Il processo di privatizzazioni del governo continua, anche se ora - tra Poste e Ferrovie - viene almeno in parte ridimensionato (a parole).
Non sarà una svendita, ma la cessione dei gioelli di famiglia prosegue. Nonostante qualche parziale passo indietro e smentite poco convincenti, il processo di privatizzazioni avviato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non è destinato a fermarsi.
Gli ultimi sviluppi riguardano Poste Italiane, con la retromarcia per la quale il governo non scenderà sotto il 50% delle quote, e Ferrovie. In quest’ultimo caso è stato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, a intervenire durante il question time alla Camera, smentendo “qualsiasi ipotesi di svendita”.
Privatizzazioni, Salvini nega la svendita ma non la cessione delle quote di Ferrovie
Nessuna svendita, quindi, ma la cessione resta. Anche se finora, ha sottolineato Salvini, “non sono giunte proposte sul mio tavolo, e se arriveranno le prenderò in esame ma il controllo era e rimarrà pubblico”. Salvini ha ricordato gli investimenti fatti negli ultimi anni sulla rete ferroviaria: “Dopo anni di attesa investiamo miliardi di euro su alta velocità e carrozze nuove per intercity e regionali”. Nonostante i quali, però, l’intenzione di cedere una quota resta.
Come viene evidenziato anche dai deputati del Pd, Valentina Ghio e Andrea Casu, secondo cui di fatto Salvini ha confermato “la volontà del governo di privatizzare le Ferrovie dello Stato”. Il ministro, infatti, “è stato molto chiaro nel dire che sta aspettando offerte da poter valutare”. Un tema non di poco conto, considerando che “il Parlamento non è a conoscenza di alcun programma di privatizzazione delle infrastrutture strategiche”.
Una possibile soluzione per la privatizzazione del gruppo FS sembra suggerirla Nicola Zaccheo, presidente dell’Autorità di regolamentazione dei trasporti, quando afferma che privatizzare l’infrastruttura è difficile e controproducente, mentre i privati potrebbero entrare in gioco nel capitolo dei servizi. La partita, in attesa di offerte, è aperta.
Poste Italiane, lo Stato non scenderà sotto il 50%
Il primo passo è invece stato mosso sul capitolo Poste Italiane. Il Consiglio dei ministri di martedì ha dato il via libera al dpcm con il quale il governo si impegna a mantenere una quota superiore al 50% di Poste. Un provvedimento che era stato annunciato da mesi ma che è arrivato solo ora, a garantire il controllo pubblico della società.
A questo punto sembra probabile la cessione di un pacchetto del 14,2% sul totale del 29% oggi in mano al Mef, senza toccare il 35% di Cdp. La quota in vendita, secondo Intermonte, potrebbe fruttare allo Stato circa 2,3 miliardi di euro e l’operazione potrebbe scattare verso la fine di ottobre. Con il governo che tira dritto nonostante le proteste di parte dell’opposizione e di Cgil e Uil contro le privatizzazioni.