ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Anarco-populista dell’ultra destra presidente nel dramma Argentina

Anarco-populista dell’ultra destra presidente nel dramma Argentina

Javier Milei è il nuovo presidente dell’Argentina. Eccentrico e sopra le righe, ha condotto una campagna elettorale aggressiva, con tanto di motosega ai comizi per dimostrare di voler ‘tagliare’ il bilancio dello Stato. E la sua strategia è stata premiata nelle urne grazie all’appoggio elettorale del centro destra. 
Affine a Trump e all’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, ha partecipato ad eventi del partito di ultradestra Vox in Spagna. Ha promesso di adottare come nuova valuta il dollaro Usa e di «bruciare la Banca Centrale argentina». Nega il cambiamento climatico, considera l’educazione sessuale un complotto contro la famiglia, vuole vietare l’aborto e liberalizzare il possesso di armi.

Post peronismo fra Trump e Bolsonaro

Javier Milei presidente: un candidato molto discusso e che ha condotto una campagna elettorale teatrale e anticonvenzionale -trumpiana, per molti-, ha vinto grazie all’appoggio dell’ex presidente argentino Mauricio Macri, figura centrale nel centrodestra argentino, che rimase in carica dal 2015 al 2019. Macri al primo turno aveva sostenuto Patricia Bullrich, la candidata della coalizione di centrodestra ‘Uniti per il Cambiamento’, che però era arrivata terza ed era rimasta esclusa dal ballottaggio. Dopo le elezioni, Milei ha ringraziato Macri e Bullrich per il supporto. Milei ha vinto con una larga maggioranza in quasi tutte le province argentine: Massa ha preso più voti solamente in tre, quella di Buenos Aires, quella di Formosa e quella di Santiago del Estero.

‘Esplosione politica’

L’ascesa politica in Argentina di Milei è stata molto rapida e per certi versi ‘traumatica’, rileva il Post. Oltre che sulle tematiche classiche dell’estrema destra, Milei aveva impostato la campagna elettorale prima del primo turno in modo decisamente teatrale: messaggi semplici e estremi, accompagnati da gesti, retorica e atteggiamenti fortemente populisti. Per combattere l’inflazione e la costante svalutazione del peso argentino aveva promesso di rendere effettiva la dollarizzazione, ossia l’abbandono della moneta nazionale a favore del dollaro. Un’altra proposta ricorrente era stata quella di «bruciare la Banca Centrale argentina».

Posizioni estreme su ogni argomento

Durante la sua campagna elettorale, Milei aveva trattato principalmente di temi economici, ma aveva espresso posizioni estreme su quasi ogni argomento: si era detto fortemente contrario all’aborto e alle diagnosi prenatali, ma favorevole alla vendita degli organi, considerati una «risorsa economica» a cui qualcuno può essere costretto ad accedere. Nega il cambiamento climatico, considera l’educazione sessuale un complotto contro la famiglia, vuole vietare l’aborto e liberalizzare il possesso di armi. Tra il primo e il secondo turno le sue posizioni si erano però ammorbidite, probabilmente nel tentativo di aumentare i propri consensi al centro.

Grandi sparate, poca sostanza

Il successo elettorale dello strano e problematico personaggio viene visto generalmente come un rifiuto da parte degli argentini di Massa, ministro dell’Economia durante una lunga crisi economica e finanziaria, e della classe politica che ha governato l’Argentina negli anni scorsi. La stessa campagna elettorale di Massa ha cercato di fare leva sulla paura per le posizioni estremiste di Milei, senza però affrontare i temi più preoccupanti per gli elettori, fra cui principalmente il cattivo stato dell’economia.

L’improbabile ‘salvatore della Patria’

Nel primo discorso dopo le elezioni, quando era già chiara la sua vittoria, Milei ha detto che «la situazione dell’Argentina è critica. I cambiamenti che servono al nostro paese sono drastici. Non c’è spazio per la gradualità». Ha anche chiesto al governo di dimettersi entro il 10 dicembre, quando si insedierà lui: atto non dovuto. Massa ha subito ricordato al presidente eletto delle sue responsabilità come rappresentante delle istituzioni, e la necessità di dare certezze e «garanzie sul funzionamento politico, sociale ed economico dell’Argentina».

Presidente, regole e alleanza

Secondo molti analisti, una delle sfide maggiori per Milei sarà trovare alleati politici che appoggino le sue proposte più radicali. Nonostante abbia vinto le elezioni con una maggioranza molto ampia, il suo movimento politico è molto giovane e non detiene posizioni di potere in Argentina, nessun governatore provinciale, e in parlamento dovrà probabilmente allearsi con ‘Uniti per il Cambiamento’, il partito di centrodestra di Macri e Bullrich, che ha molti più parlamentari di quello di Milei. Una alleanza costretta ma dal futuro incerto.

40 anni dall’ultima dittatura militare

Milei assumerà il suo mandato il 10 dicembre, proprio nel quarantesimo anniversario della democrazia dall’ultima dittatura militare, ci ricorda Patrizia Antonini, corrispondente Ansa da Buenos Aires.  

20/11/2023

da Remocontro

Remocontro