Al Nord le risorse idriche non mancano, disastro al Sud. Dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Anbi (Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) sulle risorse idriche, emerge che anche nel 2024 l’Italia continua ad essere spaccata tra un Settentrione ricchissimo d’acqua ed un Meridione alle prese con una delle peggiori crisi idriche del quindicennio.
La neve è sovrabbondante lungo tutto l’arco alpino: in Lombardia il quantitativo SWE (Snow Water Equivalent) è quasi il 59% in più della media (fonte: ARPA Lombardia); in Piemonte, il surplus sulla norma è del 62% (fonte: ARPA Piemonte); anche in Valle d’Aosta il manto nevoso è nettamente superiore al consueto ed è addirittura in crescita sulle cime nordoccidentali, dove raggiunge i 345 centimetri a Morgex-Lavancher (fonte: Centro Funzionale Regionale); neve in abbondanza anche sulle Dolomiti bellunesi.
I grandi laghi del Nord sono al colmo: Maggiore e Lario, grazie ad afflussi ben superiori alla media, sono pieni rispettivamente per il 99,4% ed il 59,4%; Benaco e Sebino restano stabili e vicinissimi alla soglia massima. In Valle d’Aosta la Dora Baltea (a Nus), pur crescendo, ha però portate leggermente inferiori alle medie mensili; aumenta il flusso anche del torrente Lys. In Piemonte sono in rialzo i livelli di tutti i principali fiumi ed anche del Tanaro (ora a +15% sulla media) dopo il leggero deficit d’Aprile, in controtendenza rispetto alle straordinarie performance registrate il mese scorso dagli altri corsi d’acqua regionali (Toce +100%, Stura di Demonte +77%); i livelli di falda sono in risalita in tutta la regione.
LA SITUAZIONE NEL NORD SECONDO ANBI
Cresce il fiume Adda in Lombardia, dove la riserva idrica è ai massimi, grazie all’abbondante neve ancora al suolo ed ai bacini colmi (il totale dell’acqua stoccata è 4060 milioni di metri cubi, cioè + 38,4% in più sulla media e + 136,4% sull’anno scorso). Sul versante orientale delle Alpi va segnalata l’ancora impetuosa crescita di portata nei fiumi del Veneto: meglio di tutti fanno l’Adige (ora a 330 metri cubi al secondo di portata), la Livenza (mc/s 141,13), il Brenta (mc/s 123,38); tutti i corsi d’acqua, compreso il più modesto Muson dei Sassi, hanno livelli idrometrici più alti della media.
Sulla regione, nonostante un Aprile leggermente meno piovoso del consueto (-17%), il surplus pluviometrico dal 1° Ottobre 2023 è di ben il 41%. Ricchissimo d’acqua è l’alveo del fiume Po: in tutte le stazioni di rilevamento i deflussi risultano nettamente superiori alla norma; sul delta, a Pontelagoscuro, la portata è del 77% sopra la media.
In Emilia-Romagna, questo mese ricorre il primo anniversario delle due tragiche alluvioni (3-4 e 16-17 Maggio), che hanno visto lo straripamento quasi simultaneo di 23 corsi d’acqua con 17 vittime, oltre 20.000 sfollati e circa 10 miliardi di euro in danni stimati. Oggi la situazione idrica della regione vede una fascia occidentale con una grande ricchezza d’acqua: nelle zone montane, tra i bacini dei fiumi Parma e Trebbia, la pioggia caduta da inizio anno idrologico è stimabile in mm. 1406,8, ben superiore al massimo storico (fonte: ARPAE); i bacini piacentini di Molato e Mignano sono pieni al massimo consentito; per contro c’è una pianura romagnola, che in oltre 6 mesi ha potuto beneficiare di soli 330 millimetri di pioggia.
