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Basta gas russo in Europa attraverso l’Ucraina

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Da oggi, primo gennaio, vuoti i gasdotti che trasportavano il gas russo verso i paesi europei passando attraverso l’Ucraina. I gasdotti funzionavano grazie a un accordo tra Russia e Ucraina attivo dal 2019, e che il governo ucraino aveva mantenuto per i due anni e mezzo di guerra trascorsi. Rottura imprevista e non chiarita nella sua ragioni nascoste, nonostante intense trattative e proposta di accorgimenti formali per evitarla.

Rincaro pesante del gas da subito

I prezzi europei del gas naturale hanno toccato, per la prima volta dall’ottobre 2023, i 50 euro al Megawattora, spinti dalle temperature in ribasso ma soprattutto dai timori del mercato europeo per lo stop dell’Ucraina al transito di gas russo. “L’interruzione del transito del gas attraverso l’Ucraina avrà un impatto drastico su tutti noi nell’Ue, non solo sulla Federazione Russa”. Lo afferma in un video su Facebook il primo ministro slovacco Robert Fico

Gas russo per l’Europa e soldi di transito per l’Ucraina

L’accordo tra i due paesi era in vigore dal 30 dicembre 2019 ed è scaduto alle 6 di questa mattina (le 8 di mattina a Mosca): ora Gazprom, l’azienda statale russa, non ha più l’autorizzazione a trasportare il gas in Europa attraverso il territorio ucraino. Questa mattina Gazprom ha confermato di avere smesso di inviare gas attraverso il gasdotto che passa per l’Ucraina.
Recentemente il presidente ucraino Zelensky aveva detto di non voler più permettere alla Russia di guadagnare grazie alla vendita del gas che passava nelle infrastrutture ucraine, e aveva dato ai paesi europei ancora dipendenti dal gas russo circa un anno di tempo per trovare delle alternative. Non citato il flusso di denaro russo all’Ucraina per quel transito, circa 800 milioni di dollari all’anno, nonostante la guerra.

La dipendenza europea dal gas di Putin

I paesi europei, da sempre molto dipendenti dal gas russo, avevano ridotto drasticamente le importazioni dopo l’invasione russa: se prima il gas russo copriva circa il 40 per cento del fabbisogno europeo, nel 2023 è sceso a circa l’8 per cento. Tuttavia tre paesi Ue, Ungheria, Slovacchia e Austria, hanno mantenuto una dipendenza molto forte dal gas russo. Il mancato rinnovo dell’accordo tra Russia e Ucraina sarà un problema soprattutto per loro, precisa il Post.
Ungheria, Slovacchia e Austria avevano mantenuto il loro legame con la Russia un po’ per ambiguità politiche (soprattutto il governo ungherese, guidato da Viktor Orbán, molto vicino a Vladimir Putin), un po’ per obblighi contrattuali: contratti di lungo termine con Gazprom, che li costringerebbero a pagare grosse penali in caso di violazione.

Chi è colpito di più e la Moldavia prima ritorsione

Dei tre paesi, il più colpito sarà la Slovacchia. Meno colpita invece l’Ungheria, che potrà ricevere il gas russo attraverso il gasdotto TurkStream (oltre a Turchia e Serbia) , che passa per i fondali del mar Nero. Sempre da stamane, niente gas russo alla Moldavia -per debiti non pagati-, ed evidente ritorsione. La Moldavia importa dalla Russia circa 2 miliardi di metri cubi di gas all’anno, via Ucraina.
In Moldavia moltissime persone ancora oggi parlano russo e nel paese le tv e i giornali russi sono ancora piuttosto popolari. Da qualche anno le elezioni vengono vinte da candidati filoeuropei: a novembre la presidente uscente Maia Sandu è stata rieletta per un secondo mandato, pur con un distacco minimo sul candidato filorusso.

Paradosso Russia-Ucraina

Benché la guerra in Ucraina vada avanti da due anni e mezzo, e benché l’Europa abbia ridotto di molto la dipendenza dal gas della Russia, in Ucraina sino a stamane erano ancora attivi i gasdotti gas verso Paesi europei. Il paese invaso (l’Ucraina) manteneva attive le infrastrutture per il trasporto di materie prime del paese invasore (la Russia), anche nel pieno della guerra tra i due. Mentre la Russia continuva a pagare all’Ucraina circa 800 milioni di dollari l’anno per il transito. Come se la guerra non ci fosse.

Col nuovo anno e la discussa decisione di Kiev apre un ulteriore scenario di crisi proprio in casa ucraina. La Russia ha ormai rinunciato al mercato del gas europeo. Grosso problema invece per l’Ucraina, che perderà una fonte notevole di ricavi in un momento decisamente ‘complicato’ per la sua economia. I gasdotti ucraini che potrebbero ora diventare un obiettivo per i bombardamenti russi. Oltre al rischio che, senza la necessaria manutenzione, le infrastrutture si degradino e diventino rapidamente inutilizzabili.

01/01/2025

da Remocontro

 

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