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Bombe Usa sull’Isis siriano messaggio ad al-Julani

Bombe Usa sull’Isis siriano messaggio ad al-Julani

Avvertimento Usa senza risparmio: 140 tra bombe ad alta precisione e missili contro 75 bersagli in Siria. Tra gli ultimi raid a firma Biden da esibizione di forza: bombardieri B-52, i caccia F-15E Stike Eagles e gli aerei da attacco A-10 Thunderbolt II per colpire, precisa ‘Defense One’, la regione di Badiya, La fascia desertica tra Siria, Giordania, Iraq e Arabia Saudita dove l’Isis cercava di riorganizzarsi. E in cui la presenza di campi di  jihadisti mostra quanto poroso fosse il controllo nominale sul Paese da parte di Assad, denuncia InsideOver.

‘Mostrare bandiera’ e muscoli

La esibizione di forza Usa non solo a ‘mostrare bandiera’, ma è anche un esplicito messaggio alle nuove forze islamiche al potere a Damasco sul modello operativo di Washington da subito e in attesa di Trump. Esibizione di forza esplicita politicamente anche sui bersagli. Come Israele parla per bombe ma a suo modo: colpendo depositi di armi e artiglieria ex Hazbollaqh, mostrando a ogni milizia, a partire dalla Hay’at Tahrir al-Sham oggi vincente insediata a Damasco, di non voler barattare la Siria degli Assad con una Siria islamica ancora più forte. Di fatto, bombe e missili Usa avrebbero mandato «un messaggio di maggiore apertura», la valutazione di Andrea Muratore.

Attaccare l’Isis mentre Hts, l’Esercito Nazionale Siriano, i ribelli del Fronte Sud e le milizie minori si prendono la Siria mostra a tutti che la comune lotta allo Stato Islamico è ritenuta una condizione base dagli Usa nei suoi rapporti con il nuovo Governo.

‘Criminale di guerra’ automaticamente ‘ex’

Il messaggio è diretto in particolare ad Abu Mohammad al-Jolani, che gli Usa li ha combattuti in Iraq da giovane membro di Al-Qaeda e oggi, da “signore della guerra” di Hts, aspirante leader nonostante rientri ancora nella lista dei ricercati per terrorismo. Sulla carta Washington avrebbe potuto decidere arrogarsi il diritto di bombardare Hts esattamente come l’Isis: per gli Usa entrambe sono organizzazioni terroristiche, ritenute pericolose. Ma le classifiche di buoni e cattivi in guerra e in politica variano assieme agli interessi in campo. Il ‘rebranding’, versione americana tra lifting e redenzione del jihadista nato in Arabia Saudita ha portato a un suo sostanziale sdoganamento, e colpendo le bandiere nere gli Usa hanno già fatto capire quale potrebbe essere il pegno chiesto allo “Sceicco Conquistatore”: lotta all’Isis, e di conseguenza più dialogante con i maggiori alleati Usa sul suolo siriano, i curdi del Rojava. Con Washington mantiene i suoi un 900 uomini nel Paese, senza mai aver chiesto il permesso a nessuno.

Centcom, assoluzione con stellette

Messaggio ribadito dal comandante del Centcom, titolare delle operazioni Usa per la Siria, generale Michael Erik Kurilla. Poche ore prima della caduta di Assad il presidente eletto Donald Trump aveva invitato Washington a star fuori da un conflitto che, a suo avviso, non avrebbe nulla a cui spartire con gli interessi Usa. Ma la sensazione è che l’attrazione della Siria per gli States sarà, una volta di più, cruciale e legata al ruolo di crocevia dell’importante Paese arabo, soprattutto rispetto alla complessità mediorientali, agli interessi Israele che intanto s’è già preso qualche altri pezzetto di Siria, e alle solo basi russe sul Maditerraneo e Latakya e Tartus.

09/12/2024

da Remocontro

Remocontro

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