ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

ATTUARE LA COSTITUZIONE PER CAMBIARE L'ITALIA

Assenza di servizi sanitari: è la Regione Toscana la Prima responsabile

Assenza di servizi sanitari: è la Regione Toscana la Prima responsabile

Sanità

06/09/2025

Tatiana Bertini Candidata Toscana Rossa

Cresce nel Mugello il dibattito per la mancanza di un macchinario per la risonanza magnetica, solo pochi mesi fa sul territorio erano state raccolte centinaia di firme.

La rottura del macchinario del privato sociale convenzionato è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il problema sono le scelte di politica sanitaria che si sono portate avanti fino ad adesso da parte della Regione Toscana guidata da Eugenio Giani.

Questa politica, infatti, ha risposto alle esigenze delle persone in modalità "emergenziale", senza strutturare di fatto servizi duraturi. Un chiaro esempio di questo tipo di risposta, sono state le convenzioni con il privato e con il privato sociale. Si è deciso infatti, come in questo caso, di impegnare ingenti risorse in questo settore, invece di acquistare strumentari necessari ed assumere personale adeguato per riuscire ad avere un servizio strutturato, duraturo nel tempo, non ricattabile, con una risposta concreta alle necessità delle persone, risolvendo al contempo il problema delle liste di attesa.

Adeguate assunzioni in sanità oltretutto, permetterebbero di diminuire il sistema di precarietà lavorativa (aumentato dall'utilizzo in sanità di lavoratori in “somministrazione” attraverso le agenzie interinali), permettendo di conseguenza di assicurare una vita dignitosa ad un maggior numero di persone.

La Regione Toscana poi, ha attuato fino ad oggi politiche di centralizzazione dei servizi sanitari, anche non attribuibili ad alta specialistica, a necessità di eccellenza, penalizzando in particolar modo le periferie, che si sono viste togliere servizi, erogati così solo a livello centrale. Più colpite da queste scelte, sono state naturalmente le persone più fragili economicamente e socialmente, che talvolta hanno dovuto rinunciare alle cure a causa di difficoltà sociali, come la mancanza di un mezzo proprio e di adeguati trasporti pubblici (in un contesto poi dove l'accesso ai trasporti socio-sanitari gratuiti è stato sostanzialmente ridotto) ed economiche, che gli impedivano di sobbarcarsi il costo dell'eventuale compartecipazione (il ticket) e dello spostamento.

Oltre alle politiche di centralizzazione, la regione Toscana ha attuato politiche sanitarie che hanno deviato una grossa fetta di prestazioni, convenzionandole al privato e al cosiddetto terzo settore (privato che si affida spesso a prestazioni di volontariato sociale), per “abbattere le liste di attesa”, senza pensare che prestazioni fatte attraverso le dovute assunzioni, avrebbero invece dato stabilità a tutto il sistema toscano; sanitario, economico e sociale.

Altre politiche di convenzioni poi, come per l'attività specialistica sanitaria e per la medicina di base, dove i professionisti possono scegliere in che territorio operare all'interno dell'enorme ASL Toscana Centro, nonché politiche di centralizzazioni mascherate da razionalizzazioni, hanno contribuito a diminuire nei territori di periferia, e anche nel nostro, molte prestazioni sanitarie. E ci troviamo a dover andare in presidi fiorentini, se non fuori provincia, non solo per eseguire prestazioni diagnostiche come la RSM, ma anche per interventi di urologia (che un tempo venivano tranquillamente fatti nel nostro ospedale), o per prestazioni specialistiche ambulatoriali, come per oculistica e audiologia, per non parlare poi della geriatria territoriale, per la quale troppe persone adesso sono costrette a rivolgersi al privato.

Il problema nel nostro territorio, quindi, va ben oltre a quello della risonanza magnetica e riguarda un'ampia fetta di servizi a partire da quelli sanitari per arrivare a quelli di trasporto, anch’essi di competenza regionale.  E non solo! Pensiamo alla diminuzione nelle periferie che abbiamo avuto di molti altri servizi, come uffici postali ad esempio, o sportelli bancari, accompagnati oltretutto da una diminuzione di offerta di trasporti pubblici.

