarire il quadro prima di effettuare eventuali iscrizioni nel registro degli indagati e ipotizzare reati da contestare.
“Ancora morti ancora stragi e morti di lavoro. Più di mille e 500mila feriti all’anno e il governo non fa nulla. Servono controlli, una procura nazionale, il riordino delle funzioni ispettive ed una norma concreta che intervenga sulla qualificazione delle imprese in edilizia. È una vergogna senza limiti”, è stata la reazione del segretario generale della Fillea Cgil Antonio Di Franco.
Richiesta simile dalla Uil: “Non è più accettabile assistere inermi a queste morti che, spesso, sono dei veri e propri omicidi sul lavoro: ora basta, occorre istituire questo reato specifico e dare vita a una procura speciale. Non c’è più tempo, non si può più attendere. Servono norme più stringenti e severe, soprattutto nella gestione degli appalti“, ha detto il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.
Il giudice Bruno Giordano, ex direttore dell’Ispettorato sul Lavoro, è tornato a ribadire: “Chi ha ‘inventato’ la patente a punti in edilizia, dopo la strage del supermercato di Firenze, e dopo altri centinaia di morti solo in edilizia, dovrebbe rispondere al Paese di un grave fallimento e di una responsabilità istituzionale per aver venduto fumo negli occhi mentre gli operai continuano ad essere uccisi dal lavoro”. Da oltre un anno, ha aggiunto, “i dati, la gravità dei fatti, gli operatori seri indicano la dannosità, non solo l’inutilità, della patente a crediti e l’inerzia e incompetenza di chi ha il dovere di intervenire”.
Noi di Rifondazione Comunista siamo convinti che sia necessaria una legge che introduca il reato di omicidio e lesioni gravi o gravissime sul lavoro.
25/07/2025
da IL Fatto Quotidiano