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Banche armate: finanza non sostenibile

Banche armate: finanza non sostenibile

Il termine “banche armate” nasce all’inizio degli anni Novanta nell’ambito del movimento pacifista italiano. Indica il coinvolgimento di quegli istituti di credito nella vendita di materiale bellico a Paesi terzi da parte di aziende nazionali.

I Paesi destinatari di queste esportazioni sono prevalentemente al di fuori della NATO, spesso situati in aree caratterizzate da conflitti armati, instabilità politica o regimi autoritari.

Queste transazioni sollevano preoccupazioni etiche e politiche, in quanto le armi vendute potrebbero essere utilizzate per alimentare guerre civili, repressioni interne o violazioni dei diritti umani.

La mancanza di trasparenza in molti di questi accordi complica ulteriormente il monitoraggio delle destinazioni finali e dell’effettivo utilizzo del materiale bellico, aumentando il rischio che tali esportazioni vadano a sostenere situazioni di crisi umanitaria.

Chi riceve le nostre armi?
Paesi NATO ed UE
Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito acquisiscono tecnologie militari avanzate e componenti per veicoli, aeronautica e missilistica, grazie a scambi che rientrano in collaborazioni militari consolidate.

Paesi del Medio Oriente e Nord Africa:
Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti rappresentano i principali acquirenti di armamenti italiani. Queste forniture hanno sollevato critiche a causa del coinvolgimento di questi Paesi nella guerra in Yemen. L’Egitto è un altro partner rilevante per navi militari, elicotteri e altre attrezzature, nonostante le accuse di violazioni dei diritti umani (caso Regeni e Zaki).

Resto del mondo
Il Qatar rappresenta un importante destinatario di sistemi navali e tecnologie aerospaziali, mentre India e Pakistan acquistano dall’Italia tecnologie per marina e aviazione.

Le esportazioni nell’Africa Sub-sahariana, invece, sono più limitate ma includono trasferimenti verso Paesi come Nigeria e Kenya, spesso giustificati come sostegno a operazioni antiterrorismo.

Anche Brasile, Messico e Colombia ricevono tecnologie militari, incluse piattaforme navali e aeronautiche.

Banche armate ed esportazione di armi: cosa deve preoccuparci?
L’espressione “banche armate” e il fenomeno dell’esportazione di armi sollevano una serie di preoccupazioni etiche, politiche e sociali che meritano attenzione, poiché coinvolgono il ruolo del sistema finanziario, l’impatto geopolitico e le implicazioni umanitarie.

Le banche chiaramente non producono né vendono armi, ma svolgono un ruolo fondamentale come intermediari finanziari, poiché facilitano le transazioni tra produttori italiani di armamenti e Paesi importatori, fornendo strumenti finanziari come:

Lettere di credito, per garantire i pagamenti.
Prestiti alle aziende produttrici o agli acquirenti esteri.
Servizi di cambio valuta per gli scambi internazionali.
Le banche più coinvolte operano spesso in Paesi con legislazioni meno stringenti, permettendo transazioni verso aree di conflitto o regimi repressivi.

È inoltre importante ricordare che la legge 185/90, che regola l’esportazione di armi italiane, vieta esplicitamente le vendite a:

Paesi in guerra non difensiva.
Stati sottoposti a embargo internazionale.
Regimi che violano i diritti umani.
E infatti – specialmente negli ultimi anni – stiamo assistendo a:

Un forte indebolimento della trasparenza, favorito dalla costante mancanza di controlli da parte del Parlamento: tali esportazioni sono finanziate e favorite da diversi gruppi bancari italiani ed esteri le cui specifiche operazioni sono impossibili da rintracciare nella Relazione governativa.
Una tendenza da parte degli ultimi governi a incentivare le esportazioni di sistemi militari anche a Paesi verso cui sarebbero vietate. Parliamo di Paesi in stato di conflitto armato e i cui governi sono responsabili di gravi violazioni di diritti umani contrastanti con i principi dell’articolo 11 della Costituzione, ecc.
Un graduale allentamento da parte di diversi istituti di credito delle rigorose direttive che avevano emesso alcuni anni fa. Queste avevano proprio lo scopo di poter finanziare e offrire servizi bancari anche ad aziende che producono ed esportano armamenti a Paesi ricchi di risorse energetiche, ma pesantemente coinvolti in conflitti e violazioni.

Relazione Governativa 2024: #banchearmate


La Relazione Governativa 2024 è un documento pubblicato annualmente dal governo italiano, che fornisce un resoconto sulle transazioni finanziarie legate all’esportazione, importazione e transito di armamenti. Include dettagli sulle banche coinvolte, i volumi di denaro movimentati e i principali Paesi destinatari.

Serve a monitorare l’applicazione della legge 185/90, che regola le esportazioni di armi italiane, evidenziando le criticità legate a trasparenza, etica e rispetto dei diritti umani.

A marzo 2024 è stato pubblicato il report sulle transazioni 2023 effettuate dalle Banche Italiane per operazioni di “export, import e transazione di armamenti”.

Il documento contiene la relazione presentata ogni anno al Governo sulle banche che finanziano operazioni di import&export e transazione di armamenti.

       

La “triste” classifica
Leggendo i dati delle Tabelle ufficiali della Relazione Governativa 2024, che ricordiamo essere relative alle operazioni effettuate nel corso dell’anno 2023, è possibile stilare una classifica delle cosiddette banche armate.

I cinque maggiori finanziatori di esportazioni militari in Italia, in ordine decrescente per importo totale, sono:

UniCredit (€ 1,28 miliardi)
Intesa Sanpaolo (€ 729 milioni)
Deutsche Bank (€ 766 milioni)
Banca Popolare di Sondrio (€ 356 milioni)
Barclays Bank Ireland – Milan Branch (€ 157 milioni).

Cosa possiamo fare contro le banche armate?
Come cittadini e cittadine possiamo fare molto per contrastare il fenomeno delle banche armate. Ecco una lista di proposte!

Consumo critico: possiamo premiare con le nostre scelte finanziarie chi sostiene iniziative etiche e trasparenti.
Informarsi: possiamo verificare se la nostra banca finanzi o meno il commercio di armi, usando piattaforme come BankTrack.
Scelte etiche: passiamo a istituti bancari che promuovono una finanza sostenibile (noi come associazione – ad esempio – ci affidiamo a Banca Etica).
Pressione pubblica: possiamo inviare lettere alle banche chiedendo maggiore trasparenza e l’interruzione del supporto al settore bellico.
Coinvolgimento attivo: partecipiamo a campagne di sensibilizzazione come quelle promosse da associazioni pacifiste e supportiamo movimenti che promuovono cambiamenti legislativi.
Divulgazione: parliamo del tema con amici e sui social per aumentare la consapevolezza.
Supporto economico: doniamo a organizzazioni impegnate contro il commercio di armi.
Petizioni: firmiamo e diffondiamo petizioni per il controllo delle esportazioni di armi.
Campagna di pressione alle banche armate

27/03/2025

Andrea Canepa

Banche Armate

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