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“Attacco imminente alle basi del Venezuela”, Trump smentisce i media Usa, Maduro ci crede e chiede aiuto a Putin

“Attacco imminente alle basi del Venezuela”, Trump smentisce i media Usa, Maduro ci crede e chiede aiuto a Putin

Politica estera

31/10/2025 

da Il Fatto Quotidiano

di Valerio Cattano

Secondo Wall Street Journal e Miami Herald la Marina americana è pronto a distruggere le basi che appoggiano il Cartel de los soles alla cui testa ci sarebbero alti esponenti del governo. Alcune fonti hanno detto che più di un generale sarebbe disposto a consegnare il leader chavista. Lui si rivolge al Cremlino per chiedere protezione

Fase uno: distruggere le strutture del Cartel de los soles, l’organizzazione che secondo gli Stati Uniti è guidata da alti esponenti militari del regime venezuelano e dallo stesso presidente Maduro. Questa attività, secondo i media americani Wall Street Journal e Miami Herald, è “imminente”. Il quotidiano della Florida scrive: “L’amministrazione Trump ha deciso di attaccare le installazioni militari all’interno del Venezuela e gli attacchi potrebbero verificarsi in qualsiasi momento”. Le fonti ascoltate dall’Herald indicano che gli obiettivi potrebbero essere colpiti per via aerea nel giro di pochi giorni o addirittura di ore. Il presidente Trump smentisce queste indiscrezioni. Alla domanda se stesse valutando un raid ha risposto: “No”. Nel frattempo, il Washington Post scrive che Maduro ha chiesto aiuto al presidente russo Putin – in particolare missili, la riparazione dei jet da combattimento Sukhoi, e radar – alla Cina e all’Iran, sollecitando assistenza militare e attrezzature per rafforzare le difese del Paese.

Da settimane ormai prosegue il braccio di ferro tra Washington e Caracas. Gli americani ritengono che il Cartel de los soles esporti circa 500 tonnellate di cocaina all’anno tra Europa e Stati Uniti. I sostenitori di Maduro accusano gli apparati a stelle e strisce di aver costruito una narrazione conveniente per spodestare il presidente chavista perchè il Cartello della droga a lui attribuito non esiste. BBC Mundo ha ascoltato diversi analisti. Secondo Raúl Benítez-Manaut, esperto di sicurezza nazionale e criminalità organizzata presso l’Unam (Università nazionale autonoma del Messico), il Cartello dei Soli ha avuto origine tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 come alternativa al trasporto di cocaina colombiana, durante lo smantellamento del cartello di Medellín. La prima volta che la stampa colombiana parlò di Cartel de los soles fu per raccontare l’arresto del generale Ramón Guillén Dávila, che era a capo dei Servizi antidroga della Guardia nazionale venezuelana, e del suo successore, Orlando Hernández Villegas. Guillén fu accusato di aver introdotto fino a 22 tonnellate di cocaina negli Stati Uniti mentre era a capo dell’unità antidroga tra il 1987 e il 1991.

Washington ritiene che questa organizzazione sia più viva che mai ed è decisa a tagliarle la testa, tanto che una fonte ha raccontato al Miami Herald che le ore per Maduro sarebbero contate e che ci sarebbe più di un generale del suo comando pronto a consegnarlo. A solleticare gli alti ufficiali di Caracas sarebbe anche la ricompensa, annunciata lo scorso agosto. Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) ha raddoppiato la cifra per chi offra informazioni che portino all’arresto di Maduro, portandola a 50 milioni di dollari – la più alta mai offerta – e a 25 milioni di dollari per la cattura di esponenti del governo come il ministro degli Interni Diosdado Cabello,e quello della Difesa, Vladimir Padrino López.

Ma gli Stati Uniti sarebbero pronti ad un raid immediato? Se si leggono le cifre, la risposta è affermativa. La Casa Bianca ha messo in campo al largo delle coste venezuelane tre cacciatorpediniere – equipaggiati per la difesa aerea, antisommergibile e missilistica – e un gruppo da sbarco che conta 4.500 soldati; aerei da ricognizione P-8 e voli di sorveglianza a lungo raggio per mappare le rotte del narcotraffico. Da settembre questo dispositivo è stato affiancato da dieci caccia F-35B assieme a droni armati MQ-9 Reaper, di stanza a Porto Rico. Infine, ai primi di ottobre si è mossa la portaerei USS Gerald R. Ford con il suo gruppo d’attacco: l’incrociatore USS Normandy e i cacciatorpediniere USS Thomas Hudner, USS Ramage, USS Carney e USS Roosevelt. La formazione navale può contare su 4.000 effettivi e circa 90 aerei da combattimento.

Tuttavia, questo dispiegamento di forze fa pensare ad una azione mirata più che a una missione sul terreno. Nel 1989, la missione a Panama richiese un impiego di circa 30.000 soldati. Ed è noto che il presidente Trump ama i raid brevi, più che le guerre a lungo termine. Su possibili operazioni militari si esprime in modo negativo l’Onu. Il commissario dell’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk chiede l’apertura di un’inchiesta e sostiene che azioni di forza contro imbarcazioni nel Mar dei Caraibi e nel Pacifico sono “inaccettabili”.

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