01/10/2025
da Il Manifesto
Terra rimossa. Ospedali assediati nel capoluogo. Nei reparti dell’Al-Hilou dodici neonati rischiano la morte
Ancora una volta, Gaza sperava in un annuncio di cessate il fuoco. Un patto già sottoscritto a cui potesse seguire la fine dei bombardamenti e l’ingresso degli aiuti umanitari. Quello tirato fuori dal presidente Trump è stato invece l’ennesimo piano. Una proposta che ora Hamas sta discutendo.
«C’è una divisione all’interno del movimento – ci dicono dalla Striscia – Qualcuno vorrebbe accettare l’accordo, qualcun altro preferirebbe la morte a una tale resa». Tutta la popolazione parla della proposta, nella consapevolezza di trovarsi sotto un terribile ricatto. «So che l’accordo è vergognoso e offensivo – ci dice Mohammed – e rappresenta una sconfitta, una rottura e l’inizio di un mandato americano su Gaza. Ma sento di non avere il diritto di rifiutare, voglio in ogni modo fermare questa cascata di sangue».
LA SITUAZIONE peggiora giorno dopo giorno. Man mano che i carri armati israeliani avanzano su Gaza City, aree sempre più grandi della città diventano irraggiungibili dai soccorsi. Le chiamate di aiuto alla protezione civile e alla Mezzaluna rossa palestinese parlano di decine di persone bloccate sotto le macerie degli edifici bombardati. Gli sfollati intorno all’ospedale al-Shifa denunciano l’utilizzo di bombe cariche di gas che rendono l’area irrespirabile.
Diversi filmati mostrano i quadricotteri israeliani rilasciare oggetti non identificati che, a contatto con il terreno, sprigionano fumi capaci di invadere intere strade. I gas entrano nelle tende e nei rifugi, provocando difficoltà respiratorie e diminuendo la visibilità. L’ospedale è ancora operativo, nonostante l’assedio israeliano e gli attacchi alla struttura e agli edifici che la circondano.
Giorno dopo giorno aumenta il numero di sfollati che vi si rifugia e prendersi cura dei pazienti diventa sempre più difficile. Soprattutto a causa della mancanza di medicine, cibo e carburante. Ieri il direttore del complesso medico ha denunciato che la vita di dodici neonati nel reparto dedicato dell’ospedale al-Hilou è in pericolo immediato. La struttura, che si trova ad al-Nasr, a ovest di Gaza City, è stata colpita dai carri armati israeliani.
L’ATTACCO HA RESO estremamente complicato l’accesso e medici e personale non riescono ad avere contatti continui con l’esterno: i militari hanno bloccato internet. Medici senza Frontiere, che pochi giorni fa ha dichiarato la sospensione delle proprie attività a Gaza City, ha ricordato che Israele aveva assicurato di non colpire l’ospedale. I pazienti e il personale sanitario di al-Hilou vivono nel timore che i militari possano assaltare la struttura e costringere all’evacuazione.
Come già accaduto per altri ospedali, significherebbe una condanna a morte per tutti coloro che non sono trasportabili, per chi necessita dei macchinari medici e dell’ossigeno per sopravvivere.
Più ci si allontana da Gaza City, minori sono i servizi che i profughi riescono a trovare. Ma gli attacchi israeliani non si sono fermati neanche nel centro della Striscia. Un bombardamento al campo profughi di Nuseirat ha causato quattro morti e diversi feriti. Almeno 18 palestinesi sono stati ammazzati mentre tentavano di raggiungere gli aiuti. E la stessa struttura medica è stata attaccata: uno degli ingressi è stato colpito e sono rimaste ferite cinque persone, tra cui due membri del personale medico.
A DEIR AL-BALAH una squadra di vigili del fuoco ha recuperato i corpi di tre persone uccise in un attacco israeliano su una casa. Gli aerei bombardano anche il sud e l’area di al-Mawasi, che Tel Aviv definisce «umanitaria». I missili hanno colpito la tenda che ospitava una famiglia, uccidendo un uomo e sua moglie al settimo mese di gravidanza. Un altro bambino è morto di fame nel nord della Striscia, il 150esimo. Sono 453 i decessi legati alla denutrizione causata dal blocco israeliano di beni umanitari.
LA SITUAZIONE peggiora anche in Cisgiordania, dove l’esercito continua ad effettuare raid, attacchi e sequestri. Ieri i militari hanno ucciso un palestinese durante l’assalto a un villaggio a sud di Betlemme. A Hebron i soldati hanno fermato e trattenuto due bambini (uno dei quali di quattro anni), ignorando gli appelli di passanti e familiari. Da inizio settimana, le incursioni sono aumentate e Tel Aviv ha sequestrato almeno 40 palestinesi liberati in precedenti accordi di scambio.