13/08/2023
da il Manifesto
Fronte orientale. Dall’inizio della guerra fino a giugno 2025 stanziati almeno 35,1 miliardi
Ora anche il primato bellico. Dopo essersi caricata sulle spalle quasi tutto l’onere finanziario necessario per tenere economicamente in piedi l’Ucraina, l’Europa diventa anche capofila degli aiuti militari superando di gran lunga gli Usa di Donald Trump. A certificare il nuovo record segnato dal Vecchio continente è l’autorevole Institut für Weltwirtschaft (Ifw) di Kiel che ieri ha aggiornato il suo Ukraine support tracker: il resoconto complessivo della spesa sostenuta per lo sforzo bellico di Kiev.
«IN TOTALE DALL’INIZIO della guerra fino a giugno 2025 l’Europa ha stanziato almeno 35,1 miliardi di euro in aiuti militari tramite gli appalti per la difesa. Si tratta di 4,4 miliardi di euro in più rispetto agli Stati Uniti» riassume il più influente think-tank economico tedesco. In cima alla lista si distingue la Germania guidata prima da Olaf Scholz (Spd) e ora da Friedrich Merz (Cdu) con la più alta quota tra gli aiuti bilaterali all’Ucraina: «5 miliardi di euro è il valore del pacchetto militare della Bundesrepublik per Kiev mentre al secondo posto si colloca la Norvegia con 1,5 miliardi di euro seguita dal Belgio con 1,2 miliardi e da Paesi Bassi, Regno Unito e Danimarca che hanno stanziato tra 500 e 600 milioni ciascuno» elenca l’Ifw.
SEGNALANDO IN PARALLELO lo smaltimento definitivo delle vecchie scorte di magazzino – vecchi obici, tank, caccia progettati negli anni ’70 – e l’inizio delle consegne delle armi nuove di zecca prodotte grazie al Extraordinary Revenue Acceleration (Era), il prestito definito dall’Ifw come «l’ancora di salvezza finanziaria» necessaria per tenere ben saldi gli aiuti dell’Occidente: «Il sostegno all’Ucraina adesso si basa prevalentemente sul meccanismo dell’Era; l’iniziativa lanciata dal G7 e dalla Ue fornisce a Kiev prestiti per 45 miliardi di euro coperti con i proventi dei beni russi congelati. Lo scorso maggio e giugno la Commissione di Bruxelles ha erogato 2 miliardi, il Canada ha contribuito con 1,5 e il Giappone ne ha stanziati altri 2,8».
Per merito di questo vero e proprio acceleratore del business bellico «adesso l’Europa può vantare più aiuti militari ottenuti tramite commesse industriali rispetto agli Stati Uniti, segnando un netto passaggio dal ricorso agli arsenali alla produzione industriale. A riguardo, dei 10,5 miliardi di euro elargiti a maggio e giugno 2025, almeno 4,6 saranno erogati attraverso appalti tra le aziende del comparto difesa anziché attingere dalle scorte esistenti. Questi contratti sono stati assegnati principalmente ad aziende con sede in Europa e Ucraina, a dimostrazione del ruolo crescente dell’industria per la difesa nell’assistenza militare».
È ANCHE LA PROVA della sincronizzazione sempre più rapida fra la sfera della politica in formato Ue e G7 e l’universo dei produttori di armi pronti a offrire piani industriali sicuri in cambio della garanzia di meccanismi che consentano la messa a terra dei finanziamenti pubblici stanziati per il riarmo non solo dell’Ucraina.
Un’efficienza sorprendente nell’Europa solitamente imprigionata nella gabbia della burocrazia di Bruxelles (come lamenta il cancelliere Merz) e rallentata dal gioco di veti e contro-veti dei paesi membri. Nel caso delle forniture belliche emerge, mai così compatta, l’Ue in-divisa di cui peraltro sembra ancora far parte a pieno titolo il Regno Unito, soggetto alla Brexit solo su tasse e migranti.
In pratica l’Europa è un nano politico in balìa delle correnti di Trump e Putin, eppure ha giganteggiato nel pagamento del conto della guerra in Ucraina e ora spicca anche come leader nell’invio delle armi che servono ad alimentare il fronte orientale.
dai riflettori, mentre Usa e Russia trattano per conto proprio, la guerra degli europei continua come e più di prima. Proprio su questo orizzonte si staglia anche il disegno di legge del governo Merz per accelerare gli acquisti della Bundeswehr destinato a diventare un modello per tutta l’Europa, come tutte le iniziative autonome di Berlino. Spianata ormai la strada dall’abolizione del freno al debito, ora Cdu e Spd si preparano a cambiare la legge sulla normativa degli appalti, ultimo vero ostacolo al mega piano di riarmo da un trilione di euro. L’obiettivo è accelerare oltremodo le attuali procedure e non una-tantum ma da qui al 2035.