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Autonomia, l’Emilia-Romagna velocizza l’ok al referendum (prima delle dimissioni di Bonaccini). Si mobilitano le altre 4 Regioni. Obiettivo: evitare la raccolta delle firme

Autonomia, l’Emilia-Romagna velocizza l’ok al referendum (prima delle dimissioni di Bonaccini). Si mobilitano le altre 4 Regioni. Obiettivo: evitare la raccolta delle firme

L’obiettivo è quello di arrivare all’ok prima dell’11-12 luglio. Per richiedere il referendum servono almeno cinque Consigli regionali: senza l’Emilia-Romagna, il fronte progressista – Sardegna, Toscana, Puglia e Campania – non avrebbe il numero minimo e sarebbe necessario far partire una difficile raccolta firme

La Regione Emilia-Romagna velocizza le tappe: è iniziata una vera e propria corsa contro il tempo per discutere e votare la richiesta di referendum abrogativo sull’autonomia differenziata. L’obiettivo è quello di arrivare all’ok in pochi giorni, prima delle dimissioni del governatore Stefano Bonaccini (attese tra l’11 o il 12 luglio), neoeletto parlamentare europeo. Un passaggio fondamentale: per richiedere il referendum servono le deliberazioni di almeno cinque Consigli regionali. Senza l’Emilia-Romagna, il fronte dei governatori progressisti non avrebbe il numero minimo: da sole SardegnaToscana, Puglia e Campania non potrebbero chiedere il referendum. Il tentativo di cercare una sponda a destra, coinvolgendo Calabria e Basilicata – Regioni targate Forza Italia e contrarie alla legge – è in corso ma non è certo la strada maestra. Intanto nasce il Coordinamento regionale sull’autonomia, che mette insieme le cinque regioni contrarie alla legge targata Calderoli: la presidente della Sardegna Alessandra Todde (del Movimento 5 stelle) farà da “collante” con gli altri quattro governatori del Pd, anche perchè è l’unica potenzialmente in grado di fare ricorso alla Consulta in qualità di Regione a Statuto speciale. Se dovesse saltare la richiesta da parte delle cinque Regioni, l’unica alternativa rimarrebbe la raccolta di 500mila firme.

Le tappe in Emilia Romagna – Ma i governatori sono intenzionati a chiudere tutto in pochi giorni. L’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna (la denominazione del Consiglio regionale dell’ente) dovrebbe riunirsi martedì 9 luglio per discutere e votare la richiesta di referendum abrogativo: i tempi sono stretti e la seduta potrebbe proseguire a oltranza. Prima però deve riunirsi la Commissione VI, Statuto e regolamento, per discutere e votare il documento firmato dai capigruppo di maggioranza e M5s. È possibile che la commissione si riunisca giovedì 4 luglio. Il quesito è: “Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, ‘Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione?'”.

Si muove anche la Campania – L’ok dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna aprirebbe la strada alle altre quattro Regioni che sono già in fermento. Il Consiglio regionale della Campania ha già convocato una seduta straordinaria per lunedì 8 luglio dalle ore 15.30 alle ore 18. La riunione avrà all’ordine del giorno le “iniziative regionali a seguito dell’approvazione definitiva del disegno di legge governativo in materia di autonomia differenziata”. La decisione della seduta straordinaria è stata presa oggi (martedì 2 luglio) dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari.

Pronta anche la Toscana – Anche il Consiglio regionale della Toscana si prepara a chiedere il referendum. “Con le altre Regioni ci siamo riuniti”, spiega il presidente dell’Assemblea Antonio Mazzeo: “Il testo è stato condiviso. A breve – sottolinea – dovrei ricevere la proposta di delibera sottoscritta dai capigruppo che vogliono aderire, da lì partirà l’iter”, con la convocazione dell’aula. “Per i tempi – ha aggiunto – dipende da quando mi presenteranno la proposta. Il capogruppo Pd mi ha cercato stamani dicendomi che la delibera sarà presentata a strettissimo giro“. A sottoscriverla le forze di maggioranza, Pd e Iv, insieme a M5s.

Il Coordinamento a guida Todde – Gli staff dei cinque governatori di Sardegna, Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania hanno trovato gli incastri per il primo appuntamento del Coordinamento. Todde si è messa alla guida per arrivare a un testo inattaccabile di referendum abrogativo: il ricorso sarebbe in capo proprio all’Isola, come Regione a Statuto speciale. “Pronti a sostenere la posizione politica e istituzionale della governatrice Alessandra Todde nella difesa della specialità della Sardegna, che rischia di essere gravemente sacrificata dall’autonomia differenziata targata Calderoli”, ha dichiarato il presidente della prima commissione Autonomia del Consiglio regionale, Salvatore Corrias (Pd). Lo stesso è pronto a portare in Aula il dibattito, promuovendo anche un ordine del giorno o una mozione che possa impegnare il Parlamento sardo nella battaglia: “Vogliamo difendere l’assetto giuridico che ci riconosce la specialità, e che la riforma rischia di far svanire a vantaggio delle regioni a statuto ordinario”, ribadisce l’esponente dem. Per il presidente della commissione, “non si può permettere che passi sopra le nostre teste una legge che rischia di farci soccombere“. Sempre sull’isola è nato il comitato sardo contro l’autonomia differenziata: l’iniziativa è proposta da Cgil e Uil regionali insieme a tutti i soggetti interessati, partiti politici, rappresentanze istituzionali a tutti i diversi livelli, associazioni e movimenti sociali.

La mobilitazione nazionale – La nascita di comitati territoriali in tutta Italia, “aperti e plurali”, è stata auspicata nei giorni scorsi dal deputato del Pd Roberto Speranza: “L’autonomia differenziata si può ancora fermare! Dopo le forzature della destra in Parlamento la strada che resta contro questo progetto scellerato che spacca l’Italia è quella della mobilitazione popolare per arrivare al referendum. Forza!”, ha scritto sui sociali Speranza. In contemporanea, infatti, si è attivato il Comitato referendario formato da tutte le opposizioni, vale a dire PdM5sAvsPsi e +Europa. Ma anche Cgil e Uil, insieme ad associazioni come AnpiArciAcli e Libera. Comitato che si prepara anche all’eventuale raccolta delle 500mila firma necessarie. L’obiettivo è farlo entro settembre, così da poter indire il referendum nel 2025, agganciandolo a quello della Cgil contro il Jobs Act. La mobilitazione, pertanto, è in corso.

02/07/2024

da Il Fatto Quotidiano

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