Un socialista per New York. Le primarie dem per il sindaco di New York a Zohran Mamdani. Con il 43%, il 33enne straccia Cuomo con il solo appoggio della base e dei sanderisti. Nato in Uganda, musulmano, pro Lgbtq e pro Pal, parla di bus gratuiti, affitti congelati e tasse ai ricchi
Dopo l’umiliazione Nato, da non credere
- «Zohran Mamdani, il 33enne socialista democratico, che ha portato avanti una campagna elettorale promuovendo l’idea di rendere New York più accessibile, ha vinto le primarie democratiche per la carica di sindaco, battendo l’ex governatore Andrew Cuomo e altri nove candidati e causando un terremoto politico destinato a risuonare in tutto il Paese», la sintesi di Marina Catucci sul manifesto.
Una opzione di sinistra
Mamdani, membro dell’Assemblea di Stato del Queens, ha lanciato la sua candidatura lo scorso ottobre proponendo un’opzione di sinistra, concentrata sull’accessibilità economica e sull’equità per i lavoratori di New York. Con il 93% delle schede scrutinate, Mamdani ha ottenuto il 44% contro il 36% di Cuomo già al primo turno, assicurandosi una preferenza che probabilmente lo porterà alla carica di primo cittadino, assestando un colpo all’establishment del Partito democratico nazionale.
Minoranza tra le minoranze
Nato in Uganda da genitori di origini indiane, musulmano, socialista, pro Lgbtq, pro diritti dei palestinesi e pesantemente critico verso Netanyahu: con questo tipo di profilo, se fosse per Trump, Mamdani non dovrebbe nemmeno essere negli Stati uniti, figuriamoci diventare primo cittadino della metropoli simbolo del paese. Eppure proprio con questo profilo, parlando di autobus gratuiti, affitti congelati, aumenti delle tasse per i ricchi e di costo dell’assistenza all’infanzia portato a zero e usando apertamente il termine «genocidio» per Gaza, Mamdani ha battuto un’istituzione come Cuomo. E lo ha fatto con piccole donazioni arrivate dalla base, contro le cifre stratosferiche dei super Pac che continuavano a piovere sull’ex governatore 67enne, dimessosi dopo molteplici accuse di molestie sessuali, ma che comunque godeva di un’enorme notorietà e di fondi che erano più del triplo di quelli del suo oscuro sfidante.
Idee nuove e coraggiose
Mamdani ha potuto contare solo sugli ‘endorsement’, i sostegni politici di Bernie Sanders e di Alexandra Ocasio-Cortez; Cuomo su tutti gli altri, a partire da quello dei coniugi Clinton. «Mamdani ha convinto un cittadino alla volta, per poi trasferire la campagna sui canali social: ha percorso a piedi tutta l’isola di Manhattan scattandosi selfie con i newyorkesi che incontrava lungo il percorso. Ha mobilitato elettori nuovi e giovani, ha lanciato un’azione sul territorio che ha surclassato la concorrenza e non si è risparmiato in nessun campo, con decine di presenze in podcast di ogni genere e pubblicando video veloci, in cui dava risposte alle domande importanti per cittadini: casa, salute, istruzione, polizia, immigrazione, protezione dalle politiche di Trump.
Linguaggio da ‘Tiktoker’
Per chi è attivo sui social la vittoria di Mamdani è stata meno sorprendente: da due, tre settimane l’euforia online stava salendo, complice l’alleanza con Brad Lander, altro candidato di sinistra, entrato prepotentemente nel cono di luce mediatica dopo l’arresto da parte della polizia dell’immigrazione mentre accompagnava dei migranti alle udienze in tribunale.
Rifondazione democratica a New York
- «La mobilitazione dal basso sconfigge la forte macchina organizzativa di Andrew Cuomo. Anche l’establishment del campo progressista è spiazzato. Non lo hanno visto arrivare», il commento di Guido Moltedo.
Musulmano? Socialista democratico? Immigrato? Asiatico? Africano? Newyorkese di Queens? Trentenne? Delle tante identità in cui si è via via tentato di incasellare e incastrare Zohran Kwame Mamdani, dal momento del suo ingresso nelle primarie democratiche per la carica di sindaco di New York, il 23 ottobre 2024, quale è stata la più gettonata dagli avversari, dentro e fuori del suo partito, dalla destra, e da parte dei media? Musulmano, naturalmente.
Musulmano nella città con più ebrei dopo Tel Aviv
Nella seconda città, dopo Tel Aviv, per numero di abitanti ebrei, l’ incoronamento come candidato democratico a sindaco di New York nelle elezioni di novembre era considerata anche dall’establishment progressista impensabile, addirittura provocatoria, a cominciare dal giornale emblematico della metropoli, il New York Times. «Riteniamo che Mamdani non meriti un posto nella scheda elettorale dei newyorkesi», aveva sentenziato la direzione del quotidiano all’annuncio della sua candidatura.
La ‘Grande Stampa’ e noi dei Social
L’ennesimo segnale della distanza della ‘grande stampa mainstream’, compreso il più blasonato quotidiano del mondo, dalla realtà reale. Nella quale contano molto meno di quanto loro vorrebbero le etichette per stigmatizzare e dividere. Specie se usate strumentalmente contro un candidato dalle tante identità ma apprezzato da tutte le componenti elettorali, quelle che in quelle identità si rispecchiano ma anche le altre apparentemente più distanti, compresa parte cospicua della comunità ebraica.
Mezzo milione di newyorkesi
«L’hanno votato 430.000 newyorkesi nella più partecipata tra le elezioni primarie di NYC, perché Zohran le riassume tutte e le sovrasta tutte, con una forte personalità e un programma che ‘sa parlare’ a chi lavora, non importa il credo, a chi fatica, non importa il colore della pelle, a chi non ce la fa, non importa la provenienza. Sa parlare a chi chiede di voltare pagina. ‘È al tempo stesso persona di saldi principi e abbastanza agile e abile da affrontare bene questo tipo di giochi ben noti’», dice di lui David Axelrod, lo stratega di Barack Obama.
Contro i miliardi dei Cuomo
Colpisce la mobilitazione che la sua candidatura ha messo in moto, ancor più rilevante perché aveva di fronte la macchina organizzativa, forte, sperimentata e riccamente sostenuta, anche da repubblicani, di Andrew Cuomo, il suo avversario distanziato di oltre settantamila voti. Andrew, figlio di Mario, sostenuto dai Clinton, le macchine delle clientele da un lato, e dall’altro il partito della mobilitazione dal basso, dei tanti piccoli contributi, dei social intelligentemente usati.
- «Non si vedeva una cosa del genere da quando Barack Obama si candidò alla presidenza degli Stati Uniti», ha detto al New York Times, la procuratrice generale Letitia James, celebre pubblica accusa contro Trump nel processo per aver gonfiato il valore dei suoi beni immobiliari.
Un ‘modello’ replicabile nelle prossime presidenziali? Nelle aree urbane un partito con un netto profilo di sinistra ha certamente buone chance, come a New York. Ma altrove? Problematiche aperte, rivolte comunque a costruire un progetto politico di rifondazione del Partito democratico.
27/06/2025
da Remocontro