04/08/2025
da BDS
Il Comitato Nazionale Palestinese per il BDS (BNC), la più ampia coalizione palestinese alla guida del movimento BDS globale, sostiene ufficialmente la campagna organica e di base per il boicottaggio di ZARA.
Invitiamo le persone di coscienza in tutto il mondo a boicottare ZARA, il marchio di punta della multinazionale spagnola Inditex, per la sua profonda e crescente complicità con il regime israeliano di colonialismo di insediamento, apartheid e genocidio.
All'inizio del 2025, nel mezzo del continuo genocidio israeliano contro i palestinesi di Gaza, ZARA ha aperto il suo negozio più grande di sempre in Israele : un flagship store di 4.500 m² nel complesso Big Fashion Glilot, vicino a Tel Aviv.
Questa espansione rafforza i legami economici di ZARA con Israele, dove il marchio gestisce già decine di negozi. L'espansione avviene in un momento in cui il regime genocida israeliano sta perpetrando uccisioni di massa, sfollamenti forzati e distruzione della vita culturale palestinese nella più totale impunità.
L'attacco israeliano a Gaza ha, ad oggi, causato la morte di oltre 80.000 palestinesi e ha annientato i sistemi sanitari ed educativi della Striscia, devastandone il tessuto sociale, culturale ed economico, e infliggendo deliberatamente a Gaza condizioni di vita calcolate per provocare la distruzione fisica dei palestinesi.
La complicità di ZARA con il regime di oppressione israeliano è ancora più profonda. Nell'ottobre 2022, Joey Schwebel, presidente di Trimera Brands, il franchisee israeliano di ZARA, ha ospitato un evento di campagna elettorale a casa sua per il ministro israeliano di estrema destra Itamar Ben-Gvir. Ben-Gvir, che ha apertamente chiesto l'espulsione dei palestinesi, la fucilazione dei civili e la negazione degli aiuti umanitari a Gaza, è stato citato nel caso della Corte Internazionale di Giustizia, che ha stabilito che Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio. Dopo l'evento, Ben-Gvir ha elogiato ZARA, twittando: "ZARA, bei vestiti, bei israeliani".
Nel giugno 2021, l'allora stilista di ZARA Woman, Vanessa Perilman, ha lanciato un'invettiva razzista contro i palestinesi in messaggi Instagram alla modella palestinese Qaher Harhash. ZARA ha risposto con una debole dichiarazione pubblica prendendo le distanze dalle affermazioni, ma non ha intrapreso alcuna azione significativa né assunto alcuna responsabilità.
Nel dicembre 2023, ZARA ha lanciato una campagna pubblicitaria offensiva intitolata "The Jacket", raffigurante manichini avvolti in sudari bianchi accanto a statue crollate, un'immagine inquietantemente simile a quella dei corpi palestinesi avvolti in sudari visti quotidianamente durante il genocidio israeliano trasmesso in diretta streaming a Gaza. In seguito all'indignazione internazionale, ZARA ha rimosso la pubblicità e ha rilasciato delle vuote "scuse", affermando di "rammaricarsi dell'equivoco", senza fare nulla per affrontare i suoi profondi legami commerciali con il regime di apartheid israeliano.
ZARA e Inditex sono rimaste in silenzio sulla distruzione da parte di Israele del settore culturale di Gaza e del suo patrimonio culturale di 4.000 anni. Non hanno detto nulla sull'uccisione di personalità palestinesi della moda e del tessile, incluso l' assassinio da parte di Israele della famosa stilista Walaa al-Afranji , fondatrice di Fashion Room by Walaa, insieme al marito nel campo profughi di Nuseirat nel dicembre 2024. Allo stesso tempo, ZARA ha scelto la modella israeliana Sun Mizrahi come testimonial della sua campagna globale del 2024, insabbiando i crimini di Israele e rendendo glamour la sua immagine durante un genocidio. Commentando la campagna di ZARA, un portavoce di Mizrahi ha affermato: "[lei] è felice di essere il volto israeliano così identificato con il nostro Paese in tutto il mondo, soprattutto in tempi come questi".
La complicità di Inditex nelle violazioni dei diritti umani si estende oltre la Palestina. L'azienda è stata associata a condizioni di lavoro abusive in Brasile e ad accuse di violazioni dei diritti dei lavoratori in Myanmar, costringendola a lasciare il Paese dopo una campagna di pressione pubblica. Questi casi rientrano in un quadro più ampio di incapacità di Inditex di tutelare i diritti fondamentali lungo le sue catene di fornitura globali.
Come evidenziato in un'analisi giuridica della Dott.ssa Irene Pietropaoli per SOMO e Al-Haq, i dirigenti di aziende di tutto il mondo possono essere ritenuti legalmente responsabili per complicità nel genocidio israeliano contro 2,3 milioni di palestinesi a Gaza. Il rapporto avverte: "Le aziende rischiano di essere complici delle violazioni del governo israeliano anche solo svolgendo le loro attività commerciali nel Paese e contribuendo all'economia in generale, ad esempio, e pagando le tasse a un governo che sta commettendo un genocidio. La complicità silenziosa o tacita, come dettagliato di seguito, è evidente quando un'azienda non contribuisce direttamente o non ne trae beneficio, ma ne è consapevole e non ne prende le distanze, supponendo che vi sia ancora uno stretto legame con la situazione, ad esempio un'azienda che svolge attività in Israele e paga le tasse al governo israeliano".
I dirigenti di ZARA e Inditex devono prestare attenzione: continuare a operare e collaborare nell'Israele dell'apartheid potrebbe non solo costare loro denaro, ma potrebbe anche comportare conseguenze legali.
Inditex possiede ZARA, Massimo Dutti, Pull & Bear, Bershka, Oysho, Stradivarius e ZARA Home. Sebbene tutti operino nell'Israele dell'apartheid, ZARA è il marchio più importante e strategicamente commercializzato di Inditex, ed è quindi al centro della campagna strategica di boicottaggio BDS.
Il movimento BDS invita i lavoratori, gli artisti, gli studenti, i sindacati, i difensori dei diritti umani e i consumatori etici di tutto il mondo a boicottare ZARA e a fare pressione su Inditex affinché cessi la sua complicità nei crimini israeliani e ritiri le sue attività dall'Israele dell'apartheid.
ZARA ha scelto di schierarsi con il genocidio. Boicottate ZARA finché non porrà fine alla sua complicità criminale.