Poco meno di 470 morti in un semestre, il 4,2% in più rispetto allo stesso periodo del 2023.
A un mese e mezzo dalla morte di Satnam Singh, il bracciante abbandonato per strada dal datore di lavoro dopo che un macchinario gli aveva tranciato il braccio, l’Inail fa il punto sulla strage nelle fabbriche, nei campi, nei cantieri, nei magazzini, nelle cliniche. Mentre il governo annunciava l’assunzione di nuovi ispettori senza aumentare gli stipendi in modo da rendere attrattivi i concorsi, gli infortuni mortali sono saliti a 469 contro i 450 dei primi sei mesi 2023 (e i 463 del 2022). Nel 2019 erano stati 13 in più, mentre 2020 e 2021 hanno visto un andamento anomalo (570 e 538 morti rispettivamente in un semestre) a causa dei contagi da Covid. A preoccupare è soprattutto quello che la segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, definisce “stillicidio nel settore delle costruzioni“, con 68 morti da gennaio a giugno 2024 contro i 39 del 2023. “La rabbia e lo sdegno non bastano”, commenta la sindacalista. “Le promesse mai mantenute della ministra del lavoro di avviare tavoli di confronto, mirati e specifici, ci hanno stancato. La patente a crediti non è certamente la soluzione. A ridosso delle vacanze estive noi non intendiamo abbassare la guardia davanti a un’emergenza che ci lascia inorriditi e attoniti e per la quale chiediamo un’immediata azione, con il coinvolgimento delle parti sociali e provvedimenti concreti”.
L’incidenza ogni 100mila occupati è salita, tra 2023 e 2024, da 1,91 a 1,96. Nell’aumento sono stati determinanti gli incidenti plurimi: cinque le denunce per un totale di 21 decessi. Dalla strage nel cantiere Esselunga a Firenze a quella di Casteldaccia passando per l’esplosione nella centrale Enel di Suviana. A pesare è soprattutto il settore industria e servizi, che passa da 388 a 399 denunce mortali di cui appunto 68 nelle costruzioni e 47 nel manufatturiero, mentre l’agricoltura sale da 47 a 52 e il conto Stato da 15 a 18. Gli incidenti denunciati salgono soprattutto al Sud (da 93 a 98 denunce) e nelle Isole (da 34 a 51), mentre restano invariati nel Nord-Est (101 decessi in entrambi i periodi) e calano al Centro (da 92 a 91) e nel Nord-Ovest (da 130 a 128). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Sicilia (+15), l’Emilia-Romagna (+13) e il Lazio (+5), mentre i cali più evidenti sono in Veneto (-14), Umbria (-6), Piemonte e Friuli-Venezia Giulia (-5 ciascuna).
Nel complesso, le denunce di infortunio – mortale e non – presentate nel primo semestre sono state 299.303, +0,9% rispetto a giugno 2023 e in diminuzione del 21,7% rispetto allo stesso periodo del 2022, con un aumento più rilevante per gli incidenti avvenuti nel tragitto casa-lavoro. In aumento le patologie di origine professionale, 45.512 (+19,6%). Quanto ai settori più colpiti, gli infortuni aumentano soprattutto in sanità e assistenza sociale (+22,1%), noleggio e servizi di supporto alle imprese (+16,8%), costruzioni (+14,7%), attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+14,6%), trasporto e magazzinaggio (+8,1%) e commercio (+8,0%).
03/08/2024
da Il Fatto Quotidiano