Questa deriva centralistica, che penalizza tutti i territori marginali, rischia di assumere in futuro delle connotazioni ancora maggiori. Nel Piano strategico nazionale delle aree interne 2021-2027 P-SNAI, approvato dal governo nazionale all'inizio dell'estate, dove nell'obiettivo 4: si parla di accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile di alcune aree periferiche con pochi servizi e bassa densità demografica. E recita: "Queste aree non possono porsi un obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a se stesse.

Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso cronicizzato di declino e invecchiamento”. Ovvero Facciamo morire i nostri territori, sfruttiamoli ulteriormente per le loro risorse, devastiamoli con grandi opere e accompagniamoli alla morte, come si rischia di fare con l'eolico industriale, a solo fine di profitto, sui nostri crinali che distrugge ambiente, biodiversità, e vocazioni del territorio; o come è stato fatto fino ad oggi con le discariche nei nostri territori, che poi hanno creato disastri ambientali, come per il Rio Rovigo, in una regione dove la strategia rifiuti zero non è mai effettivamente decollata! Dimenticando poi che molte fragilità, come carenza di servizi e bassa densità demografica, sono state indotte da scelte politiche e tagli strutturali!

Distruzione delle vocazioni e impatto di grandi opere, accompagnate dalle La scelta di centralizzare i servizi essenziali, rischia di portare le persone ad abbandonare i nostri territori, e ci trascina verso uno spopolamento che potrebbe davvero essere irreversibile!

Dovremmo invece attuare politiche che riportino ad abitare i nostri territori, con servizi adeguati, valorizzando e facilitandone la vocazione economico/lavorativa, e contribuendo così anche a combattere il dissesto idrogeologico. Oltre a necessitare di investimenti per combatterlo, dobbiamo impedire lo spopolamento dei territori di periferia: se si vive un territorio, infatti, lo si cura e si contribuisce a proteggerlo!

Torniamo alla diagnostica di risonanza magnetica nel Mugello, con il primo macchinario donato che fu scelto di mettere alla Misericordia di Borgo San Lorenzo con una convenzione con l'allora ASF, gestita da personale in straordinario dell'azienda sanitaria pubblica (e pagato dalla stessa), che ha portato alla situazione di oggi; ovvero a non avere una strumentazione di RSM nella nostra struttura ospedaliera pubblica. Diventa ad oggi indispensabile, valorizzare il nostro ospedale come necessario, fornendolo di uno strumento così importante che oltre a rispondere ai bisogni delle persone del mugello, oltre a contribuire ad abbattere le liste di attesa per questa prestazione, valorizzerebbe il nostro ospedale di periferia all'interno del sistema Sanitario Regionale, tutelandolo.

La giunta regionale uscente in Toscana ha portato avanti politiche che con privatizzazioni, centralizzazioni e false razionalizzazioni ha tagliato importanti servizi pubblici, in particolare nelle periferie; a tutta questa situazione, in futuro si sovrapporranno ulteriori minori finanziamenti per la spesa sociale da parte dello stato a causa di una maggiore spesa pubblica destinata alle spese militari.

Già vediamo a livello nazionale le prime applicazioni dell'aumento delle spese militari a discapito dello stato sociale, che si ripercuotono e si ripercuoteranno a livello regionale e locale, come con la diminuzione del contributo affitti o con ad esempio, il rinnovo dei contratti in sanità, che hanno avuto un aumento tale da non coprire neppure l'inflazione! O come appunto con il Piano Strategico delle aree interne appena approvato, che toglie investimenti alle zone periferiche!

La scelta di allocare fondi nelle spese militari ha inevitabilmente un impatto sulle risorse disponibili per il welfare e altri servizi pubblici essenziali, e questo deve essere contrastato anche con scelte coerenti a livello regionale!

Se vogliamo tornare ad una vita dignitosa con diritti e servizi adeguati, dobbiamo cambiare le scelte politiche, sia a livello nazionale che a livello regionale.

Spese militari e liberalizzazione sfrenata dei servizi (comprese le gestioni societarie che creano utili), non garantiscono risposte adeguate alle necessità delle persone, neppure in politica sanitaria! Per questo diventa basilare, nel prossimo consiglio regionale, avere rappresentanti che spingano verso una direzione politica diversa!

Rimanendo all'oggi, vediamo se il governo regionale uscente, sarà in grado di garantire prestazioni diagnostiche di risonanza magnetica e adeguate specialistiche con il sistema sanitario pubblico, prima della fine del mandato!

share