Tra i fiumi appenninici, godono di gran salute (portate superiori alla media) quelli, i cui bacini ricadono nei territori centro-occidentali: Trebbia, Taro, Enza, Panaro, Secchia (+116%!!) mentre, spostandosi più ad Est, i deflussi dei corsi d’acqua sono nettamente più scarsi (Reno -48% e Santerno addirittura sotto il minimo storico!). In Liguria, dove le piogge cumulate nella scorsa settimana sono state superiori (anche più di 100 millimetri) nello Spezzino ed in particolar modo nelle zone di confine con Emilia e Lunigiana, i livelli dei fiumi Magra, Entella, Vara sono in crescita; anche a Ponente, dove l’apporto pluviale è stato inferiore, l’Argentina guadagna qualche centimetro, mantenendo un’altezza superiore alla media mensile. In Toscana sono in aumento e superiori alla media le portate dei fiumi Arno, Serchio, Sieve ed Ombrone.
IL CENTRO
Nelle Marche i livelli dei fiumi Esino e Potenza sono inferiori a quelli del recente quinquennio; in calo anche Tronto e Sentino. Gli invasi continuano a trattenere volumi pari a quasi 53 milioni di metri cubi. In Umbria il mese di aprile ha regalato poco più di 50 millimetri di pioggia, vale a dire meno della media dello scorso quinquennio. La diga di Maroggia trattiene 3,10 milioni di metri cubi d’acqua: un volume che, negli ultimi anni, è superiore alla sola annata 2022. Le precipitazioni dei giorni scorsi hanno permesso al livello del lago Trasimeno di crescere 2 centimetri e di aumentare le portate dei fiumi Paglia e Topino, che però risultano deficitari rispetto alle medie storiche mensili. Cala il Chiascio.
Due centimetri è quanto cresce anche il lago di Nemi nel Lazio; in aumento anche le portate del fiume Tevere, i cui flussi nella Capitale risultano, però, pressoché dimezzati rispetto alle medie storiche. Largamente deficitarie, seppur in crescita, sono pure le portate di Aniene (-42% circa) e Velino (-28%), mentre sopra la media sono i flussi della Fiora in Tuscia (+170%). In Abruzzo, il mese da poco concluso è stato più caldo e secco del consueto: le analisi pluviometriche, effettuate dalla Regione, registrano uno scarto positivo solamente sulla fascia collinare centro-meridionale mentre le zone che risultano maggiormente deficitarie in termini di pioggia, sono quelle della provincia aquilana (-36,72%) ed in particolar modo della Marsica.
IL SUD SPERA NELLE PIOGGE
Nel Meridione, la speranza è che le attese piogge possano anche solo in parte ripianare una situazione, che al momento appare compromessa. Nel frattempo, in Basilicata gli invasi perdono 4 milioni di metri cubi d’acqua a settimana ed il gap con il 2023 si amplia fino a toccare i 146 milioni. Anche in Puglia si riduce ulteriormente (circa 2 milioni di metri cubi) il volume stoccato nei bacini: lo scarto con il 2023 sale a quasi 118 milioni. In Calabria si conferma il carattere torrentizio dei corsi d’acqua: appare in ottima salute il fiume Coscile, i cui flussi sono circa 10 volte superiori alla media del periodo; situazione molto diversa, invece, per i corsi d’acqua Lao (al 37% rispetto alla norma) ed Ancinale, la cui portata è addirittura quasi azzerata.
Infine, mentre la Sicilia spera nelle piogge per tentare di uscire dalla grave crisi idrica, aggravatasi già dalla primavera, in Sardegna le dighe trattengono 1194 milioni di metri cubi d’acqua, corrispondenti a circa il 63% della capacità totale, ma oltre 193 milioni in meno rispetto all’anno scorso. La situazione più critica è quella dell’Alto Cixerri, dove nei prossimi mesi si potrà fare affidamento solamente sui poco più di 3 milioni di metri cubi trattenuti nell’invaso di Punta Gennarta, essendo esaurito il bacino Medau Zirimilis, l’altro serbatoio del sistema idrico locale.
12/05/2024
da La Notizia