Il report di Archivio disarmo: 34 milioni di euro per sistemi di “navigazione aerea e spaziale”. Spesso mancano dettagli pubblici a causa delle clausole di “segretezza” consentite dalla legge 185/1990
Non solo fino al 7 ottobre 2023 e non solo componenti e armamenti non utilizzati nella guerra a Gaza, come aveva dichiarato il governo Meloni con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e quello degli Esteri, Antonio Tajani. L’Italia ha continuato finora e continua tuttora a esportare verso Tel Aviv sistemi d’arma e tecnologie militari tra cui droni, radar e componenti per uso bellico. Anche nei primi mesi del 2025. Tra gennaio e febbraio di quest’anno, infatti, sotto la categoria generica di “armi, munizioni e loro parti e accessori” dall’Italia sono partite armi dirette a Israele per oltre 128mila euro, di cui solo 47.249 rilevati dall’Istat.
Il report sulle esportazioni italiane a Tel Aviv – A dirlo è un’analisi delle esportazioni italiane costruita incrociando i dati del Sipri, dell’Istat e della Relazione del governo sull’export di armamenti, elaborata dall’Istituto Iriad di Archivio Disarmo. Incrociando i dati, il documento mette in fila non solo le autorizzazioni all’esportazione di grandi sistemi d’arma a Israele tra il 2019 e il 2023 per 26,7 milioni di dollari (23,4 milioni di euro) – nel dettaglio si tratta di 12 elicotteri AW 119 Koala della Leonardo Spa e 4 cannoni navali da 76mm Super Rapid, prodotti rispettivamente a Vergiate (Va) e La Spezia, a cui si aggiunge una cooperazione stabile nel programma degli aerei F-35, con componentistica prodotta in Italia e destinata ai velivoli israeliani – ma evidenzia anche le esportazioni più recenti, che “mostrano una cooperazione ancora più strutturata tra Italia e Israele”, si legge nel report.
Armi a Israele nel 2024-2025 – Nel 2024, infatti, dopo mesi in cui l’offensiva di Israele faceva contare già migliaia e migliaia di morti tra i civili palestinesi di Gaza, l’Italia autorizzava, testimoniano i dati Coeweb (portale dell’Istat per le statistiche sul commercio estero), esportazioni di “armi, munizioni e loro parti ed accessori per circa 5,8 milioni di euro. Dei quali, solo l’11% classificati. Il resto, “cioè la quasi totalità dell’export” di armi e munizioni avviene “senza dettaglio pubblico”, si legge nel report. Vale a dire spesso sotto le clausole di “segretezza” consentite dalla legge 185/1990 (che regola le autorizzazioni del commercio di armi ed armamenti verso Paesi in guerra).
Droni, radar, jet: tecnologie per il controllo dei cieli – Ma – in un crescendo di menzogna da parte del governo – dall’elaborazione di Archivio Disarmo si nota che la voce più significativa tra le spedizioni è quella di “navigazione aerea e spaziale”, vale a dire aeromobili, droni, radar e componenti per uso bellico, quegli armamenti cioè che il governo aveva escluso di spedire verso Israele. In questa categoria l’Italia ha inviato pezzi per oltre 34 milioni di euro, anche se solo 3 milioni sono classificati dal Coeweb con precisione. Si tratta di motori per droni, elicotteri leggeri, componenti radar, mentre ben 31 milioni di euro risultano inseriti in sottocategorie generiche e non specificate. Attenzione, “è in questa voce che si colloca – scrive Iriad – molto probabilmente, la vendita del jet per l’addestramento avanzato M-346 Master“.
Altro punto critico e non coerente con le dichiarazioni del ministro degli Esteri Tajani, secondo il quale Israele sta esagerando nell’uccisione di civili a Gaza, è l’export individuato dal Coeweb nel 2024 per 2,7 milioni di euro in computer, lettori ottici e dispositivi per l’inserimento e l’elaborazione codificata delle informazioni. Per farla semplice, tutti quegli strumenti fondamentali per le infrastrutture militari, la logistica e l’Intelligenza Artificiale applicata alle armi. Tecnologie che le Idf Israeliane – come svelato da inchieste giornalistiche già nel 2024 su il sistema Lavender di siti israeliani come +972 Magazine e Local Call – utilizzano a Gaza per il controllo dei droni e il targeting automatizzato degli obiettivi che tante vittime civili (10 ogni 1) ha provocato nella Striscia.
Scarsa trasparenza – Tutto questo mentre crescono le richieste di embargo delle armi a Israele e decresce l’appoggio degli italiani alle azioni militari di Israele a Gaza. Indice quest’ultimo che è diminuito – secondo i dati YouGov pubblicati in questi giorni dal Guardian – di 50 punti percentuali. Per non parlare della “discrepanza tra dichiarazioni ufficiali e tracciabilità reale delle forniture”, si evidenzia nel report. “Serve maggiore trasparenza – osserva Matteo Taucci, ricercatore di Archivio Disarmo – È urgente una mobilitazione per far rispettare la Legge 185/1990“.
“Dalla ricerca effettuata emergono forniture secretate che impediscono la corretta informazione nei confronti del Parlamento italiano e dei mass media, nonostante la Legge 185/1990. Ora che Gaza è diventata centrale nel dibattito pubblico, sarebbe opportuno che il governo prendesse posizione in relazione al rispetto del Diritto Umanitario Internazionale, soprattutto per quanto riguarda accordi di cooperazione e forniture militari con il governo di Israele”, spiega il vicedirettore e storico Maurizio Simoncelli.
06/06/2025
da Il Fatto Quotidiano